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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Tanto incisiva, destabilizzante, personale si era rivelata l'elaborazione del lutto nella STANZA DEL FIGLIO quanto blando e molto meno interessante il rapporto col dolore "inverso" in MIA MADRE. Moretti sposta il fuoco da lui stesso a Margherita Buy riservando per sé un ruolo di secondo piano, soprattutto dal punto di vista della capacità di spostare gli equilibri psicologici in famiglia: ascolta, suggerisce, non si altera mai, asseconda... mentre il personaggio attorno al quale ruota l'intero film è quello di sua sorella (Margherita Buy), nella vita regista irrequieta ma comprensiva, figlia e a sua volta madre dal carattere sfumato,...Leggi tutto figura complessa in cui la Buy si ritrova a memoria offrendo il meglio di sé. Se il film ha un suo spessore incontestabile lo deve a lei, che per quanto non troppo credibile mentre sul set istruisce gli attori o discute coi suoi collaboratori, sa esplicitare con esemplare profondità il disorientamento costante dal quale sembra non riuscire ad affrancarsi. L'arrivo in Italia della bizzarra star del suo film porta poi in scena un John Turturro guascone al punto giusto: a lui sono affidate le pochissime fasi divertenti quando non ricorda la parte, fatica con la pronuncia italiana, manda a quel paese regista e copione (il suo traduttore istantaneo ripete frasi che anche in inglese capirebbe chiunque, gag ripetuta ed efficace); non è però sufficiente tanta prosaica vitalità a spostare di molto la sensazione della protagonista di appartenere a un mondo lavorativo col quale il distacco si fa ogni giorno maggiore. La malattia della madre (nulla di memorabile nella prova della Lazzarini) la porterà a riflettere più di quanto avesse probabilmente fatto in precedenza, senza tuttavia mai farle accettare fino in fondo un decorso ospedaliero che a suo fratello appare invece chiaro fin da subito. Se in positivo colpisce la maturità con cui i personaggi si pongono di fronte a una fase difficile della loro vita, in negativo risaltano l'ordinarietà delle situazioni, il non saper emergere con decisione da un copione avaro di idee, che si limita a osservare lasciando alla regia l'ingrato compito di sostenere in qualche modo un film che, scritto com'è, persino Michael Bay faticherebbe a movimentare. Galleggiando tra onirismo a buon mercato e sorprendente incapacità di lasciare il segno anche in quelle che avrebbero potuto essere scene chiave (il pianto della figlia), Moretti finisce coll'evidenziare i limiti tecnici fino ad oggi mascherati dalla grande personalità del suo cinema. Senza più il divertimento garantito dal suo approccio unico all'ironia e all'umorismo, senza la forza di un soggetto che possa conferire unicità peculiare al suo lavoro, Moretti si trova prigioniero di un dramma familiare in cui la descrizione volutamente “apatica” della routine non risulta più un valore aggiunto ma un ribadire quella piattezza cronica che già il ritmo da sonno profondo mette in luce. Fortunatamente per lui, agli autori di chiara fama vengono concesse attenuanti e letture multiple che in film così intimisti sono quasi sempre destinate a tramutarsi in acclamazione.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/04/15 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/04/15
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124c 20/04/15 16:39 - 2918 commenti

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Film sulla malattia della madre di una regista italiana dove, fin dalle prime battute, si respira a pieni polmoni un'aria funerea. Certo, ci sono gli intervalli, un po' comici e un po' seri, di John Turturro (attore americano che si trova benissimo con Moretti), ma più che il set cinematografico si frequentano le sale ospedaliere, con il regista che si ritaglia il ruolo del fratello della protagonista. La Buy, richiamata dopo il film sul papa con Michel Piccoli, si riconferma una perfetta nevrotica. Ottima anche l'attrice che fa sua madre.
MEMORABILE: Il personaggio di Moretti: ingegnere sessantenne che lascia il lavoro per ragioni sue e per stare accanto alla madre.

Cotola 18/04/15 00:02 - 9043 commenti

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Moretti affronta uno dei momenti apicali nella vita di ciascun essere umano. Lo fa con grande partecipazione (seppure attraverso un alter ego) e con grande pudore e misura, senza mai speculare sui sentimenti delle persone e su un dolore per un evento di portata universale. Anzi sa anche intervallare il dolore e la commozione con momenti leggeri ed arguti in cui ci parla di cinema. E stupisce anche una certa franchezza che forse è anche autocritica e che qui lo ha reso meno narcisista. Splendida la prova della Lazzarini. Il miglior Moretti degli ultimi anni, anche per chi non ama il regista.

