Roadkill - The last days of John Martin - Corto (1994)

Roadkill - The last days of John Martin
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Roadkill: the last days of John Martin
Anno: 1994
Genere: corto/mediometraggio (colore)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

John Martin si aggira per un cimitero. Subito dopo lo vediamo a casa che sventra un capretto e ne mangia le sanguinolente interiora. L'uomo vive in una stamberga a pezzi, beve e conserva in casa strane cose putride (che infatti lo portano spesso al vomito). Passa le giornate davanti alla tv. Ogni tanto si alza, grida, si getta a terra, lancia le bottiglie contro il muro: è chiaramente pazzo, insomma. Tanto è vero che quando parte per un giro in macchina e trova una coppia ferma con l'auto in panne, li tira a bordo ma prima fulmina lui, poi li porta entrambi nel suo antro infernale: distende il cadavere di lui su un tavolaccio di sangue e comincia a segarlo mentre lei, grosso seno al vento, chiusa...Leggi tutto in una gabbia, grida come un'ossessa. Non servirà a nulla, ovviamente, perché già un fornello sotto di lei la sta “preparando”. John Martin torna a sedersi davanti alla tv, col piatto pieno di frattaglie umane. Questo ritratto di serial killer opera di Jim Vanbebber (ma scritto assieme e interpretato da Mark Gillespie) è uno dei più freddi, cinici e realistici mai apparsi al cinema. La follia di John Martin (Gillespie, per l’appunto) è chiara e non ci viene data alcuna spiegazione del perché il ragazzo si sia ridotto in quello stato. È così e basta. Il regista preferisce concentrarsi sulle allucinanti scenografie, una casa le cui stanze sono in stato di abbandono totale: sangue sulle pareti, carne morta ovunque, bottiglie vuote lasciate in ogni dove e in questo marasma il corpo assente di John Martin, che parla (e urla) da solo, si ipnotizza davanti alla tv. L'uomo segato nel finale in una stanza a pezzi che molto ricorda quelle di NON APRITE QUELLA PORTA, ugualmente luride, è ripreso con gusto unico del macabro, dimostrando che ROADKILL (solo 15 minuti la durata) è un cortometraggio niente male.

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Pigro 25/10/10 09:05 - 9666 commenti

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Nichilismo allo stato puro: un giovane squarta un capretto e poi un uomo, ne mangia le carni crude, urla davanti alla tv in una casa sfasciata, sembra pazzo. Le immagini sono impressionanti anche perché sporche, non raffinate, e quindi ancor più oltraggiose. L'assolutezza dei gesti, completamente gratuiti e di crudezza inequivocabile, è sconcertante: non esiste alcun appiglio per poter non dico giustificare ma perlomeno inquadrare ciò che si sta vedendo: follia? No, c'è di più, forse il capolinea di un'umanità abbrutita e regredita. Devastante.

Kanon 23/01/11 22:54 - 604 commenti

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Un condensato/surrogato (a vostro piacere) esercizio sui serial-killer. Sorta di vademecum per ogni regista a venire che voglia cimentarsi in tale genere. C'è tutto quel che si possa desiderare: sangue, budella, delirio mentale, sfacelo totale per la casa, i malcapitati tapini... 14 minuti che possono essere troppo corti o troppo lunghi: comunque scegliate, avrete soddisfazioni.

Mickes2 12/11/11 13:40 - 1670 commenti

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Dal sapore quasi onirico nel suo complesso. Uno stralcio di vita in cui Van Bebber mette a nudo tutta la pazzìa più pura e cruenta del protagonista. Una mente deviata in un contesto completamente lercio, sudicio, intriso di sangue, ossa, interiora; carne a brandelli sui tavoli, per terra, nella bocca del protagonista che li utilizza per nutrirsi. Vomitevole sì, ma allo stesso tempo agghiacciante il modo in cui il regista sceglie di mostrarci l’orrore e la violenza, che questa sorta di fratello minore di Angst e Schramm ha nei suoi pensieri. ***
MEMORABILE: La ragazza nella gabbia.

Fabbiu 31/10/12 01:44 - 2145 commenti

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Cortometraggio fondamentale per gli amanti e esploratori delle più estreme rappresentazioni splatter. Mark Gillespie è incredibile nel donare espressioni folli, il regista ancor più nel decidere cosa rappresentare in 14 minuti e come farlo, avvalendosi di una efficace fotografia che risalta la truculenza dell'insieme; oggi, abituati a scene di assassini e torturatori, colpisce, ma immagino che nei primi 90 lo facesse ancora di piu. Molto particolare il finale.

Herrkinski 12/12/13 04:00 - 8112 commenti

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Che Van Bebber abbia un gusto del macabro non indifferente è ormai cosa nota e nei '90 era una nuova promessa dell'horror (non del tutto mantenuta, viste le esigue produzioni negli anni). Questo cortometraggio pesca a piene mani dalla storia del serial killer Ed Gein e ovviamente da Non aprite quella porta, regalando un'istantanea della vita e delle crudeltà del protagonista (l'allucinato Gillespie); la sporcizia degli ambienti, la fotografia cupa e in stile '70s, il gore ultra-realistico e la totale gratuità dell'orrore. 14 spiacevoli minuti!

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