Uno degli ultimi film con Williams è una commedia dolceamara su un uomo che scopre di dover morire a breve e cerca di riconciliarsi con la famiglia. Molto divertente all'inizio, quando il protagonista si lancia in sproloqui e invettive contro tutto e tutti; commovente, invece, nella seconda parte, quando i nodi vengono al pettine e i buoni sentimenti tornano a galla. Una pellicola che meritava miglior successo, anche per l'ottima performance dello stesso Williams e dei vari comprimari (tra cui un divertente Jones). Notevole.
Inno alla vita attraverso la malattia e la paura di morire. Nonostante qualche esagerazione di troppo, il film si mantiene su un piano realistico (vedasi il finale) con un Robin Williams ringhioso e intrattabile, in equilibrio da maestro sui binari della commedia (le sue escandescenze con familiari, amici e sconosciuti) e del dramma (la malinconia nella consapevolezza della dipartita); anche toccante e profetico, se si pensa che di lì a poco il grande attore morirà suicida. Seria e professionale la Kunis, pittoresco e amichevole Dinklage.
MEMORABILE: Il videomessaggio al figlio; il venditore balbuziente; Williams sul ponte di Brooklyn; l'incontro con il poliziotto.
Nella migliore delle sue interpretazione recenti, il compianto Robin Williams interpreta un uomo a cui vengono diagnosticati gli ultimi 90 minuti di vita. Film che alterna il registro drammatico a quello brillante, presenta un buon inizio e qualche momento di "stanca" nella parte centrale, per poi riprendersi in un finale decisamente efficace. La sceneggiatura caratterizza bene il personaggio principale, uomo rancoroso e sempre in guerra con il mondo. Buona l'interpretazione del cast e discreto il doppiaggio italiano.
Un'idea ormai esausta dell'annuncio di una morte imminente fa da sfondo a questa modesta commedia, che si affida a una personalità scostante per giustificare la trasformazione di un carattere patologico in una patetica presa di coscienza e relative ovvie conseguenze. E' tutto troppo costruito e letterario per risultare credibile o per suscitare empatia e non vi si scorge neppure un momento di autenticità di fronte a un destino inevitabile e, nel finale, inutilmente procrastinato; lo stesso Williams appare stanco e poco convinto della parte.
Dopo che gli è stato diagnosticato un aneurisma celebrale, un avvocato insiste per sapere quanto gli resta da vivere in modo tanto esasperante da spingere la dottoressa a sparare un tenpo a caso... Remake di un film israeliano, un'opera in bilico tra la commedia a inseguimento - prevalente nella prima parte - e il dramma familiare agrodolce che prelude a un epilogo new age. In un personaggio nelle sue corde, Williams è più godibile come misantropo che come stoico conciliato che impartisce lezioni di saggezza e anche tante banalità. Vedibile e anche godibile abbassando le pretese.
MEMORABILE: "Ho capito che non importano le date. Importa il trattino".
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