Xabaras 23/04/15 22:33 - 210 commenti

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Moretti gira sostanzialmente un ripetitivo dramma ospedaliero che, sebbene raccontato con pudicizia e modestia, non riesce a convincere e a commuovere come dovrebbe. Ci si sarebbe aspettati inoltre un maggior coinvolgimento politico nella descrizione della vita sul set del film ambientato durante l'occupazione di una fabbrica: il regista lascia da parte la possibilità di raccontare qualcosa sulla situazione generale dell'attuale classe operaia italiana e preferisce cercare di costruire un discorso astratto sui modi e sulle finalità del Cinema.

Gabrius79 18/04/15 00:31 - 1427 commenti

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Nanni Moretti (che ritaglia per sé un ruolo defilato ma godibile) dimostra ancora una volta la sua maturità come regista e dà spazio a una Margherita Buy intensa, lunatica e a tratti divertente specie nelle scene con John Turturro, buffonesco e sopra le righe. In contrasto con le scene divertenti troviamo il vero "leit motiv" del film ossia la lenta e inesorabile fine di una persona anziana per un male incurabile interpretata da una bravissima Giulia Lazzarini, che crea ovviamente smarrimento e rassegnazione in chi le sta intorno. Ottimo.

Lou 18/04/15 00:54 - 1121 commenti

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Prosegue con questo film l'auto-rappresentazione cinematografica delle fasi salienti della vita morettiana, dove la figura della madre, nella sua malattia terminale, è descritta con grande affetto ma anche con una scelta narrativa molto riuscita. Margherita Buy è qui l'alter-ego del regista, di cui riproduce anche i noti atteggiamenti nevrotici, mentre Moretti si ritaglia un ruolo più intimo e delicato, quasi di rispetto nei confronti della figura della amata madre. Un bel film, autentico e riuscito.

Markus 18/04/15 10:47 - 3687 commenti

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Aleggia l’attesa di una morte annunciata - quindi scontata - per tutto il film, ma soprattutto di una matassa da sbrogliare in una vicenda che in conclusione racconta sì un dramma familiare comune a tutti, ma senza apportare nulla di non intuibile che da una mente illuminante come Moretti ci si attende. La pellicola è una sterile carrellata di varie umanità (ben interpretate, ed è questo che salva il film) in cui anche qualche stemperante risata cozza, talvolta, con una vicenda che racconta tutto e niente, tragicamente, allo stesso tempo.

Kinodrop 20/04/15 18:22 - 2948 commenti

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Ha l'andamento di una commedia in cui l'aspetto drammatico e le riflessioni sulla malattia e la morte restano sullo sfondo. I veri protagonisti sono la Buy nel ruolo di una regista (cinema sul cinema: ancora!?) brava e versatile e un debordante Turturro in una parte fin troppo estranea alla tematica del film. Moretti stesso si ritaglia un (quasi) cameo che poco apporta alla narrazione. Di ben altro livello su questo argomento i film di Sokurov, Almodòvar, Dolan etc, che veramente colpiscono e lacerano. Interessanti le scene di sogno/verità.
MEMORABILE: La flemma soporifera di Moretti; Le troppe gag di Turturro sul set; La lunga scena con lo scooter.

Deepred89 19/04/15 09:59 - 3706 commenti

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Semplicemente il solito piatto e inutile film "intimista" (bella parola) italiano, privo di una vera progressione narrativa, con le canoniche sequenze ospedaliere alternate a scenette comiche con John Turturro che fa (bene) l'idiota. Moretti si vede poco, la Lazzarini non incide mentre la Buy ha come al solito due espressioni: in lacrime e non in lacrime. E infatti a ben vedere di lacrima-movie (con frasette edificanti e ragazzine in lacrime) si tratta, ma in veste fiction Mediaset, tanto incapace di puntare in alto da suscitare quasi simpatia.

