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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un giorno nella vita di tre ragazzacci dei sobborghi parigini: Vinz (Vincent Cassel), l’algerino Saïd (Saïd Taghmaoui) e il nero Hubert (Hubert Koundé) si trascinano tra risse, fughe dalla polizia, scontri verbali e incapacità di relazionarsi col mondo “civile”. Gridano, sbraitano, sovrappongono le voci per tutto il film. Cercano un’identità che non hanno, confusi tra mille come loro. Girato in un livido bianco e nero di grande suggestione, LA HAINE è, dal punto di vista tecnico, fenomenale (miglior regia a Cannes): inquadrature sempre ricercate, riprese studiate a fondo, ogni sequenza un piccolo capolavoro di messa in scena. Sul piano estetico un lavoro inattaccabile. Ciò che invece...Leggi tutto non funziona è la struttura stessa del film: volutamente didascalica, finisce per ripetersi già dopo i primi dieci minuti, accumulando situazioni del tutto simili nelle quali lo spettatore viene investito da torrenti di parolacce e grida sconclusionate che mettono a dura prova la nostra resistenza. Di quando in quando si aprono sprazzi di pura poesia, troviamo scene entusiasmanti, ma collegate tra loro da troppi minuti che dicono poco o niente. Per cui anche la canonica ora e mezza del film diventa pesante, vissuta in costante attesa di un momento azzeccato (come il vecchio che ai gabinetti racconta un simpatico aneddoto sulla sua prigionia in Siberia o il cocainomane Asterix che improvvisa una roulette russa). La Parigi dei sobborghi non è tanto differente dalla Los Angeles di BOYZ’N’THE HOOD e anche il tipo di cinema è lo stesso (pure se qui la scelta del bianco e nero è una scelta forte). Finale ben congegnato, che non delude.

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Giapo 27/11/07 10:20 - 243 commenti

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Film di denuncia su una società in inarrestabile caduta libera che si alimenta di odio e intolleranza. Dirigendo in maniera aggressiva e incisiva Kassovitz esalta la passionalità che sta dietro alla sua storia, volutamente priva di approfondimenti sociologici, ricerca di responsabilità o accuse: il suo sguardo è cinico, obiettivo e triste. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori in un film che lascia il segno.

Hackett 26/10/08 17:22 - 1865 commenti

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Kassovitz dà sfogo all'odio represso della gioventù emarginata dei quartieri-ghetto parigini. Lo fa con un film asciutto, teso e girato in maniera convulsa, decisa, arrabbiata come i suoi protagonisti. Forse più mestiere che rabbia, forse più il caso che l'ambizione, hanno fatto di questo film un'esordio acclamatissimo del cineasta francese. Da allora, però, la sua rabbia sembra essersi chietata e questo rimane il suo lavoro migliore.

Pigro 18/12/08 10:07 - 9635 commenti

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Tre ragazzi delle banlieu parigine, immersi in scontri tra bande e polizia. Il b/n della fotografia asciuga ogni possibile retorica riducendo lo sguardo al minimo indispensabile per assistere alla deriva esistenziale di giovani senza radici e senza futuro, cresciuti in un costante brodo di coltura dell'odio e della forza come unico linguaggio di relazione. Un bel film, anche se Kassovitz, al suo secondo lavoro, è un po' troppo compiaciuto della propria ricercatezza formale, che alla fine è più interessante della storia raccontata.

Galbo 22/12/08 15:42 - 12380 commenti

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Con L'odio il regista Mathieu Kassovitz compie un'operazione di cinema verità raccontando molto bene la dura realtà delle periferie parigine popolate da disperati privi di prospettive per il futuro. La forza del film (fotografato in un efficacissimo bianco e nero) risiede nello stile asciutto e scarno, privo di compiacimenti, con il quale l'opera è stata realizzata. Ottimo il cast.

Brainiac 9/02/09 06:15 - 1083 commenti

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Parecchi anni prima che la rivolta irrompesse nelle piazze parigine, Kassovitz descrisse i germi dell'iniquità sociale alla base delle sommosse, il mancato senso d'appartenenza, l'emarginazione. Il film è neorealismo puro, diretto e recitato con veridicità, sporcato da qualche spunto surreale (l'elefante, il dj). Che dire, proprio in virtù della sua lungimiranza è un film seminale e visti i recenti accadimenti (stupri, homeless dati alle fiamme, giustizialismo di piazza) è ora che qualcuno proponga questa analisi sociale in Italia, prima che sia troppo tardi.
MEMORABILE: Un dj solitario fa risuonare la sua musica nei desolanti palazzoni delle periferie parigine.

