Cosa sia passato per la testa di Ki-Duk nel girare questo film e dove volesse andare a parare non è facile dirlo. La pellicola è costellata di provocazioni abbastanza vuote e fini a se stesse che oggi lasciano il tempo che trovano e non sono nemmeno originali (Miike per esempio si era spinto molto oltre). Anzi a tratti fanno pure ridere. C'è anche non poca ripetitività. La scelta di rinunciare alla parola è la cosa migliore del film: se i personaggi avessero dovuto parlare, i dialoghi sarebbero stati a fortissimo rischio comico-trash involontario (che già non manca nel film).
Dopo aver visto il film, mi è sorta una domanda: "Ma che problemi ha Kim Ki-duk?". Penso sia il film più malato di mente tra quelli definiti "d'autore". È un film penecentrico con scene molto forti e inquietanti, considerando che in Corea del Sud non si parla in pubblico di questi argomenti, visti come tabù estremi. Non dubito che le intenzioni del regista siano proprio quelle di destare scalpore nello spettatore, realizzando così un film prevalentemente sensazionale.
MEMORABILE: Il pene evirato e subito dopo schiacciato da un camion.
Ho dovuto farmi sbollire la rabbia prima di commentare. KKDuk tocca la soglia del ridicolo e la sorpassa con questo film totalmente privo di senso, malato e girato senza un briciolo di etica visiva. Sul tema dell'incesto e del complesso edipico quest'anno abbiamo già visto il molto più funzionante film di Refn, che pure adempiva alle sue funzioni senza irritare nessuno. Il film è pregno di violenza fine a se stessa e questo è inaccettabile. Quel finale mistico appiccicato lì con l'Attack, poi? Quasi trash; almeno ci ha evitato i dialoghi.
Per ribadirci che il pene logora chi non ce l'ha, Ki-Duk allestisce un gran bazar di eccessi tuttifrutti votati al gratuito, di graficità mai funzionali a niente né utili a chichessia, di simbologie facilone e didascalici freudismi che fanno da scadente collante a barbose situazioni interlocutorie, senza rinunciare alla sindrome della campana di vetro: viscerale e siderale, asettico e morboso, autoriale e iperscult si annientano a tiro incrociato e a noi pare di vedere un porno previo mezzo chilo di bromuro, che ovunque si spinge poco o nulla tange e tinge. A questo punto aridatece Spasojevic.
Donna pazza di gelosia tenta di depenizzare il marito e, non riuscendovi, taglia il ciondolo al figlio adolescente e poi, per evitare rabberci, se lo pappa. E sono soltanto i primi 10 minuti... Preso seriamente, boiata d'Autore con la tripla A maiuscola in cui Kim Ki-duk sfoga le ossessioni finora tenute a freno nelle precedenti opere. Durante la visione, viene però il sospetto che potrebbe trattarsi di un film comico destinato a pochi raffinati estimatori: un porno soft freud-fantozziano codiretto da Miike e dai fratelli Zucker con la benedizione di von Trier. Nel dubbio, mi tocca monopallinare
MEMORABILE: Peccato per la mancanza di dialoghi: chissà cosa ci siamo persi: "Molla subito quel pene!" "Col cavolo che lo mollo! Piuttosto me lo mangio!"
Folle delirio d'autore di involontario ma assoluto spasso. Sotto probabile influsso mistico dell'inedita coppia Breillat-Lorena Bobbit (supervisionate da Miike), Ki-Duk imbastisce un farneticante susseguirsi di castrazioni (attualmente offscreen) e conseguenti complessi psicologici che pare quasi un remake ripulito, ammutolito e infreddolito (ma speziato con nuove scene [s]cult e finale trash) del mitico Eviration bramosia dei sensi. Buoni attori e ritmo: qualche piagnisteo in meno l'avrebbe reso un autentico guilty pleasure, ma va bene così.
MEMORABILE: Da annali del comico involontario il camion che schiaccia l'oggetto della contesa. Citazione a Horror in Bowery street? Tra i due litiganti...
Il titolo ci dà la chiave di lettura: come in un nastro di Moebius le cose in questo film mutano e diventano l'opposto di quello che dovrebbero essere. Kim Ki Duk si spinge oltre e ne fa un parallelo con la filosofia buddista. Se ci si pensa è un genio: seguendo il suo assunto anche un pessimo film si dovrebbe ribaltare trasformandosi in un capolavoro assoluto. Purtroppo per lui siamo molto piu terra terra e al massimo ci facciamo due risate in sala guardando un pene sotto a un camion. Totalmente evitabile anche per i fan del regista.
MEMORABILE: La scena della masturbazione col coltello nella spalla.