Didda23 20/04/15 11:00 - 2426 commenti

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Ciò che colpisce maggiormente non è tanto la povertà della messinscena (Moretti non è mai stato un mostro di tecnica), quanto la mancanza di idee nella sceneggiatura: il ciclico alternarsi di situazioni drammatiche (con protagonista una anonima Lazzarini) e momenti più ironici ed eccessivi (Turturro esageratamente sopra le righe) creano un giochino monotono che ben presto raggiunge il tedio. La Buy fa la Buy (sai che novità...). Un netto passo indietro rispetto al ben più riuscito Habemus Papam. Il Moretti che prediligo (quello di Ecce bombo) era di ben altro livello. Delusione dell'anno.

Rambo90 26/04/15 13:20 - 7697 commenti

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Toccante ed estremamente realistico film di Moretti, che riesce a mettere in scena con tristezza ma anche dolcezza un comune (e per questo ancora più ficcante) rapporto madre-figlia. Non mancano momenti in cui si ride e anche molto, soprattutto grazie a un Turturro spassosamente sopra le righe. Bravissime Buy e Lazzarini, davvero commovente il finale. Con qualche lungaggine, ma davvero notevole.

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Myvincent 28/04/15 07:42 - 3741 commenti

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Moretti coraggiosamente trasferisce il suo mondo descrivendo una donna alle prese con la produzione di un film, mentre lui stesso si relega a un ruolo che è l'opposto del suo solito. Ne deriva un'analisi "trasversale" sul tema della morte dei propri cari passando attraverso l'intero universo personale, come è naturale per ognuno di noi. Il risultato è sincero e reale, fuori da ogni logica retorica.

Matalo! 15/05/15 10:15 - 1378 commenti

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Come sempre: convinto sino a un certo punto. Manca il dolore ed è grave. La Buy è sempre perfettamente se stessa, con qualche tocco morettizzante (il discorso sull'attore). Il tema del cinema ricorda Sogni d'oro. Moretti, in veste di fratello (un Apicella in pace la cui non recitazione, maturata, è ormai un classico) e lo strabordante, eccellente Turturro, danno sale nei momenti in cui il film si arena nella ripetitività, si insabbia nel ritornare negli stessi luoghi con qualche variante aggiunta. Piacerà a Cannes, scommettiamo?
MEMORABILE: "L'attore deve stare nel personaggio e accanto al personaggio"; Turturro che ci prova con la Buy.

Macbeth55 25/05/15 00:49 - 34 commenti

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Ennesima narcisistica parentesi autobiografica di Moretti, questa volta focalizzata su un dramma fisiologicamente purtroppo comune a molti. In più un po' di cinema nel cinema, medici spietati ed ereditati da Caro diario (molto più graffiante e polemico) e altre autocitazioni ormai stantìe. La Buy troppo stereotipo di se stessa, Turturro immenso sebbene eccessivo. Moretti però qui fornisce una buona prova di attore, misurato e maturo, paradossalmente addirittura timido. L'ombra della diagnosi monicelliana ritorna sul regista.

Saintgifts 17/06/15 00:09 - 4098 commenti

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Ci sono figure chiave molto azzeccate, alcune poco appariscenti, alcune di primo piano. La figlia di Margherita, Turturro, gli ex allievi della madre del titolo, Moretti stesso... figure alle quali vengono assegnati compiti importanti come rappresentare il dolore in modo credibile, alternare ritmi a rischio di ripetitività, far capire l'importanza di tutte le esistenze, moderare gli eccessi. Colpisce la mediocrità borghese degli ambienti: collaborano a creare l'atmosfera che permea tutto il film, di fattura artigianale. Un Moretti maturo?!

Rebis 12/07/15 13:27 - 2337 commenti

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Da una lato la constatazione di uno stile che si fa sempre più maturo, intimista e pudico, dall'altro l'evidenza di un cinema inesorabilmente ombelicale, anche quando il soggetto dichiara altro da sé. "Io, figlio", allora, e non "Mia madre": l'elaborazione della perdita secondo Moretti, che si dà voce attraverso la successione di personaggi - la Buy naturalmente, in prima linea - mentre il gioco delle relazioni dichiara i suoi conflitti interiori, la sua inadeguatezza, l'antitesi tra senso del dovere e fuga dalla realtà. E la madre? Ah, già… era una grande insegnante di latino (sic!).

