Ennesima "rollinade" con tutti gli annessi e connessi nel bene e nel male: a salvarsi è solo la cura per l'immagine (ma c'è qualche filtro fotografico di troppo), tipica del regista francese, e alcuni squarci visivi belli e riusciti. Per il resto ci troviamo dinanzi alla solita sceneggiatura al risparmio, piena di azioni ripetitive o inutilmente lunghe (un paio di sequenze di sesso, ad esempio) quasi del tutto priva di dialoghi (si parla per circa 10 minuti su 80), e caratterizzata da ritmi soporiferi che appesantiscono il risultato finale.
Efficace concentrato di tòpoi rolliniani, con atmosfere oniriche e messa in scena accurata e non di rado elegante (specie se vista nell'ottima versione blu-ray), come di consueto per l'autore la visione richiede una certa disponibilità all'abbandono. A increspare l'andamento trasognato una lunga, folle sequenza di pura exploitation inserita su insistenza del produttore. Buono.
Due ragazze vestite da clown e un complice su un auto in corsa; una spara all'impazzata su degli inseguitori, poi il complice è ucciso. Si incamminano quindi verso un castello di vampiri... e questo è solo l'inizio. Sfido chiunque ad averci capito qualcosa. Punteggiato da scene bislacche, sadomasochismi e nudi delle graziose protagoniste: tutto buttato, per dirla con Gadda, "nella cisterna vuota dell'insensatezza". A tratti può colpire: un orologio rotto, d'altronde, segna l'ora giusta due volte al giorno. Per collezionisti del bizzarro.
Una colorata parodia horror-pop o un porno sperimentale mancato? Nulla di tutto ciò. L'impressione è del prodotto cineamatoriale dove la comicità, non prevista dell'ineffabile artefice, fa talvolta capolino. L'improbabilità dilaga; i lampi di genio (visuali) sono appannati dalla scriteriata sceneggiatura. Resta qualche sequenza sorprendente e se l'insieme - per chissà quale strana virtù - non suscita antipatia ci si chiede pure il perché di tanto spreco (fotografia, luoghi, bonazze).
In fuga non si sa bene da chi e da che cosa, due ragazze vestite da clown sparano all'impazzata contro imprecisati inseguitori per finire poi in un tetro maniero abitato da un vecchio vampiro in disarmo e da una scalcinata corte di adepti. Gli sviluppi della vicenda saranno ancora più assurdi delle premesse. Rollin riesce a mettere insieme 80 minuti di film con una sceneggiatura costruita sul nulla, ma a prezzo di estenuanti lungaggini che né le raffinatezze fotografiche né i pregevoli nudi delle due giovani protagoniste riescono a riscattare.
Inizio veloce, espressione di quell'animus surreale che fa del cinema di Rollin un quid unico. Pagliacci (donne) che scappano chissà dove e chissà da chi. Poi ecco l'abbrivo fiabesco, incantato, sperduto nei meandri dell'ignoto. E finalmente vampiri e vampire, cripte e bare, cappellette e cimiteri. Poco interessa comprendere ciò che l'autore intenda rappresentare, ciò che va colto e delibato è la substantia, ovverosia ciò che si fa strada per pura acquiescenza. Nudi integrali ben fotografati e musiche di corredo di buona efficacia rendono il prodotto di discreta intensità.
MEMORABILE: La sparatoria incipitaria.
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