Sogni a occhi aperti - Corto (1922)

Per chieder al pretenzioso papà della sua morosa la mano della figlia, il nostro eroe deve stavolta farsi strada in città e nella vita; facile pronosticare che non ci riuscirà. Pur riprendendo diverse delle situazioni già sfruttate nei precedenti corti (il do ut des matrimoniale piuttosto che la caccia all'uomo dei cops), Buster dimostra una volta di più la sua inesauribile verve creativa, capace di deliziose variazioni sul tema. Esemplare poi di quella disincantata comicità amara che fu uno dei segni caratteristici ed antesignani del cinema di Keaton.

Le lettere che manda alla fidanzata fanno intuire una vita di successi, ma noi vediamo la triste realtà di uno sfigato. L’idea serve per costruire diverse mini-comiche, che hanno tutte per tema il fallimento. Il corto è in crescendo, dall’ospedale veterinario alla pulizia delle strade (gustosa), dal teatro (divertente) all’immancabile inseguimento dei poliziotti che si conclude con la magnifica immagine di Buster-criceto nella ruota del battello fluviale. Un film ricco di saporite idee comiche.

Breve incipit in cui Keaton chiede la mano dell’amata per essere poi proiettato alla ricerca del successo che inevitabilmente mancherà. Inizio spezzettato che finisce con le continue fughe dai poliziotti; nella seconda parte s'innescano ottime evoluzioni in esterni con bus o navi. Divertente il finale beffardo in linea con i buoni ma incompiuti propositi. Scarsa la recitazione del duo padre-figlia.

Un'altra serie di parapiglia nella città labirinto coi suoi personaggi canonici: poliziotti, ladri, negozianti edaci e, soprattutto, i trabocchetti metropolitani (botole, camion, scale, idranti, ruote da fiume) con cui il protagonista ingaggia lotte da eroe mitologico in terra straniera. Più cauto di certi suoi capolavori, ma con bei pezzi di comicità immortale (la grancassa respinta dal getto, Buster manichino). Finale agrodolce, stavolta.