Extraterrestre - Film (2011)

Un'astronave enorme alla Independence Day, una città evacuata, un quadrilaterato amoroso che si dipana fra equivoci e bugie mentre gli alieni (forse) stanno a guardare... Dal regista del geniale Cronocrimenes, un'operina meno strutturata e concettualmente impegnativa, ma comunque originale e curiosa, piacevole e a tratti assai divertente. L'invasione aliena è un pretesto per isolare un piccolo campione di umanità, osservata con occhio ironico ma non sarcastico, in quanto prevale un tono di buffa leggerezza. Non "homo homini lupus", piuttosto "homo homini gallus" (nel senso di volatile).

Incontri distanziati di incerto tipo, mentre quelli umani, ravvicinatissimi, trovano soddisfazione solo nell'amore inconsumabile, nel tradimento, nella paranoia e nel caccianasare condominiale: i veri extraterrestri siamo noi. Plot bislacco e sciocchino, i cui imprevedibili sviluppi scaldano i motori di un'operina garbata, ma che sta parecchi piani sotto l'attico di Timecrimes, al cui raffronto è impossibile sfuggire. Vigalondo conserva l'abilità e l'arguzia di ricavare il massimo dal minimo, ma stavolta non ci dà niente per cui farsi venire una crisi di licantropia ululando alla luna piena.

L'impressione univoca è che il tenero mattacchione Vigalondo ci prenda davvero gusto a infilare quei poveri cristi dei suoi personaggi in cul de sac assurdi per deprivarli sensorialmente e sciabordarli alla cieca come nei peggiori manuali di tortura militare. In quest'altra sua performance registica, la contestualizzazione fantascientifica è irrito fondale "beckettiano" di una minimale commediuccia domestica, in cui l'autore cerca di pizzicare col sorcio in bocca insidie coniugali come inganni, apparenze, bugie bianche e gelosie. La paradossalità però si schianta su un mare di inconsistenza.

Strambo, ma non divertente; complicato, ma non interessante. Il secondo film di Vigalondo pone l'idea unica dell'invasione aliena quale dichiarato pretesto per esplorare un menage di coppia. Ma il gioco allegorico è troppo scoperto, il senso di straniamento funziona a intermittenza e se per un po' lo sfruttamento concettuale del low budget diverte, la confezione da b-movie finisce col livellare il film ad un'estetica televisiva. Finale contemplativo che vorrebbe rimandare a quello del ben più incisivo esordio. Interpreti nella media dell'anonimato.

Ti aspetti gli omini verdi e invece ti ritrovi in un anonimo condominio cittadino con due amanti, marito cornuto e vicino impiccione. Pellicola che tende al paranoico, con la scusa degli alieni usati soltanto per dare risalto ai pensieri folli dei (pochi) attori partecipanti. Bravina la Jenner, avesse qualche centimetro in più di altezza sarebbe una bomba sexy; se la cava anche Villagran, mentre Areces alla lunga risulta disturbante e ripetitivo.