Paulaster 29/07/15 15:42 - 4417 commenti

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Se Moretti ne La stanza del figlio esplorava il dolore per un lutto improvviso, qui la strada è un lento incedere verso un destino già scritto. Realistica la resa delle chiacchiere ovattate degli ospedali, nei discorsi da non far sentire al malato, nel dare la mano a chi c’è ancora per poco. La conclusione è come un omaggio e questa è l’elaborazione di chi ha maturato la dipartita già dai mesi precedenti. Bravo Turturro, Moretti paterno fa quasi tenerezza, la Buy come regista è poco credibile, la Lazzarini stucchevole.

Galbo 1/08/15 07:00 - 12392 commenti

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Nel secondo film dedicato all'elaborazione del lutto, dopo La stanza del figlio, i toni di Moretti si fanno più pacati. Manca l'impeto rabbioso del primo film che lascia il posto ad una dolorosa rassegnazione probabilmente legata all'età del regista. Se l'impianto della storia sembra adeguato, a non convincere è la caratterizzazione dei personaggi che sembrano incompleti e irrisolti, a partire da quello della protagonista interpretata da una Buy che convince raramente. Più a fuoco il carattere del personaggio di Moretti. Deludente.

Homesick 1/09/15 18:15 - 5737 commenti

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Dopo La stanza del figlio, Moretti torna a confrontarsi con la morte, questa volta nella fase immediatamente precedente il lutto; e lo fa in modo compìto e raccolto facendosi da parte in un sommesso ruolo di appoggio per il dolore, le nevrosi e gli incubi della protagonista Buy. L'autore comunque non smentisce le sue origini nel cinema politico e comico, poiché alla vicenda primaria si agganciano riflessioni contemporanee (il set cinematografico dove si gira un film sui tagli sul lavoro) e le gag in italoamericano di Turturro, sempre impeccabile nelle vesti del pazzoide.
MEMORABILE: Gli incubi della Buy; le uscite di Turturro e la sua infervorata proposta per il film noir.

Schramm 24/09/15 18:51 - 3495 commenti

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Nella chiamata alle autobiografiche armi Moretti manda duplice cartolina: alla propria funzione registica (apicellizzando la Buy) e all’elaborazione luttuosa (per la morte del cinema e, a latere, della madre) già altrimenti rodata. Il due non diventa mai uno, siccome lo sgambettarsi vicendevole delle parti in causa. Non basta il goffo uso di Part a mò di Pubblicità Progresso per farsi funebre né ricorrere alla glicerina per collocare i dovuti accenti drammatici sopra le giuste vocali. A distillare il dramma un Nanni più composto che mai, ma in quanto film sulla Perdita non è idoneo alla leva.

Bruce 26/10/15 11:51 - 1007 commenti

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La malattia e la morte della propria madre. Questo è il soggetto pesantissimo del film di Moretti, fatto dal regista per ricordarla e per esorcizzare la propria recente esperienza (che ci si può legittimamente chiedere se sia giusto e il caso di condividere al cinema, io ne avrei fatto volentieri a meno). Ho trovato piatta e arida la sceneggiatura, completamente fuori luogo e sin fastidiosa la parte e l'interpretazione di Turturro che se aveva lo scopo di alleggerire la visione fallisce in pieno l'obiettivo. Molto deludente.

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Capannelle 15/12/15 23:42 - 4411 commenti

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Alla resa dei conti è un film con diversi difetti e qualche qualità. Atmosfera pesante, un Turturro che alterna gag riuscite a momenti pacchiani da fiction, poco respiro da grande cinema ma anche un sottile filo di umanità e un bel finale. La Buy viene spinta a rifugiarsi nella sua classica nevrosi ma concediamole un buon impegno e una prova di una certa maturità. Potrebbe migliorare a una seconda visione.

Samuel1979 8/05/16 12:28 - 547 commenti

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Moretti e il tema del lutto si incontrano nuovamente ma questa volta al vero dolore subentra soprattutto una forte rassegnazione alla morte imminente. Nonostante un tema così serio si ride con gusto grazie a Turturro inaspettato mattatore del film, qui nelle parti di un attore impacciato e smemorato; i suoi scontri verbali con la Buy sono i momenti più riusciti.

