Gli amori di una bionda - Film (1965)

Gli amori di una bionda
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Titolo originale: Lásky jedné plavovlásky
Anno: 1965
Genere: commedia (bianco e nero)

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/09/14 DAL BENEMERITO GIùAN
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Giùan 5/09/14 12:07 - 4559 commenti

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L'esistenza tutta convitto e calzaturificio dell'operaia Andula sembra conoscere una scossa quando incontra il musicista Milda. Commedia teneramente sferzante di Forman il quale, con uno stile che ricorda gli esordi di Ferreri, smonta con piana implacabilità la deprimente provincia ceca prima (il convitto, la fabbrica, il ballo coi militari della riserva) e i sogni di sfuggirla dei due giovani poi (le bugie di Milda, il viaggio frustrato di Andula a casa di lui, ancora sotto l'ala chioccia di mamma e papà). A lenta combustione e di stratificata freschezza.
MEMORABILE: La lunga scena della seduzione tra i due ragazzi, con lei combattuta se concedersi o meno; L'accoglienza dei genitori di lui; Milda nel letto coi genitori.

Deepred89 26/09/15 14:10 - 3706 commenti

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Forma quasi nouvelle vague e contenuti neorealisticheggianti (scelta involontaria o critica mirata?) per una piccola, mite e amarognola commedia di formazione dalla quale traspare pienamente il valore prossimo allo zero della donna nell'est europeo dell'epoca, dal mito (ironizzato) della devozione al marito alle scene di seduzione che paiono il prologo di uno stupro. Tanto che quando nella versione italiana si ode "Nessuno mi può giudicare" ci si sente travolti da un'ondata di progressismo. Comunque intrigante e non privo di arguta ironia.

Pigro 13/09/18 09:17 - 9666 commenti

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Sono fragili e ingenue le palpitazioni amorose della ragazza che lascia il paesello dove esiste solo il lavoro e la corte maldestra di uomini maturi per avventurarsi in città, seguendo il sogno di stare con il bel ragazzo, ben più bugiardo dei vecchi marpioni. Ma dietro il racconto sentimentale emerge un’acuta analisi antropologica della provincia ceca (e di tutte le province) e delle relazioni interpersonali, valorizzata da una capacità narrativa poetica struggente, da una sensibilità visiva eccellente e da alcune sequenze straordinarie.

Caesars 27/09/18 09:36 - 3790 commenti

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Questo secondo film (se si escludono tre documentari) diretto da Milos Forman si guadagnò la candidatura all'Oscar come miglior film straniero. Siamo di fronte a una commedia amara, che però riesce a far sorridere in più di un momento, che presenta i vari personaggi in tutte le loro debolezze. Il soggetto è ben strutturato e la pellicola può vantare buone prove attoriali. Bravo Forman, che confermerà nel futuro le buone doti registiche mostrate qui.

Cotola 16/07/19 22:50 - 9043 commenti

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Come già nell'esordio, il regista ceco conferma una grande capacità nel descrivere ambienti e situazioni (la provincia, il lavoro in fabbrica, la ricerca dell'amore), nonché i personaggi (Andula ma non solo). E come nel film precedente c'è, sebbene anche qui si sia in presenza di una commedia (qualche momento divertente c'è), una forte amarezza di fondo, cui si aggiungono lo squallore delle situazioni descritte ed il grigiore degli ambienti. Ci sono anche toni e momenti poetici ed una bellezza visiva ed una cura per le immagini che denota già il talento del grande cineasta.

Daniela 29/08/19 12:21 - 12662 commenti

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Centinaia di operaie e pochi uomini nei paraggi. Il direttore della fabbrica di scarpe, per evitare che prendano il volo, chiede l'intervento dell'esercito ma i riservisti, anziani e sposati, non possono risolvere il problema... Da uno spunto da pochade, Forman dirige uno dei suoi film più belli, un quadro della società cecoslovacca del tempo e più in generale della vita di provincia. Certo l'ironia è sferzante, ma sempre mitigata da una tenerezza che fa affezionare a tutti i personaggi, anche quelli minori, mentre l'amarezza delle lacrime nel finale si stempera nella voglia di sognare ancora.
MEMORABILE: Le titubanze dei tre soldati e la bottiglia recapitata al tavolo sbagliato; In tre dentro il letto, con la coperta troppo stretta

Noodles 26/02/21 16:51 - 2228 commenti

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Film cecoslovacco veramente interessante, metafora della fallace illusione di felicità e libertà che sta dietro la grande città di cui spesso è vittima chi viene dalla provincia. Provincia e città sono spiegate perfettamente in questo gioiellino, che sceglie le situazioni più che i paesaggi per raggiungere lo scopo. Bravissima la protagonista e interessante il suo disilluso personaggio. Dialoghi di una semplicità disarmante ma di incredibile efficacia. E ci sono anche momenti comici sistemati alla perfezione all'interno di un film dietro al quale si nasconde tanta amarezza.

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