Steak - Film (2007)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dopo il programmatico NONFILM Quentin Dupieux passa al lungometraggio con un lavoro altrettanto rappresentativo del non-sense di cui è profondamente intrisa la sua concezione di cinema (e non solo, si veda il videoclip di "Flat Beat", con cui sbancò sotto il nome di Mr. Oizo, per capire). La trama diventa accessoria, un optional a cui fare riferimento saltuariamente per divagare attraverso dialoghi spesso non sequenziali, che non richiedono risposta.

L'incipit in cui una camionetta si ribalta dopo che il militare che la guida ha perso inopinatamente la parrucca al vento già dice molto, ma serve soprattutto...Leggi tutto per far recuperare un mitra a George (Bedia), un ragazzo che passa di lì e che se ne servirà poco dopo per vendicarsi contro compagni di scuola che lo prendono in giro in ogni modo possibile. Viene catturato? No, la polizia arresta un suo amico, Blaise (Judor), che aveva poco prima incontrato George e gli aveva sottratto il mitra per guardarselo bene da vicino! Si penserà che Blaise protesti e spieghi che lui non c'entra, m la cosa non interessa al regista che ci proietta invece a sette anni dopo, quando Blaise viene liberato dalla clinica in cui è detenuto e subito ritrova George, che ha il volto coperto di bende e dice di averlo perdonato (lui!?).

In sette anni molto è cambiato. Ora la nuova moda impone che ci si dedichi al lifting e che invece di dire "Buongiorno" si dica "Stivale". George appartiene a una gang di strani bulli in giacca rossa, i Chivers, che si dedicano a un gioco totalmente senza senso, sorta di baseball anarchico (esilarante nella sua concezione) e che si salutano con tutta una serie di mosse ridicole in una sorta di buffa coreografia rituale. Ciò che conta è che Blaise, già frustrato dall'esser tornato a casa e aver scoperto che tutta la sua famiglia è finita in disgrazia per colpa sua e ha cambiato città, non viene accettato nemmeno da George, il quale non lo vuole nei Chivers e tenta in ogni modo di sbarazzarsene. Blaise non capisce se l'amico fa sul serio o se è solo l'ennesimo comportamento da interpretare di un futuro imprevedibile.

Non è però nemmeno il rapporto tra i due la cosa che interessa il regista, quanto piuttosto il disegnare un possibile scenario prossimo di un mondo che agisce apparentemente senza una logica. Il che potrebbe anche essere divertente (e in alcuni casi lo è, perché i due che giocano lanciandosi un fresbee radiocomandandolo, ad esempio, sono un bell'esempio della folle genialità di Dupieux), se solo si riuscisse a organizzare il tutto in chiave più ironica. Così invece, al netto di qualche momento indubbiamente azzeccato (quando George spiega a Blaise in auto quali sono le nuove tendenze e quale il nuovo umorismo raccontando la barzelletta sulle nuvole si resta colpiti), troppi sono quelli in cui si tirano in lungo situazioni senza sbocco, costruite su scambi sterili o che non dicono nulla (in ogni senso, stavolta). Inoltre dal celebre duo comico Eric (Bedia) e Ramzy (Judor) ci si aspettava una maggiore interazione. Il Dupieux più compiuto e capace di sfogare il proprio talento incanalandolo è ancora in via di assestamento. Varrà assolutamente la pena di aspettare.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/06/13 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/02/23
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Schramm 7/06/13 11:26 - 3490 commenti

I gusti di Schramm

Dura davvero conformarsi alla sterilità di un mondo che ha ormai fatto del nulla la sua griffe, del lifting la propria divisa d'ordinanza, dell'omologazione un'imperativa categoria dello spirito. Dupieux risponde all'improduttività della nostra epoca con un'opera altrettanto improduttiva, interlocutoria, inservibile, appena vagamente affascinante, che sotto la patina della commedia nasconde l'urlo muto di questi piatti tempi incapaci di esser tragici, senza preoccuparsi di farci sorridere almeno una volta. Come un Happy days svogliato e tutt'altro che happy. Incerto l'interesse, troppa la noia.

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