Il matto sul pallone - Corto (1923)

Il nostro sfaccendato eroe, dopo aver rimediato il due di picche al luna park, si ritrova su una mongolfiera con la quale precipita in una incontaminata riserva naturale. Ormai con la testa al lungometraggio, Buster si sbizzarrisce in una delle sue ultime "two-reels", mettendo ulteriormente a punto il meccanismo di libera associazione comica, con le gag che seguono un ritmo ellittico onirico e nel quale si esaspera la figura del tromp l'oeil cinematografico, per cui niente è quello che sembra e tutto vien piegato alla specifica esigenza filmica.

Geniale viaggio non-sense in diverse situazioni, all’insegna della loro costante reinterpretazione attraverso slittamenti. Già l’inizio con il cappello di Buster e l’accensione della luce è qualcosa di fascinosamente magico e ci trasporta immediatamente in un surreale luna-park. Ogni successivo ambiente è solcato spiazzando sistematicamente le aspettative, e perciò sorprende e diverte: dall’involontario viaggio sul pallone alla pesca nel fiume con la gentil donzella. Insomma: caleidoscopico con raffinatezza. Un battello ebbro di comicità.

Storia con due livelli ambientali diversi (dalla città alla riserva naturale) in cui Keaton affina il suo linguaggio comico di nonsense al limite del genere fantastico. Già dall’inizio si percepisce il piglio surreale della vicenda (senza trama filante) in cui poi la mongolfiera e la canoa si prestano a sottigliezze umoristiche. Ogni scena porta a una boutade e stavolta anche la donzella di turno si allinea allo stesso tipo di comicità.

Buster naviga a ruota libera: mongolfiere, barche, grotte della paura. La trama diviene un pretesto per una serie di scenette stavolta in larga parte lontane dall'ambientazione metropolitana (il che, di solito, depotenzia lo slapstick): non tutto è di prima qualità e qualche rigidezza meccanica nelle gag affiora qua e là. Memorabili, tuttavia, alcune immagini: la canoa bipede, la folla trasvolata in pallone, la caccia all'orso.