Zoran, il mio nipote scemo - Film (2013)

Zoran, il mio nipote scemo

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Gradevole, piccolo film dominato in lungo e in largo dall'imponenza di Giuseppe Battiston, ormai presenza sempre più richiesta per chi gira nel Nordest. Naturalmente perfetto nel ruolo dell'alcolizzato perditempo, Battiston interpreta Paolo Bressan, cuoco senza soddisfazioni alla mensa dell'ospizio; egoista fino al midollo, coltiva un astio insopprimibile nei confronti del suo principale (Citran, altra presenza fissa per chi lavora in zona), il quale perdipiù gli ha portato via l'ex moglie (Slamic). Una vita triste e vuota che l'acool aiuta a riempire regalandole un'apparenza più sopportabile. Ma un giorno arriva Zoran (Prasnikar), un sedicenne ai limiti dell'autismo nipote della zia Anna che, una...Leggi tutto volta defunta, lascia scritto a Paolo di portare il ragazzo in un istituto. Ci vorranno cinque giorni, nei quali l'uomo comincerà a conoscere meglio quello strano ragazzo scoprendone una straordinaria capacità nel centrare il bersaglio al gioco delle freccette. Un talento vero, che naturalmente Paolo penserà subito di sfruttare immaginandosi con lui ai mondiali in Scozia. Un obiettivo lontano, ad ogni modo, perché il film racconta del rapporto tra i due nel paese in cui vivono e delle difficili relazioni tra Paolo e gli altri personaggi con cui interagisce, quasi sempre sfiorando il confronto a muso duro. Che si tratti del suo principale o del suo collega balbuziente (la sua vittima preferita), la conflittualià esplode inevitabilmente, sostenuta da un sarcasmo umanamente disgustoso che Battiston fa suo con bravura. Incupito da una fotografia plumbea, dalle parole sgarbate del suo protagonista, il film non sembra poi molto diverso dai tanti che raccontano storie simili. Se ne differenzia per l'inusuale ambientazione, per una curiosa e insistita presenza del vino come fedele compagno di vita (con canzoni dialettali dedicate), ma a livello di idee non si può dire si allontani da dialoghi e situazioni altamente prevedibili. Ci si affida molto alla verve e alla caricatura quasi grottesca di Battiston, si innestano nei personaggi tracce di quell'ironia locale che lascia il segno e che, per quanto qui separata dall'uso del dialetto, è facile collegare al modus vivendi dei friulani. Il cinico Paolo Bressan non sembra poter essere scalfito da nulla, ma è fin troppo facile capire cosa invece farà breccia nel suo cuore di pietra mentre veniamo accompagnati verso un finale consolatorio e naturalmente educativo. Qualche pausa di troppo, molta maniera nella descrizione di Zoran (anche se è innegabile che qualche sua risposta ingenuamente arricchita da una terminologia letteraria datagli dall'aver imparato l'italiano leggendo “Lampi sull'Isonzo” di Giulio Previati e “Lacrime di fanciulla” di Enrico Kosulich muova di tanto in tanto al sorriso), scene organizzate malamente (si veda quella volgare della sfida a freccette nel locale sloveno o il funerale a casa di zia Anja) e altre meglio studiate per essere al servizio di Battiston. Un film delicato ma che non sfrutta appieno le potenzialità del soggetto e che spera un po' ingenuamente di sostituire la personalità col folklore.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/02/14 DAL BENEMERITO DANIELA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 30/01/18
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Daniela 24/02/14 10:47 - 12622 commenti

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Scansafatiche ubriacone, di mezz'età e con un matrimonio fallito alle spalle, si trova improvvisamente sul collo un nipote sloveno, rimasto solo al mondo, a sorpresa abilissimo nel tiro con le freccette... Commedia ad alto tasso etilico, posta al confine sia geografico che di genere, in quanto gli elementi umoristici sono temperati da una vena malinconica che persiste anche dopo il finale conciliante. Accanto al grosso Battiston, che sguazza nel suo ruolo ispido ed infantile, l'esordiente Prašnikar è presenza minuta, gentile e pignola.
MEMORABILE: Zoran, che ha imparato l'italiano leggendo i romanzi della nonna, si esprime con una proprietà di linguaggio che manda in bestia il rozzo zio

Paulaster 14/03/14 10:01 - 4389 commenti

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Cartolina dal Friuli scialba tra avvinazzati e cori tipici. Dopo un inizio coi piedi di piombo la vicenda si ravviva con l’arrivo del ragazzino, ma è un fuoco di paglia. Stereotipi nell’ambiente rurale e nelle caratterizzazioni (la parlata forbita già vista in Pane e tulipani), oltre a una regia che offre ben poco. Battiston si rende anche poco sopportabile e nel finale non ci crede nemmeno lui.

Galbo 3/04/14 05:47 - 12380 commenti

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Commedia ad alta gradazione alcolica e a forte connotazione regionale; tutto sommato un debutto riuscito quello del regista Matteo Oleotto che conosce bene l'ambiente in cui si svolge la vicenda ben caratterizzato, così come i personaggi. Giuseppe Battiston è perfetto nei panni del protagonista; ben curati anche i ruoli secondari affidati a bravi attori come Celio e Citran. Forse la durata è eccessiva ma nel complesso un film godibile.

Medicinema 2/01/16 11:29 - 122 commenti

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Sostenuta in gran parte dalle corpulente spalle di Battiston, questa pellicola dall'aria un po' british e dal retrogusto amaro non rappresenta sicuramente la consuetudine nel panorama della commedia italiana... e meno male! L'attore friulano offre una prova convincente, alternando vari registri interpretativi, mentre Prasnikar porta quel tocco di surreale che alleggerisce il film. Il torneo di freccette, elemento centrale, fa in realtà riflettere su amore e solitudine, grazie a una sceneggiatura valida. Altro che Pieraccioni...
MEMORABILE: Il linguaggio aulico del nipote.

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