Il servo ungherese - Film (2004)

Eccola qua, la Memoria a (ab)uso e consumo della fiction, gioiello di Shoah filmica da far rimpiangere un qualsivoglia Castellano & Pipolo. Tralasciando i muri di finta pietra, non si può soprassedere sulla ridicola pretestuosità manicheista ammantata. Pittori, cantanti, musicisti: in tutto ciò gli ebrei son maestri; non ultimo il servo del film: poeta, letterato, critico d'arte che si lancia in auree lezioni catechizzanti l'abbietto animo umano del terzo Reich. Cattedratico, comico, sciocco, un assurdo roboante, un saccente comizio d'arte.

Un mistero come una sceneggiatura così bella e pregna di arte sia tradotta in immagini con un format televisivo di secondo livello. Pareti di cartapesta che non farebbero bella figura neppure a teatro (nelle scene a tavola riprese perfino in campo largo), assenza di silenzi e spiegoni senza fine. Un vero peccato, perché gli attori recitano e la storia è coinvolgente. Licenza poetica o scenografi da dimenticare? Opto per la seconda. Non manca neppure la giraffa ripresa in scena. Ritentate, sarete più fortunati.