Winterbottom racconta un film lungo 5 anni. Letteralmente. Il senso del tempo che passa lentissimo è scavato nei minimi gesti o nell’intimità della famiglia separata dal carcere. Storia da documentario sul tirare avanti mentre i figli crescono e si sopravvive ai tempi della giustizia, anche se l’esame della detenzione viene evitato. Stile diretto e ravvicinato, con dialoghi essenziali; difficile restarne indifferenti.
MEMORABILE: Gli abbracci in carcere; I figli maschi cresciuti.
Winterbottom racconta con fare quasi documentaristico l'attesa di 5 anni di un detenuto per riabbracciare moglie e bambini e per dare verosimiglianza alla pellicola la gira in più periodi proprio nel corso di 5 anni. Avrebbe fatto meglio a dedicarsi più al copione che dopo un inizio toccante finisce col riproporre le stesse sequenze, girate sì con un certo tatto ma poco significative. Da rimarcare comunque la prova dei due protagonisti e le musiche dell'esperto Nyman.
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Il film è stato girato a puntate rivedendosi per qualche settimana nel corso di 5 anni per simulare al meglio la storia narrata (i 5 anni di detenzione del protagonista).
Scelta particolare (e rischiosa, pensa se uno dei due attori principali avesse avuto problemi nel corso dei 5 anni..) che onestamente non penso abbia donato più di tanto alla resa di un film che viaggia su medi livelli.