Cosa accadde in Italia nei primi Novanta quando d'improvviso le stragi di Cosa Nostra, gli attentati di matrice mafiosa che avevano insanguinato l'Italia uccidendo anche Falcone e Borsellino, cessarono riportando il Paese all'inquietante calma apparente che le aveva precedute? Quali risultati aveva conseguito la feroce strategia stragista di Totò Riina e dei Corleonesi? Un interrogativo lasciato in sospeso per anni e che lasciava facilmente intuire l'esistenza di una trattativa sotterranea tra lo Stato e la mafia. E' con la collaborazione di pentiti come Gaspare Spatuzza che la riapertura di procedimenti in cui gli imputati erano stati troppo frettolosamente accusati ha ricevuto un nuovo impulso portando...Leggi tutto alla luce inattesi retroscena sulla cosiddetta "trattativa". Lodevole quindi l'iniziativa di Sabina Guzzanti di sottolineare - riproponendoli - interrogatori chiave e di "visualizzare" l'andamento delle indagini in un film che mescola creativamente diverse fonti alternando e fondendo filmati d'epoca con ricostruzioni in studio recitate e "quinte" non nascoste. Virtuosisticamente, grazie all'apporto della tecnologia digitale, si passa da cartelloni riassuntivi - in cui nomi e fotografie si sovrappongono e si spostano seguendo la narrazione - a veri e propri frammenti di un ipotetico film in cui i personaggi in scena interpretano il ruolo di magistrati, mafiosi, pentiti o carabinieri ripetendo "live" stralci di interrogazioni e rivolgendosi spesso direttamente allo spettatore interrompendo così flashback e dialoghi. L'operazione è intrigante (grazie anche all'ottima fotografia di Ciprì), tecnicamente valida e a suo modo originale nell'esasperante ricerca di nuove forme espressive, mentre permane qualche dubbio sulla scelta del materiale selezionato. Serviva ad esempio insistere così a lungo sulla presenza di Mangano ad Arcore (il ruolo di quest'ultimo è ormai noto a chiunque abbia un po' di dimestichezza col tema)? Buono invece il lavoro sulla famiglia Ciancimino (padre e figlio), pur con qualche concessione al macchiettismo eccessiva (difetto riscontrabile in più punti e che abbassa l'impatto realistico del documentario, come quando a impersonare Berlusconi arriva la Guzzanti in persona). Certo non si ha l'impressione che venga detto qualcosa di particolarmente sorprendente o inedito (almeno per chi ha già una certa familiarità con l'argomento) e la cosa si riflette sulla riuscita del prodotto, ma le relazioni intercorse tra i diversi livelli di potere da una parte e dall'altra della barricata valevano sicuramente la pena di essere portate in scena; e la Guzzanti lo fa con l'entusiasmo di chi ha il desiderio di raggiungere una platea vasta magari lontana dal conoscere anche solo l'esistenza della trattativa a cui fa riferimento il titolo. Si snocciolano nomi di rilievo del tempo, dall'ex ministro Mancino a Tinebra, Parisi e Castelli, con qualche intervista attuale a spezzare ulteriormente la linearità del montaggio. Ma è un espediente che qui non infastidisce; al contrario incuriosisce per la palese artificiosità di molti sfondi, con la cinepresa che arretra passando ad inquadrare la troupe o gli allestimenti scenografici per poi rituffarsi nei filmati d'epoca passati su un telone della sala. Qualcuno potrà trovare il tutto frivolo o fuori luogo, non necessario, ma solleticare il vezzo cinefilo dello spettatore attraverso una simile quantità di "trucchi" in scena male non fa, e marca la differenza tra film e semplice documentario: qui si ragiona anche sulle potenzialità del mezzo cinematografico, mentre si ricostruisce l'intricata fase storica.
Il cinema di denuncia della Guzzanti continua con questa pellicola che cerca di svelare il "mistero" della cessazione del periodo stragista nei primi Anni ’90. Tralasciando l’intento apprezzabile dell’operazione, mi ha lasciato perplesso la rapida combinazione tra immagini di repertorio, confessioni ricostruite e scenette comico/grottesche che sì, sottolineano dimestichezza con l’arte del saper fare cinema ma che, almeno per quanto mi riguarda, mi hanno fatto uscire dalla sala quasi frastornato e con gli stessi dubbi che avevo all'entrata.
