Mi sembra che sia la prima volta che do il giudizio più basso sulla scala davinottica, ma questa fiction la merita tutta: in confronto il pur non perfetto
Romanzo di una strage diventa un capolavoro di Bergman, Kubrik, Fellini e Antonioni, e il Calabresi di Mastrandrea (che non mi è piaciuto alla follia) candidabile all'OScar.
Per citare solo alcune topiche: solo Calabresi/Solfrizzi ha dei basettoni ridicoli da fumetto, gli altri sembrano usciti da casa vestiti normalmente, forse giusto un po' vintage e senza I-Phone; il personaggio di Pinelli è interpretato dal "Biascica" di
Boris Paolo Calabresi (e già l'omonimia...) romano, alto e glabro, quando Pinelli era milanese, tarchiato e col pizzetto. Se ne potrebbero citare molte altre, ma mi fermo qui.
Attenzione, non sto dicendo che contesto la tesi propugnata dalla fiction che, come sembrerebbe, crea un ennesimo santino, stavolta però di un personaggio molto controverso come Luigi Calabresi.
Qui la storia proprio non esiste, è un brodetto allungato all'inverosimile condito con molte liberalità e tanti svarioni spacciate per scelte registiche (in una scena Calabresi scopre un covo delle Brigate Rosse con tanto di fogli con la famosa stella a cinque punte...ma quando mai?????), compresa la voce off del poliziotto ggiovane che instaura con Calabresi un rapporto padre- figlio.
Stavolta ci hanno risparmiato il flashback...chissà, forse è già qualcosa.
Ultima modifica: 9/01/14 21:55 da
Gugly