A dieci anni dalla morte di Sordi, colui che da molti venne indicato come il suo erede, Carlo Verdone, decide col fratello Luca di girare un documentario-omaggio dedicato a uno dei più grandi attori del nostro cinema. A presentarlo e a introdurci nella grande casa di Sordi è proprio Carlo, che ricopre quindi le veci di narratore e facendosi aprire ci fa accedere con lui a quello che era il “santa sanctorum” dell'attore, il rifugio dove amava trascorrere gran parte del suo tempo e dove viveva assieme alla sorella e al fratello. Una casa mitizzata negli anni proprio perché era noto come Sordi non ci ricevesse chiunque. Durante l'esplorazione mite di Verdone, quasi intimorito dalla presenza ancora...Leggi tutto incombente di Alberto, si scade tuttavia un po' troppo nell'agiografia, difetto comune a buona parte del documentario. Capita spesso che Verdone ricordi assieme ad amici e parenti del caro defunto i momenti in cui era ancora in vita assentendo ad ogni ovvio moto di nostalgia e concordando sterilmente. Era preventivabile, certo, ma talvolta i racconti si trasformano quasi in litanie e un po' di verve in più era auspicabile, considerando soprattutto quanto fosse vitale il Sordi che tutti conosciamo. Verdone parte da Trastevere (dove Sordi nacque) per raccontare brevemente, con l'ausilio di qualche filmato, gli esordi nell'avanspettacolo e nella rivista, i tempi al doppiaggio di Stanlio e Ollio, ma è naturale che la parte principale riguardi le interviste con nomi di prestigio come Scola, Rondi, la Cardinale, la Valeri, Dino De Laurentiis, Christian De Sica (un altro che ad Albertone deve moltissimo), Goffredo Fofi, i fratelli Vanzina... Proprio ad Enrico forse il merito di raccontare l'aneddoto più divertente: quando Warhol chiese a Sordi come passasse da un personaggio così diverso a un altro, questi rispose in modo spiazzante. “Mo te spiego”, disse. “Una volta mi metto un cappello da pompiere, una volta mi metto un cappello da poliziotto, una volta mi metto un cappello da tranviere...” Non si immedesimava insomma nei personaggi come sono abituati a fare gli americani perché lui era lui (senza dover scomodare la solita frusta battuta del Marchese del Grillo, che davvero non si può più sentire e che ovviamente anche qui non ci verrà risparmiata). A Proietti il compito di immaginare cosa potrebbe aver pensato Sordi al suo funerale, forse l'unico omaggio che non fa ricorso a ricordi particolari. Molti gli spezzoni da film importanti, i dietro le quinte (c'è anche la storica scena tagliata dalla ROMA di Fellini), le partecipazioni a trasmissioni per un ritratto canonico che in fondo poco aggiunge a quanto già si sa. Certo, abbiamo la possibilità di entrare nelle stanze in cui viveva (camera da letto compresa, dove la domenica pomeriggio alle 15 si stendeva ad ascoltare le partite addormentandosi), l'affetto con cui i fratelli Verdone girano è palpabile, le parole di Carlo spesso commoventi, ma forse ci sarebbe piaciuto vedere qualcosa di più in linea con la spavalderia sordiana, qualcosa di più originale e divertente.
Affettuoso e bonario omaggio alla carriera del grande Alberto Sordi diretto dai fratelli Verdone dove si ripercorrono a suon di ricordi, di amici e colleghi le tappe dei suoi successi e i momenti esilaranti che hanno caratterizzato la sua vita. Carlo Verdone fa da filo conduttore e da Cicerone mostrando anche l'immensa villa di Sordi e facendo due chiacchiere con la sorella Aurelia Sordi e il loro autista. Insomma, un interessante documentario per riscoprire ciò che è stato Albertone.
Gradevole, con momenti piacevoli, ma non indimenticabile omaggio ad Alberto Sordi. Paradossalmente è proprio l'esplorazione della villa di Sordi la parte meno riuscita, perché rischia di cadere (e talora cade) nella retorica e nella santificazione. Meglio i racconti e i ricordi di Verdone e le varie interviste, fra le quali spiccano le testimonianze di Christian de Sica per la profondità, e l'episodio di Andy Wharol per il nostro divertimento.
Non un vero documentario, ma piuttosto un affettuoso e nostalgico omaggio a uno dei più grandi attori del cinema italiano. Il rispetto e la malinconia con cui Verdone ci fa visitare la casa di Sordi è quasi commovente e alcune testimonianze sono ottime, così come alcune curiosità (il teatro nella villa, con tanto di camerini). Non è un'opera fondamentale, ma per i completisti può risultare piacevole.