L'operazione della Guzzanti è interessante non solo per la tematica trattata, ovvero "la trattativa" fra i poteri dello stato e Cosa nostra per porre fine alla stragismo, ma soprattutto per la tecnica cinematografica esaltata dalla strabiliante fotografia di Ciprì. Buona la ricostruzione in forma di docu-fiction e sentita la prova attoriale, anche se in qualche caso si eccede nella caricatura (soprattutto in Ciancimino Jr.). Avrei preferito che si evitasse la parte Berlusconi-Mangano a favore di retroscena meno conosciuti.
A metà tra opera di finzione e reportage giornalistico, è un film ben fatto, e meritorio nel far comprendete con puntualità cronachista fatti noti ma ben riassunti e ampiamente documentati. La Guzzanti conosce bene la materia e qui dimostra di conoscere pienamente anche il mezzo cinematografico, adottando scelte stilistiche vincenti. Il film si segue con interesse dall'inizio alla fine, senza apparenti cesure tra le parti recitate e quelle reali, grazie anche ad un buon gruppo di attori e all'ottima fotografia di Daniele Ciprì.
Niente da dire sull'opera che più chiara e nitida di così non potrebbe essere. Fantastico! 20 anni della nostra storia buttati nel WC e vissuti di pure illusioni. Tutte le prove di collusione Stato-Mafia son state cancellate, ciò che si poteva e doveva fare non si è fatto e il futuro... eccolo qua! La situazione ultrapenosa dei giorni nostri. La domanda più ovvia è: se fra altri 20 anni ci saremo ancora, chi saranno i prossimi per i quali dar di stomaco? Magari noi stessi, che ci saremo illusi ancora?
MEMORABILE: La registrazione "cancellata" di Ilardo; Arnaldo La Barbera (Do you remember Diaz?); Le risposte ironiche di Ciancimino senior.
Per chi volesse sapere cosa è la "trattativa" di cui spesso si parla e al contempo ottenere un riassunto compendioso sul potere della criminalità organizzata e il suo insediarsi nel tessuto politico-istituzionale, questa docu-fiction della Guzzanti offre una narrazione chiara lineare e molto fluida; con un pizzico di ironia e una deliziosa grafica a contornare il tutto, questo film riesce nell'intento: informare, ricordare e ovviamente stupire. Davvero piacevole e ben interpretato da tutti gli attori del cast.
Film sulla presunta trattativa avvenuta tra Stato italiano e Cosa nostra negli anni '90. La Guzzanti non convince mai del tutto, sempre in bilico tra cinema, teatro e documentario, senza prendere una strada precisa. E come al solito non rinuncia all'imitazione di Berlusconi, che francamente ha davvero stufato. Comunque la pellicola qua e là offre qualche momento veramente esilarante e scorretto: su tutti Ciancimino senior vs Ciancimino junior e il rapporto tra il colonnello Riccio e il confidente Ilardo.
Che la trattativa ci fu è dato storico ormai acclarato: quali furono le tappe della perniciosa compenetrazione tra organi, invece, rimane ancora parzialmente oggetto di presupposizione. Guzzanti salta abilmente a piè pari la fase del dubbio, facendo sfilare uno dietro l'altro volti e nomi, enfatizzando i marchiani errori compiuti (probabilmente volontariamente) nella caccia ai colpevoli delle stragi di mafia e intervallando la ricostruzione documentaristica con scene recitate e scambi verbali ricostruiti a latere: non un ibrido ideale. Medio.
La trattativa stato-mafia viene raccontata in forma di docu-fuction dalla Guzzanti, che assieme a una serie di attori e lavoratori del mondo dello spettacolo mette in scena siparietti interessanti e ben spiegati. Nonostante non ci sia una base processuale solida sulla quale basarsi, il film riesce a essere lineare nel racconto, anche se alcune cose vengono lasciate troppo in sospeso e dimenticate nel corso dell'opera. Da vedere per farsi un'idea sulla situazione politica e sociale italiana negli anni delle stragi.
Ottimo lavoro meritevole di dare organicità a filoni di inchiesta già noti ma di solito affrontati separatamente, con il valore aggiunto di un'inedita costruzione narrativa all'insegna di un plurilinguismo stilistico (interviste reali, materiale di repertorio, frammenti ricostruzione con attori ben in parte) in cui la Guzzanti dimostra finalmente di essere anche una vera regista; peccato che non sappia resistere alla tentazione (come già in Draquila) di tornare a vestire i panni di Berlusconi, perché nella valida commistione di registri quello faceto non trova innesto felice.
MEMORABILE: Il covo di Provenzano scoperto eppure lasciato indisturbato ancora per anni.
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