The Armstrong lie - Documentario (2013)

Miracolosa ascesa e rovinosa, mediatica caduta di un mito dello sport contemporaneo, quell'Armstrong re di 7 Tour de France che sconfisse un tumore mortale per tornare in bici e dominare su tutti. Ma quella bugia, quel rispedire al mittente qualunque accusa di doping, quell'imbroglio testimoniato da milioni di tifosi, ne fanno apologo dello sport moderno, comandato da interessi e forze al di là di qualsiasi etica o morale. Rovinosa sconfitta, non solo per un uomo, ma per l'intero ciclismo, che da tanto, troppo tempo ha perso la sua credibilità.

Direi ben fatto, si impantana a due terzi ripetendo le stesse cose ma è efficace nel raffigurare la sete di potere del corridore texano (le vittorie erano diventate un mezzo per conseguirlo) e la creazione di quel mondo omertoso dove tutti sapevano e chi denunciava veniva estromesso con metodi mafiosi, con la colpevole tolleranza di figure dirigenziali. E alla fine hai la sensazione che pure l'ammissione di colpa sia stata trasformata in un business redditizio.

Il grande imbroglio di Armstrong viene sviscerato entrando parzialmente nei particolari. Nonostante la durata e le interviste si narra la vicenda trascurando le persone che ci sono state dietro, chi lo ha protetto nell’Uci e cosa hanno scoperto per incriminarlo. Inquietante la figura del dott. Ferrari. Buone le immagini di lui giovane oppure sulle ammiraglie. Un film che voleva essere un tributo e invece si è tramutato in una confessione senza pentimento (la critica del regista appare fuori luogo).

Precipitato in pochi anni dagli altari della gloria sportiva alla gogna causata dallo scandalo del doping, Lance Armstrong negò pervicacemente e per molti anni quello di cui veniva accusato negli ambienti sportivi. L’interessante documentario mostra la doppia faccia dell’uomo protagonista di una delle più grandi truffe sportive della storia; la pellicola è realizzata in modo incalzante ed appassiona come un’opera di finzione anche se la tensione tende progressivamente a scemare a causa di una certa ripetitività degli argomenti trattati.