La faccia violenta del ragazzo dal kimono d'oro. Kim Rossi Stuart, uno dei volti puliti del cinema per ragazzi, si trasforma in sequestratore mezzo pazzo e cocainomane. Fallita una rapina in tabaccheria fugge nell'appartamento dove vive una disabile in carrozzella (Cecilia Genovesi) e minaccia gridando di non lasciarla libera se non gli verrà concessa un’auto per fuggire. Il più classico degli assedi polizieschi all'amatriciana. Con un giovane criminale che straparla in romanesco stretto, un commissario (Massimo Ghini) dall'aria umana ma svogliata e il contorno del quartiere di Centocelle in un'afosa giornata d'estate. Il primo tempo scorre via pimpante, con i botta e risposta tra il giovane asserragliato...Leggi tutto dietro le veneziane abbassate e il poliziotto col megafono che cerca in ogni modo di tranquillizzarlo. Rossi Stuart, pur eccessivamente sopra le righe, riesce a essere credibile nel ruolo del criminale da mezza tacca, ma Ghini commissario è ancor più bravo e tratteggia il suo personaggio con una recitazione misurata ed efficace. Poi subentra Massimo Wertmüller e il film (per colpa della sceneggiatura, troppo qualunquista) si spegne gradatamente tentando la via della facile critica alla spettacolarizzazione televisiva. Acquista più importanza il rapporto tra Rossi Stuart e la Genovesi, che a tratti si colora di belle sfumature mentre ci viene riproposta almeno cinque volte l'immortale “Dream On” degli Aerosmith. Il finale è prevedibile e nemmeno poetico, a conclusione di un film ben recitato, diretto con un certo gusto ma scontato. Apprezzabile che Rossi Stuart non cerchi di fare il bello e dannato.
Scritto e diretto dal commediografo Umberto Marino, Cuore cattivo è un discreto dramma metropolitano in cui il regista ha saputo rendere con efficacia sia l'ambiente claustrofobico e "traspirante" violenza del luogo dell'azione sia il carattere del protagonista forse un cattivo più apparente che reale e che diventa sopraffatto da un meccanismo più grande di lui. Da questo punto di vista (e l'autore non manca di sottolinearlo) è forse più cattivo il perverso gioco dei mezzi di informazione. Bravo Kim Rossi Stuart.
Accettabile lavoro di Umberto Marino, improntato sul realismo da "scoop televisivo" e sulla squallida e soffocante situazione di un ragazzo di periferia un po' sbandato. Kim Rossi Stuart cocainomane che sbrocca continuamente ma in fondo è buono come il pane è godibilissimo. Divertente Popolizio-Ministro e Ghini. Presente anche Mastandrea all'inizio della sua carriera cinematografica (impacciato). Non male le musiche. Forse risulta un po' troppo divertente e grottesco quando dovrebbe far riflettere.
Parte come un Rape & revenge all'italiana, poi via via si apre, mostrando la cruda realtà di due vite parallele in una Centocelle che sembra Berlino Est. Parallelamente alle vite dei due personaggi corrono i fatti degli anni 90, con l'inizio della televisione alla "Non è la Rai" e del reality show. Un buonissimo prodotto artigianale e neorealista. Davvero bravo Rossi Stuart.
MEMORABILE: Sempre bellissima "Dream on" degli Aerosmith.
Ottima prova di Kim Rossi Stuart nei panni di un delinquentello cocainomane di borgata che, a dispetto del titolo del film, risulta disperatamente umano e fragile. La storia si regge principalmente sulla sua interpretazione, confinata tra le mura di un appartamento in perenne penombra, con un palpabile senso di claustrofobia e canicola romana, scivolando nella seconda parte in cui l'impianto poliziesco cede il passo alla denuncia contro la spettacolarizzazione mediatica. Si riprende negli ultimi 10-15 minuti ma il finale è scontato e deludente.
L'escalation delinquenziale di un balordo di borgata che rifugiatosi in un'abitazione mostrerà anche un lato umano. Una buona prova di Rossi Stuart che s'immedesima alacremente nella parte nonostante il film risenta di qualche influsso teatrale, discreta la denuncia delle televisioni sciacalle.
