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MMJ Davinotti jr
Anno: 1996
Genere: commedia (colore)
Regia: Dino Risi
Note: Remake di "Poveri ma belli" (1956).
APPROFONDIMENTI: Intervista a Gina Rovere
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
E' difficile capire cos'abbia portato Dino Risi a girare questo pessimo pseudoremake di POVERI MA BELLI quarant'anni dopo quello che fu uno dei suoi lavori più semplici e acclamati. Ciò che però ne è uscito è davanti agli occhi di tutti: una commedia giovanile del tutto anacronistica, totalmente assurda e priva di ogni credibilità. Con puntate nel trash più imbarazzante, dialoghi spesso tremendi e tre protagonisti diretti che peggio non si poteva. Anna Falchi, la bella zingara Zorilla, fa innamorare di sé due giovani senza arte né parte (il bruno povero Luca Venantini...Leggi tutto e il biondo ricco Edoardo Scatà) e andrà a vivere con loro in una baracca sulla riva del Tevere. Il rapporto a tre è destinato a prolungarsi e a creare inevitabili attriti, con conseguenti esplosioni d'ira. La palma del peggiore va ahinoi alla bella Falchi, qui davvero ai suoi minimi storici e che si trascina dietro l'altrettanto poco convincente Scatà. L'unico a salvarsi è Luca Venantini, forse perché figlio d'arte (il padre Venantino fa anche una semi comparsata al bar della spiaggia nella parte del dongiovanni in pensione), ma alla fine anche lui si confonde nel grigiore complessivo. Grigiore che contrasta con i colori accesi e vivaci della fotografia, che tenta di avvicinarsi alle atmosfere scanzonate e zingaresche di Kusturica. Ma questa favola per nulla al passo coi tempi è solo un tremendo buco nell'acqua. Peccato per Ciccio lograssia re degli zingari, cinque minuti di partecipazione straordinaria del tutto superflui, e per Carlo Croccolo vecchio gestore gay dell'ufficio collocamento. Sembra quasi una fiction malriuscita...
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Triste conclusione di carriera per il grande Dino Risi che alla fine degli Anni Novanta si cimentò con questa scialba ed inutile commedia giustamente sfortunata al botteghino e maltrattata dalla critica. Poco o nulla da salvare: brutta sceneggiatura con battute fiacche e prevedibili, stile di regia lento e monotono, ambientazione "gitana" che sa di finto e plastificato, interpreti assolutamente desolanti. Triste.
Scadentissimo remake di quello che forse doveva essere Poveri ma belli; purtroppo, nonostante le intenzioni, latitano gli interpreti, la Falchi purtroppo non funziona in alcun modo, la narrazione è raffazzonata e cerca sempre qualcosa che non capita. Deludente, soprattutto se si considera che il regista è un maestro come Dino Risi.
Incomprensibile caduta di tono del grande Risi, che non riesce col proprio mestiere a salvare una scalcinatissima baracca. Il trio di protagonisti non funziona mai in alcun modo, ma la cosa più agghiacciante è pensare che anche un qualsiasi grande attore, in questo contesto, sarebbe stato risucchiato dal trash che regan purtroppo sovrano fin dall'inizio. Da dimenticare.
Tremendo svarione di un Risi con un grande passato e un allora presente sconcertante (tra l'altro farà forse di peggio col successivo Le ragazze di Miss Italia). Tentativo a dir poco fallimentare di replicare i fasti del ben più celebre Poveri ma belli in chiave anni Novanta; adagiandosi su una vicenda poco interessante e interpretata senza nerbo da nomi poco noti (tali resteranno, nonostante nutriti curriculum) tranne la bella Falchi in uno dei suoi ruoli più imbarazzanti. Da dimenticare.
Povero Dino Risi, il suo ultimo lavoro per la sala coincide con il film peggiore della sua lunga e gloriosa carriera, con una Anna Falchi cui viene chiesto di simulare di essere una zingara con risultati altamente deludenti. E anche il ritmo, che nel cinema di Risi era un marchio di fabbrica, è qui soltanto un lontano ricordo. Pure gli attori più scafati (Ingrassia, Rovere...) non brillano.
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