Enzus79 17/11/11 16:34 - 2873 commenti

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Gran bel film questo di Matheiu Kassovitz, che credo rimarrà fino ad oggi il migliore della sua carriera. Le drammaticità di una giornata qualsiasi passata nelle banlieu parigine da tre ragazzi, che amano la violenza, spacciano droga ed odiano le forze dell'ordine. Bravissimo Vincent Cassel, qui doppiato bene. Ottimo il bianco e nero.

Anna 22/04/09 00:04 - 90 commenti

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È il tutto e niente di una giornata trascorsa da tre ragazzi della periferia di Parigi. Le ore passano tra violenza e l'inutile senso che si vuole dare a una vita già segnata. Realistico spaccato dei nostri giorni che spesso si finge di non vedere. Non c'è l'eroe di turno né il lieto fine, solo profonda amarezza. Emozionante film in azzecato bianco e nero. Ottimi i tre protagonisti a cui aggiungerei il quarto: la pistola.

Disorder 23/06/09 16:46 - 1416 commenti

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Non c'è una vera storia, il regista si accontenta di filmare tre giovani che vivono nella Banlieue parigina tra emarginazione, miseria e tanto odio (ricambiato) verso il mondo. È comunque un buon film, molto forte a livello visivo, ricco di scene ad alto contenuto emotivo che è difficile dimenticare; e nemmeno troppo violento, finale a parte. Efficace è la parola giusta.
MEMORABILE: La giornalista tv, che entra nella Banlieue come se fosse una zona di guerra, in cerca di "teppisti" veri da intervistare: dovrà darsela a gambe.

Capannelle 21/12/09 11:19 - 4398 commenti

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Ci sono diversi spunti interessanti (ad esempio la terrazza e le sue gerarchie), qualche passaggio graffiante (la troupe tv) e sarcastico (il vecchietto in bagno) unite ad una cura registica non comune che valorizza la prova dei tre protagonisti. Ma c'è anche una storia che rimane troppo bloccata su di loro e sulla loro dialettica. È vero che il ritmo non cala mai, ma col passare dei minuti il tutto tende a ripetersi e perde anche in credibilità. Buon film.

Luchi78 1/09/10 15:13 - 1521 commenti

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La prima metà del film sortisce il solo effetto di farti odiare i tre protagonisti che si urlano in continuazione addosso facendo capire che sono belli incazzosi e basta. La seconda metà è sicuramente più accattivante perché entra più nel vivo degli scontri e definisce meglio i ruoli dei personaggi. Pregevole la scelta dell'uso del banco e nero, oltre ad un finale ottimo.

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Pinhead80 27/11/10 12:16 - 4719 commenti

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Film a contenuto altamente sociologico, è la rappresentazione di quelle che sono le difficoltà di integrazione e di convivenza razziale nelle bainlieu parigine. Ogni singolo fotogramma è intriso di intolleranza e di violenza (fisica, mentale). La distanza o meglio il confine tra culture e popoli, tra polizia e cittadini è qualcosa di invisibile ma di tangibile. La strada che ti inghiotte e ti svilisce finisce per essere palestra di vita e non luogo di formazione.

Mickes2 22/02/11 10:53 - 1670 commenti

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Film dal taglio crudo, essenziale, dal ritmo sempre serrato, con buonissimi dialoghi e storia "da strada". La pellicola è questo: la caduta verso il baratro di una generazione, quella che vive nei ghetti della Francia. Narrazione ficcante al punto giusto, regia tecnicamente parlando di alto livello, come l'interpretazione di un Vincent Cassel che ci sguazza nel ruolo del cattivo.

Ford 26/03/12 11:19 - 582 commenti

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Massimo dei voti per la resa filmica: regia fantasiosa con autentici colpi di classe, bianconero incisivo, montaggio perfetto; la sceneggiatura è invece ripetitiva e nella seconda parte, quando viene meno la "novità" dei personaggi, il film diventa quasi prevedibile, ma la fotografia di questa gioventù è talmente cruda che forse non ci si poteva aspettare niente di più, come se il campionario umano dei tre non potesse proprio andare oltre. Il finale è spettacolare, girato benissimo, ma io un po' me l'aspettavo.

Cloack 77 3/06/12 10:11 - 547 commenti

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Tutto è ben condotto, i caratteri sono descritti alla perfezione, Cassell è l'innesco che da un momento all'altro può far deflagrare la vita di una intera città, il finale è "l'eventualità necessaria"; ciò che non convince invece è l'impatto deciso di una regia che non morde l'asfalto, ma si lascia andare a sguardi d'autore che col realismo ricercato cozzano e infastidiscono, tradendo una certa falsità e distanza dal soggetto. E buttarla continuamente in cagnara non giova alla credibilità dell'impianto.

