Dopo aver cercato d’avvelenare il marito, Therese sfugge alla giustizia ma subirà dalla famiglia la punizione della segregazione e della morte sociale. Franju filma il ritratto pre-fassbinderiano (tra Martha e Effi Briest) di una donna incapace d'adeguarsi alla gretta morale del suo milieu sociale (una borghesia terriera dipinta in un b/n di raggelante autunnalità) ma frattanto inabile per educazione a ribellarglisi coscientemente (il tentato omicidio è quasi un impulso irresponsabile). Cupissimo e appena trascinato. La Riva in parte, ma Noiret perfetto.
MEMORABILE: Il cielo, gli alberi, la spettralità della campagna girondina; Il finale al caffè con Noiret che lascia libera Therèse: attonita nella Parigi sognata
Cosa vuole la protagonista del film? La risposta rimane sospesa. Thérèse forse desidera una vita normale, ma l'altra Thérèse (un doppio interiore) boicotta questo anelito conformista. L'una è la maschera dell'altra, ma entrambe alla fine esigono la libertà come la protagonista di Occhi senza volto. Franju dipinge tale scontro interiore ricorrendo al correlativo del paesaggio autunnale, bellissimo e sterile e al volto della Riva, delicato e segnato dal conflitto con sé stessa e con un mondo gretto che la disgusta. Bravo Noiret.
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