La casa del corvo - Film (1951)

La casa del corvo

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/01/14 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 11/01/14 17:33 - 9052 commenti

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Storia di impianto classico, con tanto di bacucco odioso ed eredità contesa, il cui meglio è concentrato nei minuti finali. Prima c'è poco interesse e di tensione e spaventi neanche a parlarne Non ci vuole molto a capire come andranno le cose. Simpatico l'uso del corvo e divertente l'idea finale circa l'identità di Dupin. Non male la confezione e un po' sprecato il cast. In ogni caso potrà risultare almeno un po' gradito a chi ama questo genere di storie. Gli altri non so quanto apprezzeranno.

Homesick 23/04/14 08:16 - 5737 commenti

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Ispirato a fatti e personaggi di Edgar Allan Poe (il detective Dupin, il corvo), incespica in una messa in scena lenta e in dialoghi verbosi che appesantiscono l’indagine e ne precludono ogni possibile sbocco thrilling. Insieme all’accurata ambientazione ottocentesca, la caratura degli interpreti è il principale motivo di interesse: il rigore di Joseph Cotten, il labbro irridente di Barbara Stanwyck, il ghigno minaccioso di Joe De Santis e una Leslie Caron quasi agli esordi.
MEMORABILE: Il vecchio paralizzato che manda segnali attraverso gli occhi; la lettera bagnata dalla pioggia.

Daniela 29/12/16 12:50 - 12672 commenti

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Fanciulla parigina si reca a New York dal nonno del fidanzato in difficoltà per chiedere aiuto, ma il vecchio, infermo ed iroso, è circuito dalla governante e dal maggiordomo che ne attendono la morte per entrare in possesso dei suoi averi... Racconto gotico, con Stanwyck maliarda infida come d'abituale e Cotten che veste i panni del poeta povero e disilluso ad alto tasso alcolico che si fa chiamare col significativo nome di Dupin, ma il tocco più gustoso è dato dal corvo domestico Villon, che svolge un ruolo decisivo nella vicenda. Film lento e verboso ma chi ama Poe lo troverà apprezzabile.
MEMORABILE: "E' la prima volta che presto attenzione ad un bicchiere vuoto"; Il beffardo codicillo del testamento; la rivelazione finale sul "pagherò"

Nicola81 13/04/19 21:09 - 2862 commenti

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Rende omaggio a Edgar Allan Poe, questo racconto gotico di ambientazione ottocentesca che procede tra dialoghi fin troppo letterari (il soggetto è di John Dickson Carr) e una storia nel complesso prevedibile, con qualche guizzo nel ruolo determinante del corvo del titolo italiano e nel simpatico finale. La confezione, però, è buona e vanno rimarcate le prove di Barbara Stanwyck in uno dei suoi consueti ruoli da dark-lady e di un misterioso Cotten, mentre una Leslie Caron agli esordi dimostra molto meno dei suoi vent'anni.

Siska80 27/07/20 20:29 - 3806 commenti

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Le uniche cose da salvare sono il cast, i bei costumi e la simpatia del corvo: troppo poco per dare un voto passabile a questo filmetto cupo, verboso, prolisso e con una trama piuttosto incolore incapace di suscitare interesse o un minimo di suspense (un insulto a Poe, cui palesemente si ispira, più che un omaggio) anche perché corredato da personaggi privi di spessore quando non grotteschi, come il nonno ufficiale che fa festa con allegre donnine o la governante (una sempre brava Stanwyck) che veste e si atteggia come una nobildonna.
MEMORABILE: Lorna che canta in pubblico, procurando l'ira dell'ex ufficiale che caccia gli invitati da casa (scena ai limiti del trash).

Fedeerra 16/11/21 01:11 - 770 commenti

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Melodramma gotico e raffinato, intelligente nell’intrecciare ad infinitum i profili spirituali e (a)morali dei suoi protagonisti, svigorito forse dall’eccessiva verbosità. Splendida l’ultimissima inquadratura, partorita chiaramente come colpo di scena ma che invece assume una valenza principalmente evocativa e simbolica. Cast eccelso con un Joseph Cotten languido e sarcastico e una Barbara Stanwyck minuziosamente ambigua.

Teddy 30/10/22 07:16 - 832 commenti

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In mezzo a un tripudio di gotico e barocco, inebrianti bicchieri di alcool, ambigue dame di compagnia e anime innocenti c’è una sequenza finale che polverizza, immortala e rende eterna una storia e il suo personaggio. Film verboso e assai disincantato, che si cementifica in un prolungato cinismo d'antan e si avvolge nel bellissimo chiaroscuro fotografato da George Folsey. Barbara Stanwyck, di luminosa bellezza, è un ciclone di perfida.

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