Saintgifts 17/11/12 10:11 - 4098 commenti

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Il problema non è l'atterraggio, è la caduta. Senza caduta non c'è il problema dell'atterraggio. Bisogna fare in modo di non cadere. Bisogna stare attenti a non perdere un treno in Siberia, o almeno ad allacciarsi in tempo i pantaloni. Giovani ed arrabbiati, emarginati o autoemarginati, sanno di vivere in una giungla, dove vorrebbero fare i predatori (credendo così di pareggiare ingiustizie sociali), ma sono solo prede. Un film crudo e violento, che mostra tutta la stupidità della violenza, anzi la violenza della stupidità.

Tommy3793 21/06/13 00:15 - 72 commenti

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La giornata di tre squinternati ragazzacci francesi alle prese con attività poco lecite ed eticamente non impeccabili. Il problema è qui: bello da vedersi (esteticamente magnifiche fotografia, recitazione e regia) ma sin troppo vuoto in certi punti. Si intravede, infatti, quà e là qualche buco creativo nella sceneggiatura. Però tecnicamente è indiscutibile. Si salva anche per la durata non eccessiva e il buon finale.

Nancy 29/07/13 17:02 - 774 commenti

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Kassovitz lascia a bocca aperta di fronte ai suoi molti virtuosismi con la mdp (vince il premio per la miglior regia a Cannes, infatti) e le molte citazioni di cui dissemina il film (indimenticabile quella a Taxi driver). Anche nella sceneggiatura si accosta al filone tarantiniano: tante parole e parolacce; i suoi personaggi sono dei poco di buono, ceffi della banlieu parigina. Ma Kassovitz voleva andare più in là, frugando nella psicologia di questa classe e cercando anche risposta a certi atteggiamenti. Più presuntuoso di Quentin, ma meno appassionante.
MEMORABILE: Cassel di fronte allo specchio.

Fabbiu 25/10/13 02:50 - 2136 commenti

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Tre ragazzi della banlieue di Parigi e il loro precipitare, in attesa di un atterraggio finale di classe; la ricerca di una identità all'interno della società civile, le incomprensioni e gli scontri con la polizia. Movimenti di macchina fluidi, precisi, ambienti selezionatissimi, fotografia molto particolare. Alcuni momenti cult (il dj su tutte) con dialoghi che a volte lasciano il segno, altre volte tendono a ripetersi nella scelta stilistica di accavallare grida di continui litigi, ben riuscita ma protratta per tutta la durata del film (troppo).

Paulaster 24/01/14 10:24 - 4389 commenti

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Film più maleducato che violento, dove il vagare dei tre perdigiorno non può che sfogarsi contro chiunque capiti a tiro. Dialoghi visti come tra gli spacciatori di Spike Lee, che descrivono un’area di disagio, dove anche la polizia si adegua al clima. Più che una denuncia, un parlarsi addosso a volte grottesco, magari esagerato, ma girato con ritmo e bianco/nero di lucida follia. Cassel dimostra fisicità e talento. Un buon finale chiude l’ellissi della giornata.
MEMORABILE: Cassel davanti allo specchio che rifà De Niro; La visita a Asterix.

Bullseye2 13/11/15 00:47 - 393 commenti

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L'odio qui si respira a pieni polmoni. Squarci infernali si aprono nel primo lungometraggio di Kassovitz e a vent'anni di distanza quella che nel 1995 era una scintilla confinata alle banlieues parigine è oggi un fuoco dirompente che infiamma le città europee. Vite senza amore e prospettive concrete possono condurre solo alla rabbia e alla violenza. La "feccia" pre-Sarkozy delle banlieues è una moltitudine di razze e religioni con un due cose in comune: il dolore e la voglia di vendicarsi. Feroce, intenso, scioccante, indimenticabile.

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Jandileida 31/01/16 15:17 - 1560 commenti

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Anche senza voler dare fiato alla retorica tromba della "voce inascolatata delle periferie" (che poi, retorica fino a un certo punto), l'opera di Kassovitz ha il pregio di confrontare il grande pubblico con la realtà delle banlieues senza farsi trascinare da un mieloso pietismo. Grezzo come lo sono molti esordi, qua e là tendente al didascalico, riesce a coniugare autorialismo (il b/n, a esempio) con la forza bruta del verismo e farsi trascinante. Si arriva così ai personaggi, il vero motore del film, con attori che vi si calano pienamente.

