Demoni 3 - Film (1991)

Apocrifo diretto da Lenzi, che va a sostituire l'assenza del vero titolo (diventato La Chiesa) a seguito del ciclo diretto da Bava (e prodotto da Argento). Lenzi dimostra, ancora una volta, di essere in grado di trasformare l'argilla in oro: con un budget inesistente ed un soggetto ormai spremuto sino alla nausea, traveste da dèmoni i ritornanti (per effetto di un rituale Voodoo) vendicativi: zombi che reclamano vendetta per un passato di sfruttamento. Più che attingere al ciclo, il regista pare ricordarsi del Serpente e l'Arcobaleno. Nemesiaco.

Forse la più povera produzione del periodo d'oro dell'horror italico e non ha caso il film con cui si chiude questa stagione. Il nostalgico potrebbe gradire nonostante le pecche, ma c'è da dire che nulla si salva ed è tutto all'insegna dell'economia più stretta. Nemmeno il buon mestiere di uno svogliato Lenzi può risollevare un progetto nato morto.

Edematoso e spernacchiabile tentativo di ridare linfa e cattiveria alle creature di Bava e Argento, ad opera di un disorientatissimo Lenzi che perde la bussola tra le macumbe brasileire e cesella un anello mancante tra il pessimo cinema e una discarica comunale. A discrezione dei più spericolati metterlo all'anulare.

Il buon Lenzi gira un tardo horror zombesco che cita apertamente Zombi 2 di Fulci in più di un'occasione (inclusa un'insistita eye-violence tutta fulciana). Tuttavia il soggetto non è da buttar via e la realizzazione low-budget è ben mascherata. Visto in inglese, gli attori tutto sommato se la cavano meglio della media e le scene gore hanno FX caserecci ma d'effetto; peccato che siano troppo poche e che il film tenda a perdersi dietro troppi dialoghi scontati invece che dar spazio a più truculenza. Belle le scene dei riti voodoo.

Pessimo apocrifo della serie inaugurata da Bava (Demoni) innestato sulla scia dei vari zombi-movie italici (a partire da Zombi 2, si cita la solita scena di eye-violence), questo Black Demons (o Demoni 3 che dir si voglia) risulta essere un prodotto sconclusionato e decisamente noioso. La regia di Lenzi è molto approssimativa, ci sono pochissimi effetti splatter (due o tre), la recitazione dei tre attori venuti dal nulla è più terrificante del film stesso. Le scene di macumba sono patetiche ma sono la miglior cosa del film.

Il decaduto Lenzi sfrutta furbescamente il titolo "Demoni" per regalarci un apocrifo davvero brutto. A parte le belle scene dei balli voodoo c'è davvero poco da salvare. Ridicoli i "demoni" che poi sarebbero zombi di colore tornati per vendicarsi, Tutte da ridere le scene di omicidio. Scarso su tutta la linea.

Apocrifo volgare della serie baviana (come se poi la saga sui demoni fosse grande cinema...), il film risulta essere imbarazzante sotto tutti i punti di vista; anche gli omicidi, spesso curati bene da Lenzi, sono risibili. Se il soggetto fa sorridere, la realizzazione fa ridere più di un cinepanettone; gli attori sono cani parlanti, la regia è a dir poco casereccia, da salvare solo le scene sui rituali woodoo... Ok Umberto, dovevi pur guadagnare la pagnotta... ma un po' più di applicazione no? voto *!.

Davvero tremendo questo apocrifo della serie Demoni: attori atroci, storia piena di scopiazzature (da La casa a Shining, passando per Il serpente e l'arcobaleno), ritmo soporifero, effetti splatter poveri e ridotti al minimo, manco un briciolo di tensione (di paura non ne parliamo proprio). Gli zombi neri sembrano più comatosi che mostri spietati. Sottotono anche le musiche di Micalizzi. Evitare accuratamente.

