Articolo (a firma Adele Gallotti) su "Stampa sera" del 31 Agosto 1972.
NEL FILM: "L'altro piatto della bilancia,,
DORELLI HA VISTO ANNEGARE LA SUA CATHERINE SPAAK
(E' la vicenda del "caso Izoard" che appassionò la gente nel dopoguerra)
Roma, giovedì sera.
« E' stato più difficile pretendere da Catherine Spaak una recitazione da adolescente che truccarla da quattordicenne. Col suo visino fresco è bastato un trucco leggerissimo, pettinarla alla sbarazzina e metterle addosso un abito rosa a "pois" bianchi. Comunque, dopo averla vista in tante commediole, per me è stata una rivelazione, immedesimata in un ruolo drammatico e romantico come quello della protagonista del mio film: una polacca sterilizzata a soli 14 anni dai nazisti per adibirla alle "case delle bambole". Sopravvissuta a questo "choc" si innamora di un avventuriero di alto livello con cui deve sposarsi, dopo un romantico viaggio a Taormina. Ma a casa non tornerà più, e l'amante finirà nelle galere italiane ».
E' il regista Mario Colucci che parla in piazza Navona dove sta terminando il film« l'altro piatto della bilancia », iniziato in Sicilia qualche mese fa. E' la storia della bella polacca annegata nelle acque di Mazzarò nel 1955 e del processo al suo amante, Roger Izoard (Philippe Leroy) un processo che durò 12 anni. Assolto egli uscì di carcere distrutto e poco tempo dopo morì d'infarto.
Perché il giovane regista ha voluto ricostruire questo fatto di cronaca, forse perché crede nell'innocenza dell'imputato?
« Prima di tutto vorrei fosse chiaro che io non intendo fare un film-inchiesta, ma colmare con la mia fantasia le lacune di questa storia d'amore e puntare un dito sulla dinamica disumana di questi processi; alla fine non interessa se Roger fosse o no colpevole. Intendo mettere in evidenza come un processo del genere possa distruggere un individuo. Della sua innocenza, comunque, crede l'avvocato che lo difese. Un siciliano imponente e pieno di fascino; fu lui che mi mise in testa questa storia, raccontandomela così abilmente che l'ho scelto per fare se stesso. L'avvocato Claudio Faranda deve ancora girare - lo scenografo Franco Costa sta ricostruendo a Roma il palazzo di giustizia messinese - e ha una paura folle, io però sono sicuro che sarà convincente sullo schermo come lo fu nella vita. Useremo la stessa sua arringa, solo tagliandola e rendendola meno tecnica e più spettacolare ».
Il regista tentenna nel dirmi che l'interprete ideale per lui sarebbe stata Bibi Andersson anche se la Spaak, che accettò con grande entusiasmo, si è rivelata non solo attrice matura ma anche seria professionista.
« Catherine finì di girare l'ultima scena proprio la sera prima del matrimonio. Non mi disse nulla, solo mi chiese se potevo sbrigarmi il più presto possibile perché lei l'indomani aveva un impegno urgente fuori Roma. Dai giornali seppi che l'impegno era il matrimonio. Dorelli non si fece mai vedere sul set, solo una sera che eravamo tutti qui in piazza Navona a prendere un gelato, mi chiese di affidargli una particina. Gliela trovai subito, breve ma difficile, quella di un detenuto ormai pazzo che depone al processo. La girerà a giorni, ho visto Dorelli in teatro in oplà, noi ammazziamo, è diventato un attore bravissimo e gli si può affidare qualsiasi personaggio».
Ultima modifica: 5/11/18 01:55 da
Alexpi94