Sabato sera, domenica mattina - Film (1960)

L'Inghilterra di "Andy Capp and Florrie", delle periferie con le case allineate, tutte uguali, delle casalinghe con il fazzoletto annodato tipicamente sul capo, emerge da questo, che poteva solo essere filmato in bianco nero. I Beatles stanno arrivando e la rabbia giovanile si consuma nei week end, dopo una settimana di lavoro ripetitivo in fabbrica. Arthur (un ottimo Finney) pensa di essere il più furbo, sembra non avere morale, ma nonostante i suoi comportamenti, l'amore dirà la sua. Ottima la direzione, la fotografia e le interpretazioni.

Arthur è un giovane operaio di Nottingham che passa buona parte del tempo libero barcamenandosi tra le due donne con cui ha una relazione: quella più matura è la moglie trascurata di un collega di lavoro mentre quella più giovane mira al matrimonio... Al suo primo lungometraggio, Reisz centra il bersaglio diventando uno dei registi di punta del Free Cinema: merito di un'ambientazione proletaria molto credibile e soprattutto della capacità di restituire l'aria del tempo attraverso il personaggio inquieto del protagonista, interpretato da Finney con perfetta adesione psico-fisica.  

Opera perno del free cinema, diretta da Reisz, prodotta da Richardson ma anche, a testimonianza del suo sincretismo, fotografata e montata (con audace fermezza) da due "vecchie volpi" del cinema inglese come Freddie Francis e Seth Holt. Impalcato sulla vitalità priva di aure ideologiche (il riferimento al comunismo di Arthur del kapò della fabbrica è legato al suo ribellismo) di un Finney dalla loquela e fisicità esondanti, conserva una fragranza mai retorica, una potenza non conciliata. Una individualità esplosiva calata in un panorama ambientale che vorrebbe annientarla, Crudo!

Questo primo lungometraggio del regista cecoslovacco è una delle opere fondamentali del cosiddetto "free cinema" inglese; Iniziano gli anni '60 e Karel Reisz ci fornisce un ritratto della classe operaia inglese del periodo in cui, dopo una settimana passata al lavoro, gli unici svaghi del weekend consistono in bevute al pub, tentativi di stabilire relazioni (più o meno serie) amorose e poco altro. Ottima l'interpretazione di un giovane Albert Finney, ben supportato dal resto del cast. La bella fotografia in bianco e nero è opera del veterano Freddie Francis.

Pellicola che colpisce per come, al netto di un soggetto basico, uguale a mille altri, riesca a trattare la vita del giovane operaio medio inglese dell'epoca in modo spigliato, ritmato, con leggerezza ma senza sconti né assoluzioni tardive, con azzeccati toni dolceamari che non scadono mai nella caricatura né del dramma tout court. L'esempio di come, con un buon comparto tecnico, un cast ben scelto e dialoghi ben scritti, possa sorgere un piccolo cult da una trama totalmente elementare. Ragionando a posteriori, un Ovosodo virato in grigio.

Un uomo inserito in un ingranaggio produttivo senza via di scampo vive le sue contraddizioni mostrando tutta la vitalità che la natura produce liberamente senza filtri. Nottingham, quartiere suburbano operaio, un mondo fatto di caligine, birra scura e in cui si cresce come si può. Grandissimo Albert Finney in un ruolo difficile, ma complessivamente positivo, a cui sa dare totale credibilità. Il bianco e nero restituisce un clima che sembra un vero documento degli umori di allora in Inghilterra.

Sullo sfondo di una Notthingam industriale, polverosa e piena di smog, la vita di un giovane operaio insofferente alla routine e impulsivo, che oscilla tra la passione per la moglie di un collega e l'attrazione per una ragazza più giovane. Un ottimo ritratto di un'epoca di passaggio tra residui e novità, che il regista concentra nell'inquietudine del protagonista che ha coscienza di voler essere se stesso e diverso, interpretato da un perfetto giovane Finney attorniato da valenti coprotagonisti. Un montaggio dinamico di alta professionalità e un evocativo b/n che resta impresso.