Decisamente uno dei migliori film italiani degli anni '90 e tratto da un libro-inchiesta di Stajano, Un eroe borghese tratta la figura di Ambrosoli con molto rispetto e rigore ma (cosa rara) in maniera assolutamente priva di retorica. Il regista Placido lavora su una bella sceneggiatura che disegna il ritratto di un uomo animato da autentica passione civile, splendidamente interpretato da Bentivoglio anche nelle parti più private, trattate con molta sensibilità e delicatezza. Molto bravo anche Antonutti nel ruolo di Sindona.
Decisamente un buon film, in cui risalta l'interpretazione asciutta di Fabrizio Bentivoglio nei panni dell'intransigente avvocato Ambrosoli. Corretta, anche se più ovvia, l'interpretazione di Placido il quale, come regista, sceglie di non ancorare esplicitamente nemmeno con la scenografia la narrazione agli anni 70, confondendo tuttavia lo spettatore che non abbia letto il libro di Stajano. Antonutti perfetto psicologicamente come Sindona, ma fisicamente è identico a Calvi senza baffi (che interpreterà ne I banchieri di Dio).
Giorgio Ambrosoli viene nominato liquidatore della Banca Privata Milanese di Michele Sindona, finanziere con amici potenti (la DC, Andreotti) e clienti pericolosi (la mafia, Gelli). Invece di limitarsi all'ordinario, fà qualcosa di straordinario: il suo dovere. E paga con la vita. L'unico difetto del film è la sintesi di una vicenda complessa, che presuppone una qualche conoscenza dei fatti. Per il resto, è tutto perfetto, dagli attori ai toni, fermi e senza enfasi, che erano anche quelli di Ambrosoli. Dovrebbero farne un catechismo laico.
Film civile che tocca una pagina di storia italiana nel sacrificio di Ambrosoli abbandonato dallo Stato che avrebbe dovuto supportarlo. Bentivoglio si cala nei panni rigorosi e professionali dell'avvocato in maniera perfetta, mentre i comprimari hanno solo somiglianze e poca incisività. Anche il quadro sociale del periodo viene solo accennato e, a parte le vere telefonate, il clima ostile poteva essere spiegato meglio.
Buon film che, oltre il pregio di raccontare la figura dell'avvocato Ambrosoli, eroe borghese, punta il riflettore sul governo italiano dell'epoca e sul partito della Democrazia Cristiana, facendo intuire (piuttosto apertamente) immanicamenti e collusioni criminali. Bentivoglio ha una recitazione molto misurata, ma non scialba; la sceneggiatura evidenzia la piccolezza dei potenti e delle loro macchinazioni attraverso la statura morale dell'avvocato.
Dalla penna di Corrado Stajano la tragica vicenda dell'avvocato Giorgio Ambrosoli (un bravo Fabrizio Bentivoglio), in lotta con i cerchi sovrastrutturali supervisionati dal sinistro e disinvolto criminale Michele Sindona. È storia italiana; che Placido con sensibilità e asciuttezza restituisce tra finzione e documento civile, senza manierismi, guidando sobriamente e puntualmente attori e macchina da presa: precisione narrativa e niente grilli autoriali per la testa (ed è anche buona la sua interpretazione del maresciallo Novembre).
La storia dell'integerrimo Giorgio Ambrosoli e del suo ingrato compito di liquidatore della banca di Sindona. Opera di impegno civile successiva all'epoca d'oro del genere e allo stesso tempo in anticipo di altri vent'anni sul nuovo filone dei misteri d'Italia, è forse l'opera migliore del Placido regista, che realizza un film sobrio e asciutto come il suo protagonista, rifuggendo da qualunque spettacolarizzazione tipica dei film "in costume" (un'Alfetta e una R4 parcheggiate bastano e avanzano) ma forte di una palpabile tensione drammatica.
MEMORABILE: Ovviamente le registrazioni delle autentiche telefonate minatorie utilizzate nel film, con le voci del vero telefonista e del vero Ambrosoli.
Un uomo solo contro Sindona, la mafia, lo Stato stesso. Ecco chi era l'eroe borghese Ambrosoli, ottimamente interpretato da Bentivoglio. Anche Placido, regista, si cuce un ruolo su misura, quello del maresciallo, che diventerà suo amico e braccio destro (faceva le notti, senza obbligo, per sorvegliare la casa). Il resto degli attori, se la cava più che dignitosamente (nota di merito per Laura Betti), agevolato da una regia piuttosto agile, nonostante il ritmo non sia giustamente contemplato. Ma sono proprio gli innumerevoli scambi verbali e gli atteggiamenti dei protagonisti a convincere.
