Con un tocco finale in stile La casa nera, questo pseudhorror decisamente ironico e dal buon ritmo non può che essere considerato una piacevole sorpresa. Gli attori sono perfetti per i loro ruoli (protagonista, madre, patrigno, vigilante, psicologo) e la pellicola ne giova, soprattutto nei dialoghi e nelle diverse reazioni a situazioni a dir poco inusuali, specialmente nella seconda parte. Mai come in questo caso le ectoapparenze possono ingannare. Nota di merito per Eugene (mitico cacasotto sbarellato. Quando a sorpresa indossa le cuffie, disinteressandosi, è da Oscar). Notevole.
MEMORABILE: L'orso meccanico; Il controllore in pigiama; "Cosa fai se vedi un fantasma?". "Gli do un pugno in faccia"; Scavatappato; Faccia grattugiata.
Simpatica questa commedia giocata tra le mura della casa dove la giovane viene confinata agli arresti domiciliari: un buon espediente narrativo per contenere i costi di produzione. Attori tutti nella parte e ben assortiti: sono loro il pezzo forte di una pellicola che appare indecisa a metà percorso ma poi fa divertire con situazioni grottesche e alcune macchiette convincenti (vedi Eugene).
Dopo un tentativo di rapina finito male, una ragazza viene condannata ad 8 mesi di arresti domiciliari presso la madre, nella cui abitazione succedono però strane cose... Fin dalla prima sequenza, si comprende che il terreno è quello fertile della commedia nera, che qui declina uno dei più frequenti topos horror - casa infestata da anima in pena - ribaltandone la prospettiva. Il ritmo serrato, i frequenti colpi di scena, i personaggi azzeccati garantiscono un divertimento costante per quasi tutta la durata del film, culminante in un finale craveniano di splatterosa efficacia. Godurioso.
MEMORABILE: Certe espressioni materne; Eugene con le cuffie
Black comedy dove da una partenza che punta sul grottesco mirato all’horror ci si incanala in situazioni da thriller con soluzioni omicide. La seconda parte è più ritmata senza dover per forza creare spaventi o pensieri terrorifici, anche se varie forzature narrative (l’accoltellamento al patrigno, gli spostamenti di lei col braccialetto elettronico) denotano più attenzione alla forma. Regia che non brilla per originalità ma prova a variare a seconda dei momenti. Protagonista con qualcosa in più del resto del cast.
Alcuni elementi della storia ricordano altri film del genere, però la qualità complessiva, grazie all'uso della componente ironica, ne fa un horror decisamente sopra la media. C'è una casa "spiritata" entro cui è relegata una ragazzaccia agli arresti domiciliari, ma gli elementi drammatici e il personaggio di Eugene, buffo e dolce (davvero molto ben riuscito), danno uno sviluppo intrigante. Il finale rosa lascia contenti, pur se dopo innumerevoli ammazzamenti.
Dopo un avvio un po' faticoso, il racconto si snoda secondo schemi da commedia tra horror e grottesco, però con una marcia in più rispetto a pellicole dello stesso genere. L'insieme è un po' farraginoso per l'eccesso di situazioni e per i troppi personaggi; tuttavia è interessante per il montaggio attento all'escalation emotiva che culmina nel paradossale e perfino nello splatter, con una coda rasserenante. Attori perfetti nella loro parte (specie la madre, nella sua ambiguità). Godibile e non comune.
MEMORABILE: La labirintica scenografia della casa; La fissa tecnologica del misterioso ospite.
Gustoso thriller/horror neozelandese che non rinuncia a un vasto ma funzionale humour nero. Se all'inizio si pensa di essere di fronte al classico horror con casa infestata in stile L'evocazione, presto le carte in tavola vengono cambiate con astuzia e nei vari colpi di scena ci si rende conto che le maggiori ispirazioni del regista devono esser state il vecchio Bad Ronald e La casa nera, rivisti secondo canoni tutto sommato originali; buono anche il cast, con una protagonista finalmente credibile. Ritmo scorrevole, dialoghi ben studiati.
