Joe - Film (2013)

Joe è un uomo solitario, con un passato di violenza alle spalle ed un carattere facile all'ira; Gary un ragazzino oppresso da un padre alcolizzato e violento. Il loro incontro cambierà la vita di entrambi... La presenza di Sheridan, l'ambientazione nel Sud dei "poveri bianchi", il tema del rapporto padre-figlio al di là del dato biologico rendono inevitabile il confronto con Mud: il film con Cage risulta però meno interessante di quello, in quanto si avverte maggiormente il peso degli stereotipi e la mancanza di una chiave registica personale. Film dignitoso, ben interpretato, ma di maniera.

Film che si poteva anche intitolare "Joe e Gary", perché non è solo il personaggio di Nicolas Cage in primo piano, ma anche quello del ragazzino co-protagonista. Cage è bravo a dipingere il suo boscaiolo attaccabrighe dal cuore d'oro, un perdente a tutti gli effetti che ha sempre una lattina di birra in mano. Simpatico il cane, mentre le donne sono belle ma solo di contorno. Il padre ubriaco del giovane Gary è ben tratteggiato, specie nelle scene in cui sbotta e mena le mani, ma ciò che conta qui è Nicolas Cage, che fa il sostituto papà.

Personaggi gretti e violenti circondano gli unici due puri di cuore in questo film di David Gordon Green. Impossibile non rilevare i paralleli con un altra pellicola sul rapporto tra adulti e adolescenti, Mud, peraltro sempre interpretato da Tyle Sheridan. Questo è meno efficace dal punto di vista narrativo rispetto al precedente anche se non mancano momenti di forte impatto, specie nel finale e il lavoro di tutti gli attori sia più che buono. Suggestiva la fotografia che sottolinea al meglio la malsana ambientazione.

Scontroso boscaiolo prende in simpatia un ragazzetto vessato da un padre ubriacone, in un percorso che lo porterà a smarcarsene. Effettivamente vi sono molte analogie con Mud, tanto da sembrarne la versione exploitation (il che non è necessariamente un male). Tutto viene portato all'eccesso, con dialoghi sopra le righe, squarci di inaudita violenza e personaggi alquanto bizzarri. Cage si cala con buon cipiglio in un ruolo meno manicheo del solito, ben coadiuvato dal giovane Sheridan (futura star?) e da comprimari indovinati. Good jo(e)b!

Stati Uniti, giorni nostri. In un ambiente rurale, brutto, sporco, cattivo e tanto tanto alcolico Nicolas Cage nel personaggio a lui più congeniale (quello di brutto, sporco e tanto tanto alcolico, ma dal cuore d'oro) aiuta un ragazzo a crescere e non solo. Presenza di qualcosa di alcolico in ogni scena, umanità degradata, sporcizia nelle cose, nei vestiti, nei luoghi, nelle case lo rendono un film decisamente affascinante. Oltre ai nostri due si salvano, bizzarramente, solo gli uomini di colore.

Non è un film facile; alterna momenti piatti a improvvise accelerazioni ma nel complesso funziona. Merito soprattutto della buona caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella del padre del ragazzino (Gary Poulter) che fra l'altro è drammaticamente autobiografica e tragicamente premonitrice. Cage offre una buona prova, non al livello di Via da Las Vegas ma di certo fra le sue migliori, Tye Sheridan per questa interpretazione vincerà il Premio Marcello Mastroianni alla mostra di Venezia.

Un'America rurale e disagiata per questa pellicola lievemente straniante in cui alcool e violenza regnano sovrani. L'immagine di un adolescente desideroso di salvare la propria famiglia dalla furia violenta di un vergognoso padre lancia un segnale quasi ottimista in una miscellanea di brutture. Interessante e ben girato si avvale di un Cage in forma e del giovane ma già convinto Sheridan.

Se Green voleva mostrarci quanto brutta, malsana, violenta è certa provincia americana, allora c'è riuscito molto bene. L'incipit, con l'avvelenamento degli alberi, con attrezzature che sembrano strumenti di tortura, fatto da uomini sballottati su un furgone che sembra più una bara, è fotografato privo di una qualsiasi luce di ottimismo. Tutto il film prosegue su binari sempre più degradati, con personaggi privi di ogni morale, così da far pensare che, per ultima, muoia anche la speranza. Gary (Tye Sheridan) incontra Joe e qualcosa cambierà.

Ho scoperto per caso questa pellicola e ne sono rimasto ben impressionato. Ottimo Cage nel ruolo del rude uomo bianco della provincia sudista americana. Crepuscolari le ambientazioni e i personaggi di contorno. Buona dose di violenza (mai gratuita) e atmosfere dilatate. Alla fine, intorno a tutto questo pessimismo e degrado, riescono a emergere i sentimenti positivi dei due protagonisti...

La storia è ambientata in un sobborgo americano in mezzo al nulla e alla miseria in cui vive tutta una serie di disadattati violenti e alcolisti; tra loro spicca un ragazzino malmenato dal padre che diventerà poi il protetto del protagonista Nicolas Cage. Spiccano la bella fotografia e l'ottima performance di Cage. La trama, seppur interessante a tratti, è un po' prolissa ma comunque ben strutturata. Non male.

Uno di quei film, che se si osservano attentamente i protagonisti, durante la prima parte, più o meno se ne intuirà l'epilogo. Cage è piuttosto bravo nell'interpretare un uomo, che della vita non sa più bene il significato; e in questo coinvolge anche la sua donna, che stoicamente gli resta al fianco. Mentre il padre violento, alcolizzato e senza scrupoli "Tu sei mio amico?" è una figura un po' come tante, nel panorama cinematografico, con figlio, figlia e moglie, che ne subiscono le conseguenze (la figlia, ad esempio, ha perso la parola per un'ottima ragione). Nel complesso, non male.

Joe è uno dei tanti sbandati in cerca di redenzione e simboleggia le tante vite dimenticate nelle province più lontane in cui la quotidianità può essere un inferno. Nulla di particolarmente nuovo, anche se la differenza la fa il modo di raccontare la storia, lontano dal linguaggio cinematografico facile e immediato che gli consente di acquisire un minimo di personalità. Buona la prova di Cage che sorregge il peso del ruolo, riuscendo a mantenere la credibilità necessaria senza grandi sforzi. Poche le figure positive e anche la svolta conclusiva ha un sapore dolceamaro.