Decimamusa 14/04/16 15:26 - 102 commenti

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I principali ingredienti narrativi - la malattia e la morte come catarsi (per altri), il cinema come "mestiere", l'insegnamento come missione - non sono particolarmente originali. Ma una sceneggiatura ricca di sfumature, attenta allo scavo e al dettaglio sa sublimarli, a confermare il credo di un cinema che valorizza - che è - volto e parola. Straordinaria Margherita Buy (che tende un po' a ripetere il personaggio che meglio le si addice: istintiva e malinconica, nevrotica e dissipata), bravi gli altri. E, su tutte, indimenticabile la scena finale.

Lythops 17/04/16 18:16 - 1019 commenti

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Un'opera dove ogni cosa è precaria e si fa di tutto per farlo notare: precario è il film che viene girato, le idee della regista interpretata dalla Buy che fa vedere troppo di essere "brava", la vita della madre e il ruolo o la recitazione di tutti i personaggi, i rapporti tra le persone. In questo modo si ha un lavoro privo di un reale centro e la visione risulta stancante nonostante le musiche di Arvo Pärt, autore che suggerisce la meditazione per eccellenza e qui, per questo, è fuori luogo. Cerebrale.

Nando 18/04/16 10:29 - 3814 commenti

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Un'altra pellicola intimista per Moretti che narra i lunghi disagi per l'assistenza a un genitore malato. Veritiero e realistico, con una forte carica emotiva e uno sviluppo narrativo che si avvale dell'ironia cialtronesca di Turturro. Splendida la Buy, appropriata la Lazzarini e stavolta più in disparte un morigerato Moretti.

Nancy 15/07/16 21:40 - 774 commenti

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Moretti ritorna sul tema del lutto familiare dopo il bel La stanza del figlio per andare alla scoperta del suo femminino. Unico spunto interessante è qui infatti il rapporto con il femminile (la Buy che fa la Buy ma fa anche Moretti), con il materno, in una storia banale che "sarebbe potuta accadere a ognuno". Qui sta il senso del cinema di Nanni Moretti, per quanto personalmente lo ritenga un poco limitato in alcune sue declinazioni (e questo ne è un esempio). La messa in scena purtroppo è piuttosto arida e non rende l'intensità della recitazione.

Max32 25/08/16 01:52 - 1 commenti

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Un film intenso e sincero, che rifugge da manierismi e sentimentalismi. È una riflessione profonda sulla morte e sui suoi effetti sulla vita quotidiana di ogni giorno. È anche ricco di spunti sulla situazione sociale ed economica del paese, ma sono trattati in seno alla storia principale. Bravi gli attori (specialmente Buy e Lazzarini) e divertente (anche se non mi ha fatto molto ridere) John Turturro.

Giùan 18/10/16 11:07 - 4559 commenti

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Da ex morettiano militante comprendo (senza giustificarle) le critiche asperrime, formulate in nome d'una "vedovanza" della ormai "fu" iconoclastia morettiana (di cui la parte adolescenziale di mè sente per primo la mancanza). Mia madre è un film dalle fondamenta sincere, un lavoro adulto di messa in discussione del proprio tracotante Sè e conseguentemente del proprio modo di fare cinema. Un tentativo ozuiano che palpita (con accenti a volte troppo testamentari) delle sue stesse indecisioni e contraddizioni (l'incapacità di concedere di più agli attori).

Fauno 19/12/16 17:35 - 2212 commenti

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Molto lontano dal capolavoro, ma per lo meno guardabile e scorrevole; altro non è che la cronaca di una vita di tutti i giorni (l'ammalamento dei genitori purtroppo è molto frequente a manifestarsi, anche se non ci va di mezzo una regista). Mi ha fatto sbudellare Turturro quando si incavola e smadonna in un italiano approssimativo e non mi è dispiaciuto Nanni, che già per la seconda volta che non vedo dar di matto. La madre mi ha relativamente intenerito e non ci sono frasi che mi abbiano scosso particolarmente. Diciamo che mi sono preso una pausa dal mio duro lavoro di cinefilo.
MEMORABILE: La scena col rappresentante di una compagnia di energia elettrica.

Ryo 17/06/18 12:27 - 2169 commenti

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Ennesima opera biografica del regista, in cui stavolta lascia l'interpretazione del suo alter ego alla sempreverde Margherita Buy. Il film alterna le scene di lavorazione di un film in cui un eccentrico attore statunitense (interpretato da un goliardico Turturro) crea difficoltà sul set, rappresentandone la parte "comica" del film. Mentre di contro abbiamo la pesante, drammatica e cruda vicenda relativi all'ultimo periodo della madre della regista. Un film alquanto lontano dai precedenti film del regista. Tenero.
MEMORABILE: Turturro che si infuria perché non vede la strada mentre guida.

