Sexmission - Film (1984)

Nel 2044 il pianeta è tornato ginecocratico e matriarcale, e il sogno femminocentrico di Valerie Solanas s’è compiuto. Gli unici due scampati allo sterminio del genoma maschile avranno un bel vedersela col separatismo. E’ un peccato che a tanto di doppia allegoria (del comunismo, del femminismo) corrisponda un clima da telefilm 70’s reso ancor più bolso da fatue tonalità comedy che ne rendono speciosa l’ambiziosa portata teorica. Resta comunque un avveduto tentativo di traduzione filmica dell’estremizzato eterno femminino, oltre che un'interessante curiosità esotica che non sa mai di deja-vu.

Cult assoluto in Polonia, il film è al contempo una divertente commedia futurista e una grottesca satira del femminismo a oltranza, che trova nella sciocca presunzione maschile il suo contraltare. Divertenti i due protagonisti, con uno Stuhr davvero memorabile. Reminiscenze da Il dormiglione di Woody Allen si sposano a una sceneggiatura più diretta e votata alla risata. Finale beffardo.

Interessante ma spesso sbilanciata commistione tra fantascienza distopica e commedia sexy (coi due buffi protagonisti catapultati in un universo di sole donne spesso più o meno svestite), la cui atmosfera claustrofobica rende non immediato, per lo spettatore italiano del nuovo millennio, il rintracciare quegli elementi che hanno reso la pellicola un cult dell'umorismo in patria. Riuscito lo sviluppo degli ultimi minuti, vagamente shyamalaniano, al di là del cattivo gusto della zoomata conclusiva, quasi alla Pannacciò. Buona la regia, che gestisce al meglio un budget non elevatissimo.