Tenebre - Film (1941)

Bel dramma (della follia, ma non solo) "da camera", e di chiara impostazione teatrale, con più di una venatura gotica: si veda la notevole ed affascinante ambientazione nella brughiera. Confezione di gran classe (soprattutto la fotografia), regia pulita ed efficace (tra le migliori di Vidor). Eccellente la prova di tutto il cast, con una Lupino, fredda e tormentata, che non si dimentica. Buon film e forse anche qualcosina in più.

Per evitare che le sorelle siano scacciate di casa col rischio di finire in manicomio, una dama di compagnia uccide la sua ricca padrona e ne prende il posto, ma l'arrivo di un nipote lazzarone rischia di mandare all'aria i suoi piani... Interamente ambientato in una villa sperduta fra le nebbie della brughiera, un racconto che ricorda Poe nelle sue atmosfere. Fra i pochi personaggi, tutti ben caratterizzati, emerge quello interpretato da Lupino, cupa e smagrita, disposta al delitto per l'affetto che la lega alle sorelle, svampite ma innocue nella loro dolce follia. Meritevole di riscoperta.

Sorprendente dramma dai chiaroscuri gotici vagamente ispirato, nonostante la derivazione teatrale, dall'universo biografico delle sorelle Brontë. Ciò che appesantisce la trama è il nodo "giallo" (che prende corpo con l'entrata in scena di Hayward); quando tale vicenda finisce in secondo piano risaltano magnificamente i personaggi femminili: una trattenuta e algida Lupino, manipolatrice quanto devota ai legami familiari e la coppia Lanchester-Barrett, davvero notevole nel delineare diversi e sommessi tipi di follia.

Un'unica ambientazione (una casa nella brughiera), ma è veramente ottima e crea un' atmosfera notevole e lugubre, degna dei migliori horror dell'epoca. La trama perde qualche colpo nel finale che la mette, diciamo, sul sentimento e sul buon senso, rovinando la suspense da thriller che si era creata durante la visione, indirizzando la pellicola su binari più drammatici. Bravi gli attori, che caratterizzano con bravura le parti loro assegnate.

Un film che tradisce la sua derivazione teatrale e in alcuni passaggi anche il peso dell'età, ma l'ambientazione nella villa isolata immersa tra le nebbie della brughiera inglese è degna del miglior cinema gotico e arricchisce di suspense un dramma familiare quasi tutto al femminile, in cui svettano una Lupino in bilico tra freddezza e tormenti e le di lei sorelle Lanchester e Barrett, perfette nell'incarnare due diverse anime della follia. Epilogo che prova a salvare capra e cavoli, ma in fondo giusto. Meglio il remake, comunque.