Sequel apocrifo del dittico baviano, si inserisce nella tradizione dei morti viventi resuscitati da macabri rituali indigeni (qui la macumba brasiliana, in continuità con il vudù di Tourneur, Fulci e Craven), proponendo zombi sanguinari dai riflessi insolitamente rapidi. Più curato nella fotografia e nei dettagli splatter rispetto alla media dei tardi b-movies nostrani, soffre però di lentezza e prevedibilità (in pratica vengono enumerati tutti i clichés del genere) e di attori scialbi come il protagonista Keith Van Hoven; le due fanciulle lasciano un buon ricordo solo per la loro avvenenza.

Come c'era da aspettarsi, questa pellicola non ha nulla a che vedere con i precedenti Demoni prodotti da Dario Argento. Ma non solo la trama si discosta, se ne discostano anche le modalità e il tipo di creatura: qui si tratta di cadaveri di ex-schiavi neri che venivano sfruttati in Brasile. Dialoghi penosi, recitazione scialba, regia mediocre. Umberto Lenzi ha diretto molto, molto di meglio. Un punto a favore va ai trucchi splatter, ma la maggior parte sembrano inseriti "a forza".

È inutile prendersela con Lenzi. Certo, gli si può rimproverare la regia tirata via, il basso budget, i dialoghi sconfortanti, la mancanza di una solida ideologia di fondo... ma queste son solo le cause secondarie, seppur importanti, di tale fallimento su tutta la linea. Il problema, enorme, che è anche il problema del cinema italiano dai Settanta in poi, consiste nelle facce, nei corpi e nella personalità degli attori. In soldoni: con gli scipiti bambolotti qui in gioco non ce l'avrebbe fatta nemmeno Kubrick. Irrilevante.

Lenzi utilizza il marchio di fabbrica di Bava confezionando un racconto che ha a che fare coi morti viventi e spostando la scena in Brasile, fra macumbe, galletti neri sgozzati e magia nera. Ne risulta un horror esotico i cui zombi neri si rifanno al celebre Ho camminato con uno zombi, curato nella fotografia e girato professionalmente, senza ombra di dubbio. Una deviazione dal tema che si rivela migliore delle opere precedenti (non ci voleva poi tanto), in particolare Demoni 2, a sorpresa.

Tralasciando l’inutilità di accostarsi alla serie demoniaca di baviana memoria con la quale non ha nulla a che spartire, quello che rimane a galla è un horror brutto e di nessuna importanza storica. Demoni non ve ne sono: si vedono soltanto sei zombi di colore adornati da un make-up a dir poco risibile. Lenzi si aggancia al voodoo con risultati disastrosi peggiorati dalle interpretazioni al di sotto della sufficienza degli attori, gran parte dei quali non ha neanche una minima presenza scenica. Un passo falso da dimenticare.

Horror esotico, ma non erotico. I demoni risorti sono inquietanti e la location, seppur non valorizzata, risulta adeguata al tema e lo supporta. Purtroppo la sceneggiatura si perde in tratti privi di interesse, in cui nulla accade e l’unica cosa che si fa veramente sentire è la noia. Effetti speciali fatti “così così” (anche se con le migliori intenzioni per risultare aggressivi). Mediocre il doppiaggio italiano e anche i partecipanti sono un po’ sotto tono, in molti frangenti. Prodotto anni 90 realizzato con passione, pochi soldi e con un risultato notevolmente sotto le aspettative.

Più che il prosieguo del ciclo di Lamberto Bava, sembra di trovarsi di fronte a un sequel apocrifo del filone "Zombi" di Fulci & Co. (dulcis in fundo, c'è pure una pseudo-maciara bolkaniana con la fissa delle bamboline vudù), con un quintetto di ragazzetti bianchi tormentati da ritornanti ciechi di colore. Il ritmo letargico, l'esiguo numero di scene gore (i soliti danni oculari e asciate in testa che piacciono tanto a Lenzi), la regia svogliata e i dialoghi allucinanti ("Non intendo crepare qui come una scema!") mettono a dura prova anche gli irriducibili appassionati di cinema bis.