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Daniela 27/08/21 12:18 - 12662 commenti

I gusti di Daniela

Tanto commovente era risultata l'elaborazione del lutto per la morte del figlio, tanto posticcio risulta lo smarrimento in questa attesa della morte della madre. Moretti delega il ruolo protagonista a Buy, riservandosi una parte di fianco in cui recita mestamente se stesso, ma l'attrice non è convincente come regista impegnata sull'orlo di una crisi di nervi e questo toglie credibilità al suo dibattersi tra impegno professionale e affetto filiale. Paradossalmente, più efficace appare proprio lo spaesato Turturro a cui si devono i pochi lampi in un film spento, avaro di emozioni.

Enzus79 11/09/23 22:30 - 2895 commenti

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Una regista non riesce ad accudire la madre malata come vorrebbe, a differenza di suo fratello che ha lasciato il lavoro. Dramma abbastanza toccante nel quale non viene analizzato solo il lato personale della protagonista ma anche quello lavorativo, e nessuno dei due rende inefficace o noioso l'altro. Il personaggio di John Turturro è ben delineato e mai banale.
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  • Discussione Matalo! • 26/09/15 23:22
    Call center Davinotti - 614 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    Matalo! ebbe a dire:
    Non riesco a dare una monopalla perchè non è mica un Polselli

    però il monopalla credo possa benissimo esulare da criteri strettamente tecnici, ed essere giustificato su fronti altri che non siano la povertà di mezzi, che anzi talvolta hanno dato/danno vita a prodotti talmente surreali e spassosi e fuori da ogni codice che ho per l'appunto finito col pentapallinare (vedi chessò scotese o proia o lo stesso polselli). in tal senso il monopalla è subordinato all'inefficacia del film rispetto a quel che è convocato a fare: emozionarmi, suscitarmi impressioni, pensieri. c'è riuscito poco o punto per una maldestra gestione, a mio avviso, delle forze in campo.



    Mah non è certo così scadente da meritare una palla. Certo, hai ragione tu; non basta essere dei cani per avere una monopalla. Film con le migliori intenzioni e maggiori budget crollano peggio di u film da serie z. Però se non incenso Moretti (tranne qualche titolo siamo sul sopravvalutato) non riesco a scendere al minimo del 2 e 1/2
  • Discussione Matalo! • 26/09/15 23:44
    Call center Davinotti - 614 interventi
    Fauno ebbe a dire:
    Purtroppo sarà Polselli a non essere Moretti, perchè, se è così che la intendi, schifo come Nanni Moretti non fa proprio nessuno.

    I GUSTI ALTRUI VANNO RISPETTATI. Figurati che io ci sono arrivato per pura curiosità su questa discussione, perchè amo talmente tanto Nanni Moretti che non sapevo neppure che questo film fosse suo.

    Ma visto che quando vedo un film pessimo non vado a tirar fuori altri registi che magari a qualcuno piacciono, non mi pentirò mai di aver detto quanto sopra.

    Spero solo la prossima volta di avere con te una discussione su UN FILM e non su un regista. Ciao Matalo!. FAUNO.


