Il Sud è niente - Film (2013)

Film intimista fatto di silenzi e di sensazioni per raccontare la Calabria, Reggio. Il silenzio è trama, è l'omertà vigente tra la popolazione (che segna anche i rapporti più intimi), tra la quale il più grande atto di ribellione è un fischio o un lasciarsi trasportare dalla musica dance; le sensazioni sono quelle dettate dal paesaggio, che compenetra nella buona interpretazione dei protagonisti (la ragazza Karlkvist e Bellisario, entrambi esordienti, se la cavano più che bene) per richiudere maggiormente il cerchio della trama, semplice ma struggente.

Si è parlato di "realismo magico" e in effetti, nell'esordio di Mollo, in gran parte proficuamente condotto con le tecniche dell'ellissi e del sottinteso, le descrizioni semidocumentaristiche della società calabrese immobile ed omertosa e dei tormenti interiori di una figlia e di un padre si accompagnano a tendenze fiabesche: ma il primo termine dell'ossimoro è molto più vivido e drammaticamente pregnante rispetto al secondo, piuttosto debole e non indispensabile. Marchioni è una maschera tragica, la Karlvist un androgino broncio di pena e rancore, la Lodovini una passione elusiva.

Sin dalle prime immagini si ha la sensazione di essere di fronte a un cortometraggio allungato e giocato sull'alternarsi tra realtà e immaginazione. Sembra che la trama sia quasi inafferrabile e volutamente criptica, da cui una sceneggiatura risicata in cui prevale il non detto e il non dicibile. Troppo poco per fare di una storia personale l'immagine di un intero ambiente o addirittura del sud. Interessanti le figure principali nelle loro nevrosi e nelle loro chiusure, che però proprio per questo non riescono a coinvolgere più di tanto.