Bella, notevole ed inaspettata sorpresa neozelandese. Il merito principale è quello di saper mescolare le carte (dei generi e non solo) in modo riuscito e disinvolto e di servire allo spettatore diverse sorprese e colpi di scena ben assestati. Così quella che all'inizio sembra una "normale" ghost-story, diventa qualcosa di diverso e si trasforma in un bel thriller che regala tensione e diversi momenti riusciti. Così i cento minuti (circa) di durata, scorrono via veloci e sembrano volare. Forse non tutti gradiranno gli innesti umoristici che però non disturbano più di tanto. Recuperatelo.
Nera la casa, insidiosa la via, sospeso il suo tempo con qualche aritmia. Johnstone, bricoleur colto da raptus, azzarda la crasi ma domare tre fiere che strattonano in direzioni così opposte gli riesce appena e per miracolo, ed è tutto uno smarrirsi tra sterzate umorali stilistiche di genere, lungaggini inessenziali, una snervante mezzora finale tutta (sotto)multipli fondi che finisce sempre e non finisce mai, e un’irritante ironia leccapiedi. Il film vivacchia di derive aventi ciascuna un proprio perché, la cui somma è un’unica deriva in cui annaspa. Il perché più grosso ce l'ha la mediocrità.
Sgattaiola pimpante tra le intercapedini di Craven e dopo qualche anfratto buio trova la luce: il sospetto del pacco (si veda qualche giro a vuoto iniziale) viene spazzato via dall’alternarsi quasi ritmico di ghost story, film d’assedio e psycho thriller con una strizzatina d’occhio finale a quello splatter che non guasta mai. Congratulazioni al casting (non sbaglia neanche una faccia) e al cast (non sbaglia neanche una espressione). Considerando che anche le punzecchiature umoristiche permeano e non infradiciano, la miscela è proprio riuscita.
Giovane scapestrata ai domiciliari nella vecchia casa con la madre, ma la dimora sembra infestata da una presenza. Pellicola molto particolare, soprattutto perché cambia direzione più volte tramite colpi di scena e due evidenti twist (un po' forzati); inizia come ghost story, poi cambia direzione con elementi tipo La casa nera (ma più accostabili ai più recenti Within e The boy) per poi mostrare il de-palmiano doppio taglio tra psicologia e follia condito perfino da venature di humor nero alla Landis che culminano nella scena splatter finale. Apprezzabile, riesce ad intrattenere.
MEMORABILE: Il buffo poliziotto parapsicologo; L'intrattabile protagonista; La scoperta di Eugene.
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DiscussioneDaniela • 18/11/14 15:15 Gran Burattinaio - 5927 interventi
La locandina mi aveva fatto drizzare le orecchie, ma con un poco di diffidenza - ho visto talmente tante bischerate ultimamente.... però il commento di Puppigallo è un bell'incoraggiamento :o)
DiscussioneBrainiac • 18/11/14 18:45 Call center Davinotti - 1465 interventi
Fra Vigalondo e Craven, proprio una gustosa commedia nera
mah io proprio stecco nel coro. inizialmente mi stava simpatico, poi questa crasi tra ghost story, sospesi nel tempo e la casa nera, vuoi per le derapate continue e le lungaggini inessenziali, vuoi per quell'umorismo mai davvero demenziale e dirompente, ma giusto appena ironico e borotalcato, vuoi per quell'ultima mezzoretta che finisce sempre e non finisce mai, ha iniziato a darmi ai nervi, e in finale a farmi monitorare l'orologio sempre più spesso. derive che hanno un suo perché, ma il perché più grosso sembra averlo la mediocrità, il bricolagismo spicciolo. gradevole eh, ma con un gran mazzo di riserve.
DiscussioneBrainiac • 23/08/15 19:39 Call center Davinotti - 1465 interventi
Oh beh i difetti che citi li ho visti anch'io ma il mio è un problema nei confronti della Commedia tout-court. Non mi fa più ridere nulla. Fior di commedie e serie-tv multipallinate mi causano solo irritazione. In Housebound ho trovato quel tot di genuino della commedia-indie Anni Novanta.