Tre cortometraggi d'autore raccontano una delle città più umanamente affascinanti e curiose. Gondry mette in scena con un po' di confusione la surreale ricerca immobiliare di un regista pazzo e della fidanzata-sedia (quasi una presa in giro di Ferro 3), Carax dirige un grandioso Levant nell'esordio del Merde che ritroveremo in Holy motors (di gran lunga l'episodio migliore) mentre Bong è alle prese con una favoletta morale sulla solitudine, tecnica sopraffina al servizio di una storia poetica quanto mielosa. Il trio convince.
Tre episodi che illustrano le distonie e le contraddizioni di una megalopoli in cui gli individui cercano di crearsi un proprio spazio e un minimo di realizzazione: le difficoltà di trovare un appartamentino si risolvono nella trasformazione in un elemento dell'arredo (la ragazza-sedia) che Gondry tratta col solito tocco; Carax col suo "uomo merda" anticipa il non sense di Holy motors e Bong Joon-ho riflette sul fenomeno allarmante degli hikikomori. Ne esce un ritratto composito e di diverso spessore narrativo che tuttavia conserva un'unitarietà e qualità estetica di fondo.
MEMORABILE: La graduale trasformazione della ragazza; L'uomo delle fogne devasta la città; Il maniacale ordine in casa dell'uomo solitario; Il robot portapizze.
Metropoli contraddittoria dove ad ampi spazi urbani corrispondono spazi privati ridottissimi per necessità (il mini appartamento), per scelta (la casa ingombra di oggetti maniacalmente accumunati negli anni), oppure misteriosi ed accessibili solo ai folli (le fogne): è Tokyo come emerge da tre episodi che nonostante i diversi approcci (favolistico con venature kafkiane Gondry, grottesco e iconoclasta Carax, malinconicamente romantico Bong Joon-ho) possiede una propria unitarietà legata ai temi della solitudine e della difficoltà di stabilire rapporti con gli altri. Opera stimolante.
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DiscussioneRaremirko • 1/02/23 00:06 Call center Davinotti - 3862 interventi
Forse l'episodio migliore è quello di Bong Joon-ho, più a fuoco, realistico e maturo degli altri (il fenomeno dell'isolamento e dell'accumulazione c'è anche al di fuori del paese asiatico, comunque). Carax può contare sul sempre fenomenale Lavant ma si fatica un pò a capire il senso di un corto satirico comunque interessante ma leggermente sottotono riguardo al regista. Nella media Gondry, che mette finezza, simbolismo (la sedia...) e poesia nel contesto umano. Un film corale riuscito, un pò altalenante, vario e sentito, che omaggia la famosa città con più stili e più approcci.