Fuori dalla Hammer quel che rimane è la paura Confezione lussuosa, estetica da videoclip anni 90, una certa cura registica che valorizza la tetra magione e il suo enorme parco, con almeno un paio di momenti azzeccati (la steadycam nel "labirinto" shininghiano, l'apparizione dello spettro di miss Jessel nello stagno) e un'atmosfera decadente anche ben valorizzata.
Ma il film frana sotto il peso delle ambizioni del suo regista, che in dirittura d'arrivo deve infilarci per forza le pacchianate (il risibile fantasma di Quint alla finestra, dalle fattezze demoniache che assumono i tratti di una carnevalata, le solite apparizioni ectoplasmatiche, la Kensit "emaciata" novella esorcista e il bimbetto rompicoglioni) e manda in vacca sussulti inquieti e larvate morbosità.
Il piccolo Mills che "seduce" la Kensit (vuole farsi spogliare da lei e dormire insieme, la guepiere ritrovata nell'armadio segreto che indossava la precedente instruttrice, i baci rubati) davano un sapore sordido alla
Tua presenza nuda, ma vengono abbandonati quasi subito a favore di una narrazione che scivola ben presto nella convenzionalità e nella solita storiella di fantasmi.
Qualche buona idea (il teatrino messo in piedi dai due ragazzini con giochi poco consoni per la loro età, il fantoccio bruciato) non risollevano il film dalla mediocrità da seconda serata su
Italia 7, dove Lemorande si destreggia goffamente tra bambole mostruose, ninnoli alla
Fanny & Alexander e grossolani sprazzi onirici pararusselliani con amplessi che manco le produzioni dozzinali di Playboy.
Julian Sands fa poco più di un cameo, anonime le musiche del grande, altrove, Simon Boswell, la Kensit (che comunque adoro) se la cava egregiamente in un ruolo comunque non facile e la Audran pare invecchiata malissimo. Lemorande cerca di dare tocchi registici personali goticheggiando e incalzando con barocchismi vari, ma non è nè Jack Calyton nè tantomeno Michael Winner e la patina resta quella di uno straight to video prettamente novantiano.
Si poteva approfondire sugli abusi d'infanzia della Kensit (i flashback mentre gioca col secchiello sulla spiaggia) e dare al film una luce perversa sul rapporto tra i due bambini e i fantasmi inquieti di Quint (rappresentato come un belloccio da spot televisivo) e miss Jessel, invece di rientrare nei soliti canoni da ghost movie da bancarella.
Imdb segnala: penis (?), incest (??) e pedophilie (???) dal sottoscritto non pervenuti.
Non basta una magione decadente, una location suggestiva, un parco fitto di misteri, una civetta appollaiata, una ricercatezza ampollosa nelle immagini e un seno tagliato da una lametta per rinverdire le "malate" e ambigue suggestioni sulfuree di Henry James.