MEMORABILE: Le registrazioni delle telefonate del picciotto; La benedizione, stile Papa, dalla finestra; Il consiglio da "amico" al maresciallo.
Un film ambivalente, un po' tendente al documentaristico, che ha il coraggio di raffigurare la figura di Ambrosoli in rapporto con lo stato che lo abbandona al suo destino ma lo fa anche partendo da premesse troppo ideologiche e schematiche, come quando mette in campo a Milano una polizia di stampo sudamericano. Il cast se la cava discretamente anche nei ruoli secondari, pur se caratterizzato da alcuni cliché e banalità. Nell'immancabile quadro familiare prova sentita e misurata della Betti.
Notevole film di denuncia che, raccontando la storia dell'integerrimo Ambrosoli, coglie l'occasione per effettuare un excursus asciutto e rigoroso sui tanti misteri d'Italia (pre-Ustica e caso Orlandi). Ottimo Bentivoglio nella figura di un uomo solo contro tutti; le allusioni al governo, allo Stato e alla DC (senza far nomi che, comunque, sono intuibili) sono poco velate. Bravi anche Placido e Antonutti. Vale anche più di una visione, per mantenere il ricordo di persone coraggiose come Ambrosoli e Novembre.
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DiscussioneDisorder • 10/09/10 17:17 Call center Davinotti - 380 interventi
Grazie Capanelle,vado alla ricerca della puntata.
Certo che quando parla ,"il Divo" ...a me mette i brividi,quello conosce tutto,ogni risvolto degli ultimi 50 anni di storia italiana...se si potesse carpire quello che c'è dentro quella testa...non oso immaginare
Disorder ebbe a dire: Grazie Capanelle,vado alla ricerca della puntata.
Certo che quando parla ,"il Divo" ...a me mette i brividi,quello conosce tutto,ogni risvolto degli ultimi 50 anni di storia italiana...se si potesse carpire quello che c'è dentro quella testa...non oso immaginare
Incuriosita dal polverone, ho cercato di seguire almeno l'inizio del documentario (che è iniziato alle 23.45); per quello che ho visto io, la frase di Andreotti è stata "tagliata" nell'ambito di un'intervista più ampia, ma a ben vedere si tratta di una battuta che il politico tenta di fare, oramai vecchio e stanco,senza rendersi conto della gravità che traspare.
Direi che fa il paio con Scajola quando definì " rompicoglioni"! il povero Marco Biagi.
Devo essere sincero, faccio fatica a trattenermi dal pensare che la battuta in questione non fosse un messaggio in codice.
Del tipo "non abbiamo cambiato idea, siamo sempre 'amici' vostri".
Mi rendo conto che è dietrologia spicciola, nella quale di solito non indulgo.
Probabilmente è una cosa detta a sproposito da un uomo, peraltro, apparso visibilmente invecchiato (non vedevo Andreotti da un paio d'anni, ha avuto un tracollo).
Capannelle ebbe a dire: Disorder ebbe a dire: Grazie Capanelle,vado alla ricerca della puntata.
Certo che quando parla ,"il Divo" ...a me mette i brividi,quello conosce tutto,ogni risvolto degli ultimi 50 anni di storia italiana...se si potesse carpire quello che c'è dentro quella testa...non oso immaginare
No, no è la gobba che va esaminata.
Se Andreotti fosse un aereo, la sua gobba
sarebbe la scatola nera...
A proposito del discorso "fiction italiana": è in cantiere la realizzazione di un prodotto tratto dal volume "Qualunque cosa succeda" scritto dal figlio dell'Avv.Ambrosoli, Umberto.
Il protagonista maschile sarà Pierfrancesco Favino.
Mah....
Il punto è che non è nemmeno un cattivo interprete: nei panni di Pinelli in Romanzo di una strage è stato bravissimo, è proprio la confezione fiction che non mi convince.
DiscussioneRaremirko • 14/01/19 20:59 Call center Davinotti - 3862 interventi
Buonissimo film di Placido, che farà di molto peggio e qualcosa di meglio.
Impegnato e vero, pieno di figuri falsi e sgradevoli, conta su momenti intensi (le vere telefonate di minaccia, riproposte anche sui titoli di coda) e attoroni di prima categoria (memorabile Antonucci, sgradevole e viscido come non mai nel fare Sindona, bene anche tutti gli altri - misurato Bentivoglio, solenne la Betti -).
Questa è l'Italia che ci portiam dietro da decenni.