Senti, amore mio - Film (1923)

Le dure leggi dell’amore son inesorabilmente immutabili in ogni epoca (età della pietra, era romana, contemporaneità): la scaltrezza deve opporsi alla forza bruta. Buster, al suo primo lungometraggio, lascia al solito basiti per la coscienza cinematografica, che gli consente di parodiar Intolerance e sperimentar instancabilmente, perfezionando al contempo il suo personaggio di imperturbabile caparbietà. La sezione preistorica è un po’ tirata per i capelli, ma la parte moderna offre momenti irresistibili. Beery è grande e grosso, unico film della bella Leahy.

Keaton moltiplicato tre, in diverse epoche (preistorica, romana, moderna), ma sempre impegnato a strappare la ragazza amata dallo stesso figone di turno. Curiosa la comicità in parallelo, che crea al tempo stesso sospensione (per la prima storia) e attesa delle varianti (per le altre due), in un crescendo di invenzioni, che giungono al culmine negli inseguimenti finali. Se l’età della pietra e Roma sono una bizzarra e l’altra estrosa, la vicenda attuale consente all’artista di esprimersi al meglio, con situazioni più efficaci e divertenti.

Sorta di triplice episodio incastonato per donarci universali leggi d’amore: chi è più sincero vince, anche se alla fine il parallelismo temporale darebbe ragione all’età della pietra. Mediometraggio in cui Keaton prova a battere una sceneggiatura più delineata con tocchi comici come a parodiare le epoche. Orchestrata meglio l’età moderna, la preistorica si presta di più alle facezie; nella romana si apprezzano gli sforzi produttivi di quegli anni.