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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

"L'avventura di un uomo tranquillo" è il titolo del romanzo di Pietro Calderoni al quale Pasquale Pozzessere si ispira per questo suo film di chiara denuncia al programma di protezione dei testimoni. E Fabrizio Bentivoglio ben si cala nella parte dell'uomo tranquillo, del commerciante dalla vita qualsiasi che un giorno assiste, passando in auto, all'omicidio del giudice Rosario Livatino. Decide di testimoniare alla polizia e la sua vita cambia: assieme alla moglie (Margherita Buy) perderà uno dopo l'altro i diritti del cittadino comune, cambierà continuamente casa per sfuggire alle vendette mafiose, diventerà giorno per giorno più pessimista...Leggi tutto nei confronti dello Stato. E non basterà certo la comprensione dell'ispettore Nardella (Claudio Amendola) a compensare tante ingiustizie. Pozzessere non si occupa affatto delle indagini, della spettacolarizzazione della vicenda, concentrandosi invece sugli stati d'animo del testimone, cercando per una volta di raccontare una storia "vera", non gonfiata dagli eccessi del cinema d'azione. Non si alza quasi mai la voce, nel film, e la storia di Piera Nardi è raccontata con toni placidi, facendo intravedere nella figura del protagonista una sorta di rassegnazione all'inadeguatezza della burocrazia italiana. Registicamente il lavoro di Pozzessere è abbastanza anonimo, e anche la direzione del cast non è delle migliori. Il merito della relativa riuscita è per cui dovuto soprattutto all'innata predisposizione al ruolo di Bentivoglio, attore capace di controllare ammirevolmente i propri mezzi. La Buy e Amendola fanno alternativamente da spalle senza troppo brillare ma senza nemmeno demeritare. Forse c'era bisogno di qualche scossa in più, perché il film spesso si appiattisce troppo.

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Giùan 21/09/11 19:39 - 4559 commenti

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L'opera di Pozzessere ha dalla sua vari meriti, a partire dal recupero di un'idea di cinema civile col valore aggiunto del non (s)cadere nella polemica eccessiva e nel moralismo urlato seppur talvolta necessario: siamo insomma più dalle parti di Rosi che da quelle di Risi (Marco) o di Petri. In questo senso fondamentale è la recitazione "dentro" le righe di Bentivoglio, capace di rendere veritiero e aderente l'incubo kafkiano vissuto dal testimone del delitto Livatino. Dispiace invece la poca sostanza filmica del contorno (cast attoriale e tecnico).

Tomastich 24/09/11 10:38 - 1255 commenti

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Un macigno: sostantivo che può essere utilizzato sia per la lentezza della pellicola in questione sia per sottolineare la pesantezza morale di un film che tratta di tali questioni. La prigionia forzata non è resa in modo eccessivamente retorica e forse questo è uno dei meriti della pellicola.

Nicola81 13/03/15 22:55 - 2857 commenti

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Inizia laddove terminava Il giudice ragazzino, ma poi percorre la strada molto più ripida del prodotto ibrido: thriller senza suspense, poliziesco senza azione, film di mafia senza mafiosi. Ritmo lento e regia al minimo sindacale, ma bravi interpreti e il merito di sottolineare le difficoltà cui si espone chi decide di collaborare con la giustizia e di sollevare un pesante interrogativo: vale davvero la pena rischiare la vita per questo Stato? Ai posteri l'ardua sentenza...

Saintgifts 20/05/16 15:19 - 4098 commenti

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Il protagonista alla fine si domanda come si sarebbe sentito se non si fosse messo a disposizione della polizia-giustizia-Stato, per testimoniare sul delitto del giudice Livatino. Tacitare la propria coscienza o non mettere a rischio tutta la propria vita e la propria famiglia? Questo ciò che il film fa emergere, evidenziando quanto siano (o fossero) elefantiache e complesse le strutture burocratiche (ma non solo) dello Stato Italia. Nessuna spettacolarizzazione quindi, l'unico momento di suspense lo si vive nel bagno della polizia in Germania.

Paulaster 19/07/18 11:15 - 4415 commenti

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Testimone oculare dell’omicidio Livatino verrà difeso dalla Criminalpol. Film civile che compendia Il giudice ragazzino visto dalla prospettiva di chi era presente all’assassinio. Analisi della protezione di chi denuncia volontariamente, ma anche dell’abbandono da parte dello Stato che ti sfrutta fin quando ne ha bisogno. Bentivoglio riesce a essere vario nell'interpretazione, la Buy non ha dimestichezza col toscano, Amendola sembra fin troppo giovane per il ruolo.
MEMORABILE: L’incontro in bagno con l’omicida; Il monologo sull’essere agenti di commercio.

Alex1988 7/03/19 18:47 - 728 commenti

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Non un capolavoro, certamente, ma neanche troppo disprezzabile. La storia (vera) di Pietro Nava, testimone oculare dell'omicidio del "giudice ragazzino" Rosario Livatino, è ben interpretata da Fabrizio Bentivoglio il quale, complice anche la regia di Pozzessere, ci trasporta in maniera sapiente nell'inquieto stato d'animo del protagonista. Anche Amendola sembra questa volta in parte. Non male.

Rambo90 24/07/20 15:45 - 7696 commenti

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Un riuscito racconto di vita, di una vita sconvolta incredibilmente solo per avere fatto il proprio dovere di cittadino giusto e che crede nella giustizia. Se confezione e regia sono modeste (quasi televisive), a dare una forte scossa è l'interpretazione di Bentivoglio, naturale come sempre e che dona una bella umanità al protagonista. Anche Amendola e la Buy non sono da meno (sebbene in personaggi per loro abbastanza usuali) e la sceneggiatura sa come esporre i fatti senza sensazionalizzarli troppo. Buono.

Giosac70 23/09/21 21:33 - 33 commenti

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Dramma in cui il regista racconta la vita di Pietro Nava, uomo privo di eccezionalità, onesto, con un senso civico, rispettoso di sé e gli altri, che ama la sua famiglia e il suo lavoro, super testimone del delitto mafioso di Rosario Livatino: insomma, siamo al confine tra onestà e normalità. Eccellente interpretazione di Bentivoglio - a livello psicologico - nell'indossare un ruolo tanto delicato. Sceneggiatura e cast di attori ottimi. Di esempio sicuramente, con una moralità naturale necessaria per la nostra società.

Pessoa 21/06/22 18:20 - 2476 commenti

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Un film dal forte impegno civile che purtroppo non ci dice nulla di nuovo. Le colpevoli omissioni dello Stato nel proteggere chi si impegna contro la criminalità (non solo testimoni, ma anche poliziotti e magistrati) purtroppo hanno riempito le cronache (spesso nere) molto prima della pellicola. Il tarantino Pozzessere mostra comunque grande sensibilità nel trattare la materia coadiuvato da un trio di bravi protagonisti che hanno la faccia giusta al posto giusto. Qualche sbavatura sul lato tecnico, ma il film rimane un'importante documento di denuncia che vale la pena di vedere.

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  • Discussione Samuel1979 • 20/12/15 10:19
    Addetto riparazione hardware - 4187 interventi
    Nel cast c'è anche Biagio Pelligra (lo si vede a destra), nelle vesti un membro della sez.omicidi