L'ultimo appello - Film (1996)

L'ultimo appello
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The chamber
Anno: 1996
Genere: drammatico (colore)
Note: Da un romanzo di John Grisham.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ormai inflazionato, il fenomeno Grisham sta esaurendo le cartucce. L'ennesima trasposizione cinematografica dell'ennesimo best-seller dello scrittore americano è l'esatta fotocopia dei precedenti. Già la presenza di Gene Hackman nel cast faceva presagire il peggio (non certo per l'inettitudine dell’attore, al contrario sempre molto professionale, quanto per il suo persistere nelle produzioni spudoratamente commerciali e meno ispirate dalla fabbrica hollywoodiana). L’aver scelto poi come protagonista Chris O'Donnell, sorta di Tom Cruise "economico" ma molto meno espressivo, è la conferma di un film dalle ambizioni basse. La presunta critica verso la pena di morte ancora in vigore in alcuni stati...Leggi tutto d'America è non solo blanda ma decisamente inferiore persino a quella portata da alcuni film TV girati sull'argomento. Non c'è tensione e suggerirla solo attraverso una martellante colonna sonora (azzeccata comunque in alcuni originali scambi tra basso e batteria) è espediente ridicolo. I colloqui tra carcerato e avvocato sono quanto di più riciclato si possa immaginare (dal SILENZIO DEGLI INNOCENTI al recente ALCATRAZ - L’ISOLA DELL’INGIUSTIZIA esiste un florilegio di produzioni minori improntate a questo particolare rapporto psicologico), la sceneggiatura è un coacervo di luoghi comuni sparati in sequenza senza soluzione di continuità, i personaggi di contorno hanno la consistenza del gas a cui Gene Hackman pare debba essere condannato, i protagonisti certo non brillano e nemmeno la regia di Foley può aiutare se si limita a qualche carrellata d'effetto. C'è un solo momento (di crudeltà visiva allucinante) da salvare nell'intero film ed è l'immagine della prima esplosione, improvvisa e devastante: gli spettatori più impressionabili rischiano le coronarie! Di insolito c'è invece un curioso tentativo di portare alla luce fin quasi a umanizzarla la piaga del razzismo antisemita di marca sudista: il millenario problema delle sette (prima fra tutte il famigerato Ku Klux Klan) esplode in tutta la sua virulenza attraverso gli occhi spiritati e intelligenti del vecchio Gene Hackman, razzista mai pentito che cerca di offendere l’apparente buon senso del nipote avvocato (Chris O'Donnell). In definitiva un film superficiale e superfluo, un po’ da fondo di magazzino...

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Ciavazzaro 23/01/09 16:36 - 4768 commenti

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Insomma. C'e una morale abbastanza scontata. Tra gli attori, oltre al protagonista Hackman e al giovane Chris O' Donnell, cito la radiosa Faye Dunaway, una vera e propria diva. Ma di altro da vedere c'è ben poco, il finale è abbastanza scontato alla fin fine e il film si perde in vari evitabili punti. C'e di meglio.

Galbo 25/01/09 08:24 - 12372 commenti

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Tratto da un romanzo di John Grisham, autore molto "sfruttato" dal cinema, L'ultimo appello è ambientato nel sud profondamente razzista e retrivo molto caro allo scrittore ma non è tra i migliori esempi di adattamento cinematografico. Sceneggiatura poco avvincente e regia piuttosto impersonale, fanno sì che tra i pochi motivi di visione ci sia l'interpretazione del grande Gene Hackman che da solo (o quasi, c'è anche la Dunaway) riesce a portare in porto il film.

Saintgifts 5/07/12 07:37 - 4098 commenti

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Una cosa il film riesce a trasmettere abbastanza profondamente: l'angoscia che si può provare ad essere condannati a morte e ad aspettare quel giorno relegati nel braccio della morte. Tema già visto e forse anche sfruttato, ma Hackman, nonostante il personaggio mostri una scorza piuttosto dura, riesce lo stesso a far percepire tutto il dramma interiore. Gli altri aspetti sempre inquietanti, sono l'apparato e le formalità che stanno dietro all'esecuzione materiale della condanna: la soppressione determinata e a sangue freddo di un essere umano.

Rambo90 1/09/18 23:04 - 7661 commenti

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Nonostante la fonte letteraria da Grisham si tratta di un dramma che ha poco del thriller, con una trama monotona e molto prevedibile. Il tema sulla giustizia o meno della pena di morte è reso abbastanza bene ma non basta a coinvolgere lo spettatore. Meglio aggrapparsi a Hackman, che fornisce un'altra prova interessante e sentita, mentre O'Donnell se la cava senza infamia e senza lode. Regia corretta ma di routine.

Daniela 7/02/22 19:39 - 12606 commenti

I gusti di Daniela

Ogni film che condanni l'abominio della morte di Stato ha un suo "perché" ma qui c'è poco da salvare, a parte la professionalità di Hackman. Il particolare carattere del condannato, un vecchio razzista incattivito responsabile di un delitto atroce, viene smorzato durante la narrazione (non è colpa sua se è cresciuto in quell'ambiente, non voleva uccidere, era solo un complice di altri più cattivi di lui) affievolendo quello che doveva essere il messaggio, ossia l'atrocità della pena di morte a prescindere di chi la subisce, relegando il film nell'ambito del banale più ricattatorio.

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  • Curiosità Ciavazzaro • 19/10/09 09:40
    Scrivano - 5591 interventi
    Ron Howard doveva inizialmente dirigere il film
    ma evitò per dirigere Ransom.

    Fonte:Imdb
  • Curiosità Ciavazzaro • 23/11/09 09:47
    Scrivano - 5591 interventi
    Brad Pitt doveva essere il protagonista,ma lasciò la produzione quando Ron Howard si ritirò dal progetto.

    Fonte:Imdb