Chirurgo Usa vien “sequestrato” dal dittatore del non specificato stato sudamericano in cui è in vacanza perché lo operi di un tumore al cervello. L’esordio in regia di Brooks manifesta già i segni del suo non allineato coraggio cinematografico, ma mentre lo script (che ha assonanze con Stanotte sorgerà il sole) è teso e solido, gli snodi narrativi non son ancor gestiti con piglio corrispondente. Bel “deguello” tra un Grant che, fuori dal suo glamour abituale, veste gelidi panni hitchcockiani e l’istrionico Mel Ferrer dalla inquietante testa fasciata.
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Bell'esordio di Brooks alla regia, con un film drammatico ma dalle tinte thriller, sia per la bella fotografia in bianco e nero sia per le implicazioni della trama, che vedeono la moglie del protagonista rapita. Grant in gran forma, indossa i panni di un personaggio quasi hitchcockiano (coinvolto suo malgrado in qualcosa di più grande di lui) e si contrappone alla perfezione a un esagitato Josè Ferrer, davvero detestabile per quanto realistico. Non male la morale di fondo, il ritmo e alcuni momenti di pura tensione (l'operazione). Notevole.
Mentre è in vacanza con la moglie in un paese imprecisato dell'America latina, un chirurgo statunitense viene coartato affinché operi al cervello il dittatore locale, affetto da tumore... Già scrittore e sceneggiatore, Brooks passa dietro la macchina da presa con questo film non del tutto convincente per eccesso di schematismo ma originale nello spunto e negli sviluppi, nonché fortemente pessimista circa la natura umana come dimostra l'epilogo amaro. Notevole l'interpretazione esaltata di Ferrer, mentre a sorpresa convince meno Grant, troppo compassato e sicuro di sé considerato il contesto.
Già apprezzato come scrittore e sceneggiatore, Brooks debutta dietro la macchina da presa con un dramma dalle tinte thriller abbastanza superficiale sul versante sociopolitico (l'immaginario paese sudamericano teatro della vicenda è stereotipato al massimo), ma efficace come puro intrattenimento e anche nella morale di fondo: l'epilogo è meno conciliante del previsto e nemmeno i rivoluzionari ne escono benissimo. Ottima contrapposizione tra un Grant estremamente risoluto e un Ferrer che riesce a rendersi detestabile persino nella malattia.
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