Magi94 12/09/17 23:51 - 944 commenti

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Incredibilmente premonitore visti gli ultimi fatti francesi, si tratta di un film iperrealista e spietato, che fa pochi sconti sia ai protagonisti (il regista non ha alcuna intenzione di renderceli simpatici) sia alla polizia (e da qui reazione sdegnate dei poliziotti francesi). Forse perché rende il tutto più asciutto, forse perché aggiunge freddezza alla violenza, il bianco e nero è un vero tocco d'artista. La sceneggiatura cincischia nella parte centrale, ma quel che deve restare sono i personaggi (ottimi attori) e la morale della caduta.
MEMORABILE: "L'importante non è la caduta, ma l'atterraggio".

Bubobubo 9/02/19 00:00 - 1847 commenti

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Non è (solo) cinema verità: è la fotografia istantanea, cruda e (ir)rispettosa di uno spaziotempo definitissimo e per questo massimamente astratto. Chi non ha niente scava ancora più in basso, nell'impatto del corpo che atterra dopo una caduta da un palazzo di cinquanta piani. Kassovitz, seppur con qualche inevitabile malizia, riesce nell'impresa di forgiare una personalissima semiosfera che, nel volto intagliato di Cassel, trova la sua massima espressione.

Piero68 16/05/19 09:44 - 2955 commenti

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Anche se le citazioni si sprecano, Kassovitz riesce nella bella impresa di girare una sorta di film verità al limite del documentaristico, riuscendo perfettamente a descrivere la giornata tipo di alcuni ragazzi delle banlieu, costantemente in conflitto con la povertà e la polizia. Il tutto valorizzato da una bella fotografia in B/N (Coppola docet) che aumenta l'impressione di guardare una sorta di documentario. Buona la performance di Cassel ma anche di Taghmaoui e Kounde che, nel film, conservano i loro veri nomi di battesimo. Attualissimo.
MEMORABILE: Tutta la sequenza a casa di Asterix, dalla citofonata al fermo della polizia; La metafora iniziale in cui si vede Cassel che balla mentre dorme.

Taxius 3/11/19 17:26 - 1656 commenti

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Il film di Kassovitz è la storia di tre ragazzi delle banlieue parigine sommersi dalla miseria di un modo fatto di degrado, droga e violenza, in cui bande criminali si pestano o combattono contro una polizia anch'essa violenta e corrotta. La vicenda è raccontata con un cupo bianco e nero che non lascia spazio a nessuna speranza di riscatto a chi ha la sfortuna di nascere non nel lato del mondo sbagliato, bensì nel quartiere sbagliato di una delle città più ricche del mondo. Nonostante l'età il film resta attualissimo e forse è questo, il suo grade pregio.

Rocchiola 18/06/20 14:11 - 953 commenti

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Cronaca della giornata di tre giovani amici nella periferia parigina sconvolta dalla rivolta contro il braccio violento della legge. Tra Mean streets, Fa' la cosa giusta e i Ragazzi di vita pasoliniani, un film a sfondo sociale più che mai attuale. La regia dinamica e creativa, le gustose citazioni cinematiche e la splendida fotografia in bianco-nero lo rendono tecnicamente ineccepibile. Meno riuscito invece sul piano narrativo, dove tende a ripetersi come la musica rap che lo accompagna, senza un vero e proprio crescendo di tensione. Resta in ogni caso l’opera migliore di Kassovitz.
MEMORABILE: Il risveglio di Vinz; La citazione di Taxi driver; La citazione del Cacciatore; La grigliata sul tetto; Il racconto del vecchio nelle latrine.

Aco 29/10/22 15:40 - 213 commenti

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Una solida sceneggiatura, un’ottima interpretazione da parte dei tre protagonisti ma anche degli attori secondari, accurate inquadrature e un montaggio perfetto (da vecchia scuola) fanno di questo film un piccolo capolavoro. Persino il doppiaggio in italiano è all’altezza del film. Messaggio molto crudo: non tutti sono fatti per vivere in un ghetto (ammesso che ciò sia giusto), ma non è affatto facile uscire da certi luoghi fisici e mentali. Finale aperto, per quanto probabilmente facile da intuire.
MEMORABILE: La storia raccontata da Hubert: "Fin qui tutto bene".
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    Nella scena in cui Saïd (Saïd Taghmaoui) va a svegliare Vinz (Vincent Cassel) che riposa in camera sua, sulla parete c'è appeso un poster che ritrae il famosissimo wrestler Bret Hart

  • Homevideo Rocchiola • 18/06/20 14:16
    Call center Davinotti - 1238 interventi
    Disponibile a prezzi economici il bluray della Rarovideo è un'ottima occasione per accaparrarsi questo celeberri titolo. Video panoramico 1.85 pulito e dettagliato in un bianco-nero ben contrastato. Audio italiano 2.0 di buona potenza e ottima chiarezza. Il tutto accompgnato da un booklet dai contenuti piuttosto interessanti.