Dopo il maggio rivoluzionario, qualcosa resta nell'aria, sospeso, un attimo prima di precipitare in sedimenti esistenziali. L'effervescenza bruciante e i postumi della dissidenza in un quadro storico luminoso, dall'immediatezza abbacinante e sensoriale, che è insieme autentificazione culturale e sincera confessione autobiografica. Per Assayas l'adolescenza non è un passaggio forzato, ma un punto di vista irrinunciabile, una condizione dell'esserci, l'accordo fra le contraddizioni dell'anima e il disordine vitale della natura. Meravigliosi i giovani interpreti. Un film bellissimo.
Assayas confeziona un film onesto che, nel tracciare la vicenda autobiografica di uno studente liceale impegnato nella lotta politica del dopo maggio francese, ripercorre anni turbolenti e ricchissimi di stimoli senza scadimenti retorici, anzi con un linguaggio mediato e asciutto, che ricorda la lezione di Rohmer. E senza nascondere l'ambiguità di quel periodo, in cui tutto veniva declinato in chiave politica e collettiva, ma la ricerca di un percorso personale in mezzo al magma era fortissima (e salvifica). Interpreti atoni, gran bel finale.
MEMORABILE: La festa in villa, con falò, canzoni, balli, amori e il volo finale della notevole Carole Combes.
Una storia adolescenziale, di estrazione palesemente autobiografica, diventa paradigma di un’epopea generazionale: quella di una ‘meglio gioventù’ che agli inizi degli anni 70 si trovò sballottata tra l’onda lunga politico-libertaria del 68 e le nuove frontiere, dalla droga all’esoterismo alla creatività. Assayas descrive con lucida indulgenza, cercando di ritrovare nei fili confusi di quegli anni il senso di una necessità. Un film da leggere come un diario e come un documento, non come un’analisi. E perciò importante e perfino tenero.
Le grandi ideologie declinate nell'eterna lotta allo status quo attraverso l'energia vitale dei giovani. Erano gli inizi dei '70, i ragazzi assorbinavano avidamente nozioni, spesso ripetevano slogan come dogmi, si confrontavano e lottavano. Il film ha il pregio di non raccontare solo questo; parla di memoria viva, quindi vissuto, mantiene un linguaggio quasi a-mozionale ma, sorretto da una gran colonna sonora, riesce a intrecciare ai suoi temi quel pizzico di poesia che raggiunge talora livelli eccelsi.
Piace e convince perché oltre alle buone capacità nel descrivere un’epoca, una generazione con tutti i suoi elementi e le sue atmosfere, non si rifugia mai nell’elemento “agiografico” né nel buonismo giustificazionista nei confronti di certe azioni e di certi protagonisti, mantenendo a tratti una sana "sincerità" ed "ambiguità". Pur parlando di sé (il film è anche autobiografico), Assayas mantiene lo sguardo lucido di un testimone serio ed attendibile ma anche appassionato
e sensibile. Girato molto bene ed impreziosito da un cast giovane e capace. Un piccolo
gioiello.
Film di formazione su base autobiografica del regista, narra l'inevitabile riflusso personalistico dopo la sbornia ideologica sessantottina. L'inizio è credibile, ma cosparso di segnali che lasciano intravedere le conclusioni. Rampolli di una borghesia che offre loro sicurezza sociale sognano di conciliare l'impulso rivoluzionario con ideali altrettanto borghesi (l'artista, il cineasta, la danzatrice etc). Notevoli il ritmo narrativo e la scenografia, attori all'altezza del soggetto. Musica ben scelta, ricostruisce il sound di quei tempi.
Narrazione generazionale in cui si osservano le gesta di un giovane francese alle prese con il rivoluzionario 68 e le sue idee contrastanti che spaziano dalla lotta alla passione artistica. Pellicola interessante girata con grande maestria; ottime le ricostruzioni scenografiche, validi i dialoghi e tutto il clima che vi si respira all'interno. Sorprendenti i protagonisti.
Istantanea dei fermenti post-sessantottini, messi a fuoco sia sul piano collettivo (i gruppi dell'ultrasinistra, il confronto tra marxismo ed anarchismo, i cortei, le lotte studentesche, l'antimilitarismo) che su quello individuale (la ricerca di una nuova dimensione artistica e spirituale attraverso l'underground e i viaggi). Con intelligenza Assayas rifiuta i pregiudizi e le prese di posizione ideologiche, preferendo attenersi ad un resoconto di fatti da cui far fuoriuscire spontaneamente i dubbi e le inquietudini esistenziali dei vari caratteri coinvolti.
Opera complessa come tutto ciò che è dichiaratamente e sinceramente "personale", il film di Assayas è un graffiti problematico su anni connaturatamente ideologizzati, dunque intrinsecamente deludenti. Il regista francese è sempre attentissimo a restare ai margini delle situazioni rappresentate offrendo un affresco d'insieme caratterizzato da una ossessiva ricostruzione ambientale (dalle scenografie alle musiche, tutto concorre all'ensemble). Paga il pegno a una rappresentatività che vorrebbe esser totale. Folgorante la festa hippie, bravi i ragazzi.
MEMORABILE: Il finale "disvelatore" sul set di un film di serie B.
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Fra gli album collezionati da Gilles (Metayer) spiccano:
Il primo e unico dei Blind Faith, pubblicato nel 1969 (primo fotogramma) e il secondo album di Kevin Ayers and the Whole World "Shooting at the Moon", del 1970 (secondo fotogramma):
Poi l'album omonimo del 1969 del gruppo Mott the Hoople (primo fotogramma) e "Electric Ladyland" di Jimi Hendrix, del 1968 (secondo fotogramma):
Poi l'album del 1969 "This Was", dei Jethro Tull (primo fotogramma) e l'album "Tadpoles" del 1969 del gruppo Bonzo Dog Doo Dah Band (secondo fotogramma):
Poi l'album del 1969 "Joy of toy" di Kevin Ayers (primo fotogramma) e Camembert Electrique" del 1971 dei Gong (secondo fotogramma):
e per finire gli album "Sweethearts of the Rodeo" del 1968 dei Byrds, (primo fotogramma), "Kick Out the Jams" del 1969 degli Mc5, (secondo fotogramma)...
...e infine "The Madcap Laughs", del 1970 di Syd Barret (qui sotto), cioè il disco che sceglierà di mettere sul giradischi e ascoltare:
Nell'edicola presso la quale Gilles (Metayer), compra periodicamente i suoi giornali, sono esposti sia la rivista numero 18° del 22 marzo 1971 di Charlie Hebdo sia la rivista Harakiri N ° 117 del 01/06/1971 :