Inutile aspettarsi grandi rivelazioni o approfondimenti da un documentario che è anzitutto una commossa e affettuosa rievocazione del Sordi uomo e attore fatta da un estimatore oltre che amico Carlo Verdone. Emerge la viscerale romanità dell’artista che il regista sottolinea portando fisicamente lo spettatore nei luoghi del cuore di Sordi. Meno interessanti le interviste a colleghi e amici che non vanno al di là della mera testimonianza ed omaggio.
Omaggio al più grande attore comico italiano: Alberto Sordi. Carlo Verdone (riconosciuto dallo stesso Sordi come prosecutore del suo stile attoriale fatto di mille maschere) e suo fratello Luca esplorano la villa di Sordi e quindi, in una qualche maniera, i suoi segreti. Il docu-film mostra un grande timore reverenziale nei confronti del maestro, ne coglie gli aspetti talvolta un po' superficiali narrati forse con troppa carica emozionale/lacrimevole da Verdone. Resta indubbiamente un'opera di interesse culturale che ha più del dovuto che del sentito.
Documentario di Verdone su Sordi di cui forse non si sentiva il bisogno. È sempre utile e piacevole ascoltare i ricordi di grandi del nostro cinema ma le testimonianze non sono quasi mai inedite e in molti casi sembra che Verdone mostri una deferenza eccessiva nei confronti di quello che è stato forse il maggiore dei suoi maestri e abbia quasi il timore di raccontare qualche episodio meno politically correct della vita di Sordi che avrebbe reso l'opera più interessante. Comunque offre nei filmati d'epoca spunti utilissimi per approfondire la conoscenza del personaggio Sordi.
MEMORABILE: La somiglianza della sorella con Sordi; La scena con De Sica e la Pica, un gran bel pezzo di cinema, sicuramente improvvisata.
Carlo e luca Verdone conoscevano bene Alberto Sordi e il loro omaggio all'attore scomparso non poteva non essere commovente e toccante. Però i due fratelli evitano per fortuna la retorica e la santificazione, fornendo un ritratto a tutto tondo senza eccedere nelle lodi. Natruralmente loro sono in grado di mobilitare sull'argomento l'intero cinema italiano, e infatti le testimonianze sono notevoli.
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Lucius ebbe a dire: Riguardo Totò ti assicuro che è dispiaciuto anche a lui firmare certi contratti che a quei tempi ha dovuto firmare non ricordo per quali motivi. Col suo genio incommensurabile non avrebbe voluto prendere parte a talune produzioni come ha successivamente rivelato in alcune interviste, ma non credo che Sordi lo superi..Mi sbaglio? Sì sì lo hanno spremuto fino in fondo facendolo partecipare a troppe produzioni girate in fretta e furia.
Arduo stilare una classifica perchè dovremmo metterci d'accordo in base a cosa farla.
Per dire, a me piacciono le opere corali e gli attori molto versatili e questo può avvantaggiare un Verdone o un Sordi rispetto a un Totò, a un Villaggio, a un Benigni. Che dire poi di Tognazzi, Pozzetto, di Gassman, ma anche De Sica jr.
Insomma, troppe scelte e troppe epoche.
Spiego questa differenza fondamentale: il "a parer mio" è sempre sottinteso, nei commenti e anzi chiedo proprio di evitarlo, il "secondo me" e di cercare di non scrivere mai "in prima persona"
Fino a "secondo me" credo di aver capito, che come "a parer mio", sia inutile specificarlo nel commento, ma la storia su "in prima persona" non l'ho proprio afferrato. Se in due parole puoi delucidarmi...Grazie.
Fauno, Zender intende con ogni probabilità l'uso dell'IO, in locuzioni come "IO credo", "IO penso" eccetera, che sono sovrabbondanti proprio perché all'interno di un commento firmato.
Ciao.
DiscussioneZender • 11/02/18 08:16 Capo scrivano - 47805 interventi
Esatto Fauno, i commenti dovrebbero cercare di essere personali in quel che si dice ma impersonali nella forma. Non per l'appunto "io credo" sia un bel film perché, ma "un bel film perché". Non "mi è sembrato che", "ritengo che" ecc. Son tutte cose ovvie. Al contrario nel forum è magari meglio specificarlo visto che si è in una discussione e la forma è diversa. Quindi evitiamo proprio di scrivere il secondo me perché se uno ritiene che Sordi sia meglio di Totò ha tutto il diritto di dirlo (soprattutto per classifiche che non si possono certo giudicare in percentuali, dire che se Totò è a 100 e Sordi è a 90 è ancor più personale voglio dire).
Aveva appena compiuto 100 anni, hanno annunciato la sua morte ma potrebbe sempre tornare, come è già successo. Attrice formidabile che il nostro cinema non ha saputo forse sfruttare come avrebbe potuto.