Incredibile pastrocchio d’autore realizzato da un Kim Ki-duk ormai irriconoscibile. Messa in scena estrema del complesso di Edipo passando per la castrazione e conseguenti reazioni emotivo-psicologiche dei folli e degli sventurati. Oppure solo vuoto pneumatico con inserti sensazionalistici a gogò, tanto per sbattere in faccia al pubblico (soprattutto coreano) che di certi argomenti è ora di iniziare a parlarne. Un linguaggio ibrido spersonalizzato ai limiti dell’amatoriale. Lontani anni luce dal primo, viscerale, suggestivo Kim. Che tristezza!
Kim Ki-duk cucù e il pene non c'è più. E' come sparare sulla croce rossa...troppo facile. Ma il regista se lo merita, soprattutto dopo aver creduto in una simile, "penosa" pellicola, più ridicola, che genuinamente malata. Se non altro, nessuno dice niente, visto che immagini e situazioni parlano da sole, proponendoci manie perscecutorio-sessuali, personaggi improponibili e alcuni momenti così deliranti da risultare persino divertenti (il tentato penicidio con la pistola; il furto di pene "Chissà quant'è la "pena" prevista"; e la violenza su pietra inerme). M.... di presunto autore.
MEMORABILE: Scarpe in faccia contro piedi (è un pareggio); Il pene da troppo amor di mamma perduto.
Ki-duk azzarda una cifra stilistica all’osso ma sbaglia bersaglio e oggetto del contendere. La scorpacciata di violenza penecentrica a cui si assiste non produce nessun sobbalzo, resta un susseguirsi di ripetizioni o che sembri si voglia rendere il tutto come un cinico sberleffo. Regia senza particolari spunti con alcuni primissimi piani a ricordare Lynch. La parte famigliare che riguarda la moglie è la più inverosimile e il finale chiude approssimativo.
Basterebbe leggere la sinossi per farsene un'idea abbastanza precisa: la visione è solo tempo perso in un'avvilente e sbigottita presa d'atto. Impossibile non affrontarlo come uno scult in partenza; evitare la bassa ironia, un'impresa. Mentre la deprivazione dialogica (solo versi e rumori, e qualche concessione a google search...) dovrebbe testimoniare di un'umanità ridotta al grado zero della libido, l'ilarità va tenuta a bada per le corna. Opera lapidaria: lancia un'ecatombe a posteriori su tutta la produzione di Ki-duk. Davvero, il gesto finale del protagonista è la perfetta chiosa al film.
Trama fallocentrica che, non temendo il ridicolo, propina allo spettatore un cocktail di scene difficili da vedere al cinema ma altrettanto indigeste per la rinuncia a qualsiasi espediente narrativo. Plausibilità zero (già i primi 10 minuti parlano da soli), dialoghi - è il caso di dirlo - castrati, fotografia misera, peni che rotolano da tutte le parti e segno dell'ambizione umana. Qualche traccia di borghesia annoiata anni 70, qualche scena tra padre e figlio ma sul voto si potrebbe andare tranquillamente sottozero.
Moebius è uno di quei film che ti lascia senza fiato. Ogni scena è un ricca di significato che si cela dietro espressioni, gesti, suoni e contesti. La sofferenza accompagna il dolore al piacere per poi determinarsi in maniera ancora più consistente. L'uomo tende a immergersi nella più profonda bassezza pur di illudersi del raggiungimento del Paradiso (ovvero del piacere assoluto), si lede fino all'impossibile rigettando ogni forma di razionalità. Difficile da capire e non nego qualche eccesso, ma il lavoro è buono.
Un film che, indipendentemente dal fatto che piaccia o no, ti sorprende violentemente, in altre parole ti immobilizza alla poltrona e ti porta per forza a fare strane riflessioni: per esempio se il sesso è un’occorrenza soprattutto "trasgressiva" per corrompere la quotidianità. “Moebius” è un film macabro e nello stesso tempo vivo in senso reale, siccome si avverte l’incomunicabilità che conosciamo “lì fuori” di tutti i giorni; è un film “senza parole”, vigliacco. Di certo non un capolavoro assoluto ma neanche un'inaccettabile vaccata.
MEMORABILE: Il pene spiaccicato sotto il camion (molto molto esilarante).
Parafrasando il titolo di un racconto di Gogol questo film si poteva intitolare "il pene". Scherzi a parte, Moebius è un buon film, dove Kim ki-duk non si preoccupa di "disturbare" lo spettatore con scene al limite dell'incomprensibile. Certamente la sua filmografia ha offerto in passato di meglio.