    Ok, va bene. Mi spiace mi sia scappato il nome tanto "pericoloso". Faccio notare che rispettare i gusti non significa impedirsi di esprimere le proprie opinioni. Per me se devo citare il grado zero faccio il nome di PXXXXXXi. (omissis). E' un mio pensiero, democraticamente espresso in una discussione. Sono i miei gusti. Credo possa avere il diritto di fare paragoni del genere. Non ho chiamato in causa il signor Fauno. Altrimenti passiamo dal rispetto all'anestesia delle opinioni
  • Discussione Zender • 27/09/15 09:33
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Sì Matalo, ma si può benissimo parlare male di un film senza citare gente che non c'entra nulla, altrimenti cominciamo a dire questo non fa schifo come questo o quell'altro e apriamo tutta una serie di stucchevoli paragoni che non han senso, cominciando ad aprire discussioni sul film di cui si parla che col film inrealtà c'entrano meno di zero.
  • Discussione Matalo! • 27/09/15 12:24
    Call center Davinotti - 614 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sì Matalo, ma si può benissimo parlare male di un film senza citare gente che non c'entra nulla, altrimenti cominciamo a dire questo non fa schifo come questo o quell'altro e apriamo tutta una serie di stucchevoli paragoni che non han senso, cominciando ad aprire discussioni sul film di cui si parla che col film inrealtà c'entrano meno di zero.
    Non posso che adeguarmi.
    I gusti personali sono indiscutibili. Hanno il dono di non essere correggibili se non dal diretto interessato. Altro è la critica. Mestiere che non può prescindere da errori e madornalità. Molto più affascinante perché"incerta" e con chimere di oggettività.
    Sia chiaro: nessuna provocazione da parte mia. Solo un esempio di ciò che per me son le vere monopalle. Avrei potuto dire Cashino o Fidani. Fatalità mi esce sempre OMISSIS. In quanto a Fauno sí mi piacerebbe parlare di film con lui. Ma al bar. Faccia a faccia. Senza tutti i filtri che i forum son costretti a usare per evitare fraintendimenti, querele, risse verbali.
  • Discussione Matalo! • 27/09/15 12:31
    Call center Davinotti - 614 interventi
    Pensare che fu proprio Moretti che nel suo primo lungometraggio si ribellava all'omologazione di certa sinistra annunciando che andava a vedersi La lupa mannara di Rino Di Silvestro...
  • Discussione Graf • 27/09/15 13:05
    Fotocopista - 908 interventi
    Massì, Moretti è (é stato?) un regista originale ed interessante del nostro cinema ma non un genio assoluto.
    Per di più appare in fase calante...
    Per rimanere in tema con l'altra discussione, tra i migliori film di Argento e tra i migliori film di Moretti sceglierei sempre quelli di Argento in quanto sa raccontare le sue emozioni ed ossessioni solamente con le immagini...senza chiacchiericci stucchevoli.
    Ultima modifica: 27/09/15 14:12 da Graf
  • Discussione Matalo! • 27/09/15 14:43
    Call center Davinotti - 614 interventi
    Graf ebbe a dire:
    Massì, Moretti è (é stato?) un regista originale ed interessante del nostro cinema ma non un genio assoluto.
    Per di più appare in fase calante...
    Per rimanere in tema con l'altra discussione, tra i migliori film di Argento e tra i migliori film di Moretti sceglierei sempre quelli di Argento in quanto sa raccontare le sue emozioni ed ossessioni solamente con le immagini...senza chiacchiericci stucchevoli.

    Sí...pure troppo a volte secondi me. Una direzione degli attori un minimo decente non andrebbe trascurata. D'altra parte pure Moretti usa questi attori così da buon teatro medio che si avverte in lui quasi una sfiducia nel cinema. Basta ricordare la poco onesta arringa contro Silvestri e Henry pioggia di sangue (un po'alla Allen ma senza lo stesso humor(
  • Discussione B. Legnani • 27/02/16 14:20
    Pianificazione e progetti - 14965 interventi
    E' mancata Monica Samassa (suicidio).

    http://www.msn.com/it-it/notizie/italia/morta-lattrice-monica-samassa-suicidio/ar-BBq3nr4?ocid=spartanntp
  • Discussione Samuel1979 • 1/05/16 11:38
    Addetto riparazione hardware - 4188 interventi
    In una scena si vede Livia (Mancini), leggere un passo di Cicerone "odissent tui neque eos ulla ratione placare posses",
  • Discussione Raremirko • 7/02/17 22:19
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Di certo non il miglior Moretti e, si, indiscutibilmente un gran passo indietro rispetto ad Habemus Papam.
    Il film pare girare a vuoto, per inerzia,non conquistando mai e pochi sono i dialoghi o le scene che colpiscono (buono comunque il litigio Buy-Turturro).

    La Buy pare avere sempre lo stesso stile recitativo in ogni suo film e pure Moretti, che peraltro si vede poco, appare più che recitare.

    Un film troppo personale, (caratteristica che che in passato Moretti ha saputo meglio coniugare con l'intrattenimento).

    Fa rabbia poi vedere che Turtutto è meglio usato negli extra del dvd, che nel film stesso (da non perdere il filmato dove parla dei suoi trascorsi con Scorsese e Cimino, divertendo).

    Sufficiente, ma una delusione.