Film strano, sospeso in una coltre di gelosie, ossessioni, morbosità, sensi di colpa
Un occultamento di un incidente (che ricorda
Storie di Fantasmi: la confraternita, il segreto, l'incidente che procura la morte di una ragazza-più o meno colposo-)
Splendide ville immerse nella campagna inglese, mogli bellissime (statuaria la bellezza di Amanda Donohoe-la sacerdotessa vampira del russelliano
La Tana del Serpente Bianco-che regala pure un nudo integrale), mariti accecati dalla gelosia ossessiva che sfiora la psicopatologia (da antologia le furiose sbroccate di Byrne nei confronti della moglie-in odor di amante-, che parte con schiaffi improvvisi in macchina, paranoici appostamenti nei bugigattoli di casa per "spiarla", imprevedibili scatti di follia omicida nella serra), da parte di un Gabriel Byrne sempre più allucinato e con lo sguardo perso nel vuoto
Di sorelline silfidi e incestuose (da sturbo Sadie Frost), di baci lascivi dati nei bagni di una discoteca, di fare sesso con il suo fidanzato nella serra , beccati in tronco da Byrne (che credeva fosse la moglie con l'amante), e lei che le dice mentre "galoppa": Se vuoi rimanere e guardare..."
Delazioni, sotterfugi, rapporti di coppia incriccati e allo sfascio
Più che un attacco alla classe dirigente inglese (piuttosto banale, a dire il vero), funziona (per metà) per la morbosa devastazione dei sentimenti, e Broomfield conduce il gioco con mano salda e ferrea (e si vede poco che vien dal documentario)
Bellissima la sequenza in cui Byrne appoggia la sua mano insanguinata sulle spalle della Donohoe
Poi, però, dopo una tensione montante (la festa di compleanno di Rebecca), il finale si rivela piuttosto fiacco e ben poco incisivo, lasciando l'amaro in bocca per quello che poteva essere, ma non e stato
Un occasione in parte mancata , che da un coinvolgimento che dura quasi per tutto il film (dove vuole andare a parare Broomfield?), si sgonfia piano piano, gettando il film in una banalità fastidiosa e ben poco entusiasmante
Peccato, perchè i numeri c'erano
Invasiva la musica di Hans Zimmer, e ottima la fotografia di Michael Coulter (nonchè le splendide location della campagna inglese, in ville facoltose, che fanno tanto Greenaway/Borowczyk, o thriller inglesi alla Agatha Christie)
Sorvolo su errori di regia grossolani (il cadavere della ragazza investita che apre gli occhi per un istante)
Che poi i panni sporchi dell'aristocrazia inglese si lavano in famiglia, e che le colpe ricadano su dei poveri cristi, non e una novità, se solo Broomfield ci avesse creduto fino in fondo, senza quel finale gettato alle ortiche...Ma tant'è...
Vedendolo, poi, con un abbondante cut di ben 17 minuti, ne penalizza il giudizio finale (si avvertono situazioni solo suggerite e lasciate in sospeso)