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Capannelle ebbe a dire: Sono solo a 10 minuti.. si possono introdurre i voti sottozero?
il mio sogno di sempre, ma temo che zendy non voglia proprio saperne. anzi io prima dei sottozero come voto intermedio tra + e - metterei anche il punto interrogativo, che davanti a certe opere è un dovere morale.
Cotola ebbe a dire: Coraggio: il meglio deve ancora venire.
ha da passà a baffone..!!
DiscussioneZender • 30/09/14 13:58 Capo scrivano - 47798 interventi
Schramm ebbe a dire: Capannelle ebbe a dire: Sono solo a 10 minuti.. si possono introdurre i voti sottozero?
il mio sogno di sempre, ma temo che zendy non voglia proprio saperne. anzi io prima dei sottozero come voto intermedio tra + e - metterei anche il punto interrogativo, che davanti a certe opere è un dovere morale. Al contrario, se potessi abolirei l'1 per l'eccesso di accanimento di certi utenti nei confronti di un misero film, che male non ne fa a nessuno. Aiuterebbe.
Io per esempio utilizzo il pallino secco come simbolo di delusione assoluta. Non è accanimento, è semplice protesta (fatto sta che un pallino ad opere "minori" non l'ho quasi mai dato).
Sì Zender, c'è un po' di sadismo sotto al monopallino ma ogni tanto è come il cacio sui maccheroni.
L'unicità, la grandiosità di Moebius è che in soli 10 minuti ha già fatto vedere di cosa è capace.
Di solito all'inizio si viene introdotti in un percorso o c'è una delle scene migliori del film (si pensi agli 007).
No, Moebius condensa in 10 minuti una serie di assurdità che poi tenderà a ripetere per tutto il film.
Zender ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Capannelle ebbe a dire: Sono solo a 10 minuti.. si possono introdurre i voti sottozero?
il mio sogno di sempre, ma temo che zendy non voglia proprio saperne. anzi io prima dei sottozero come voto intermedio tra + e - metterei anche il punto interrogativo, che davanti a certe opere è un dovere morale. Al contrario, se potessi abolirei l'1 per l'eccesso di accanimento di certi utenti nei confronti di un misero film, che male non ne fa a nessuno. Aiuterebbe.
ma un monopalla è appunto indice di inaccettabile vaccata (cosa questa già in sé offensiva per le mucche e per le prostitute), a quel punto è fatta richiesta di argomentare dove sta l'inaccettabilità e dove la vaccata. non è che puoi parlare di rifiuti solidi urbani usando la terminologia di un gioiellere.quando è brutto ed è indifendibile e ti si chiede di motivarne il perché, tutto il resto è conseguenza. una stroncatura fa forse male al film, ma aiuta gli utenti a capire cos'ha che non va e perché. e far stare il prossimo tuo attento o alla larga da certe schifezzuole...beh, sarebbe proprio un male?
DiscussioneZender • 30/09/14 18:51 Capo scrivano - 47798 interventi
Ma guarda che per far star lontani non serve parlare di vacche (già presenti nell'arcaica definizione davinottica) e di rifiuti solidi. Non è che la gente non capisce quando uno dice che il film è brutto... Non ho certo detto che una stroncatura non si possa fare, che discorsi. E' sempre un discorso di termini e di un minimo di eleganza. Io sulle riviste e sui giornali leggo stroncature clamorose senza che si debba scendere nelle fogne voglio dire.
Stavo scrivendo che il film mi è piaciuto assai e qualcosa ha mandato in corto il mio pc o il sito :-)
Film veramente notevole. Non sto scherzando. Spero il messaggio ora appaia in maniera corretta.
L'assoluta assenza di dialoghi ne fa un indice chiaro della necessità di un'interpretazione simbolica. Il resto lo fa il concetto di "nastro di Moebius":
SPOILER
Ad es. il figlio che ha un'erezione solo con la madre avendo subito il trapianto del pene del padre costringe i genitori ad un conflitto identico a quello iniziale, quando il marito tradisce la moglie con una giovane ragazza: i due si scannano dunque nuovamente, ma ora è perché il marito vorrebbe possedere la moglie e non può più farlo avendo donato il pene al figlio. E' evidente una possibile lettura metaforica a livelli infiniti, applicabile a quasi tutte le scene del film. Il finale poi è un tocco di genio assoluto, che ci riporta a Primavera...
DiscussioneRaremirko • 20/11/17 23:43 Call center Davinotti - 3862 interventi
Film quantomeno spiazzante, weird, anomalo, muto, realizzato da un Ki-duk non troppo ispirato.
Tematiche ed argomenti cercano lo scandalo facile, la vicenda è poca cosa, ma comunque non ho provato noia ed una certa inquietudine, o perlomeno un pò di disagio, si prova.
A quanto pare però i tempi di Ferro 3 paiono terminati...