Film ancora fortemente attuale, incentrato su due vite emarginate, anche se in posizioni diametralmente opposte. Attorno alla loro vicenda personale si sviluppa la critica nei confronti dei mezzi d'informazione, elemento portante nella seconda metà del film. Tante le sfumature caratteriali impresse ai personaggi, incisiva l'interpretazione dei due protagonisti supportati anche da ottime scelte registiche. Da rivalutare.
Dopo una rapina andata male, un giovane criminale si barrica in un appartamento, prendendo in ostaggio una ragazza costretta sulla sedia a rotelle. Assediato dalla polizia, chiede di poter parlare con un famoso conduttore tv... Da una sua opera teatrale, Marino dirige un film di buone intenzioni ma modesto sotto tutti i punti di vista: la critica alla manipolazione televisiva è fiacca e poco definita, la messa in scena misera ed approssimativa, la prova di Rossi Stuart volenterosa ma troppo isterica e caricata, tanto da rischiare di apparire involontariamente parodistica.
Soggetto più volte riciclato nel cinema; soltanto l'anno prima Oliver Stone aveva realizzato il controverso Assassini nati. Qui il contesto è ben diverso: Kim Rossi Stuart è un delinquentello di chiaro stampo pasoliniano che, dopo una rapina andata male, si barrica in casa di una ragazza sulla sedia a rotelle. Dopo un primo tempo frenetico il film inizia a perdere colpi. Peccato, perché rifare Quel pomeriggio di un giorno a cani all'italiana poteva sembrare una buona operazione. Non proprio da buttare via, insomma.
Tratto da un pièce del 1989 dello stesso Umberto Marino ("Dove nasce la notizia"), il film ricrea la stessa situazione adattandola al cinema e soprattutto al personaggio nevrotico e tossico interpretato da un Kim Rossi Stuart ancora acerbo, un po' fuori ruolo ma nel complesso dignitoso. Una sconosciuta Cecilia Genovesi (tale rimarrà) va detto che funziona bene, così come Massimo Ghini e Massimo Wertmüller in ruoli in definitiva tutt'altro che secondari. Vicenda trita e ritrita, ma nel complesso attanagliante per lo spettatore.
Dramma sociale da borgata romana nata da un'opera teatrale, incentrata su una rapina con assedio e rapporto con i media come fulcro della storia. Script in parte prevedibile, ma il rapporto tra i due protagonisti (entrambi reietti ed emarginati) è ben delineato e abbastanza verosimile. Un po' forzato il turning point nel finale, ma il film scorre in maniera dignitosa malgrado qualche passo a vuoto. Eccessivo ma perfettamente in parte Kim Rossi Stuart.
MEMORABILE: L'interpretazione di kim Rossi Stuart.
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DiscussioneGeppo • 27/05/10 16:27 Call center Davinotti - 4285 interventi
Markus ebbe a dire: Il regista Umberto Marino e Kim Rossi Stuart, presentarono il suddetto film in aula della facoltà universitaria D.A.M.S. di Bologna, che allora era in Via M. D'Azeglio. Io (allora ventenne studente universitario a Bologna...sigh!...) ero presente nell’aula.
Alla fine ricordo che chiedemmo a Kim (con puro senso del “trash” che già allora avevo!), de “Il ragazzo dal Kimono d’oro” e lui si mise a ridere… Li accompagnammo giù in strada. Era una giornata bellissima, di un azzurro puro. Ricordo che Kim se ne andò via a piedi. Io e gli altri andammo al solito bar (chissà se c'è ancora) a mangiare le classiche tigelle. Una curiosità mista a nostalgia d’un bel tempo purtroppo passato. Grazie Markus, bellissimo questo aneddoto personale.
Non un brutto film anche se non mi ha dato la sensazione di avere una idea ben fissa in mente da sviluppare ; la critica ai mass media - per me - non è pervenuta e nemmeno una ipotetica a più ampio respiro sociale. Tra l'altro Rossi Stuart ha donato un risvolto comico (non so quanto voluto) che mi ha fatto ridere anche abbastanza col suo romano borgataro. Insomma, per me il dramma non è presente in questo film.