Grand Prix: The killer years - Documentario (2011)

Grand Prix: The killer years
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MMJ Davinotti jr

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non c'è niente da fare: il fascino della Formula Uno è da sempre connesso all'incidente, allo spettacolo atroce della morte in diretta. Lo dimostra questo ennesimo documentario che pone l'accento proprio sugli anni più drammatici e intensi di questo sport e che comincia (non dimentichiamo che il committente è l'inglese BBC) quando il dominio di Enzo Ferrari viene messo in discussione dall'avvento di quelli che lui chiamava “garagisti”: non più motoristi, grandi marche dell'automobile ma valenti progettisti perlopiù britannici che puntando tutto sull'aerodinamica dimostravano come fosse possibile vincere anche senza disporre del motore migliore. Il più grande di loro fu senza dubbio Colin...Leggi tutto Chapman, che con la Lotus fondò l'unico marchio in grado di scalfire il mito Ferrari. Il documentario è per una buona parte la celebrazione delle invenzioni di Chapman e dell'uomo che le ha rese vincenti per anni, Jim Clark, morto nel 1968 durante un Gran Premio di Formula 2. Il passo verso l'esasperazione tecnologica di mezzi sempre più leggeri e pericolosi porta alla inevitabile celebrazione di altri piloti che persero la vita sulle piste, con filmati di repertorio ma soprattutto lunghe interviste a corridori del tempo: da Emerson Fittipaldi a Jackie Stewart, da Jacky Ickx a John Surtees tutti cercano di far capire quanto la Formula 1 al tempo fosse uno sport ad altissimo rischio, un rischio che ci si prendeva senza troppo poterci pensare (ma Stewart lottò molto per la sicurezza dei piloti). Per gli appassionati un documentario che francamente aggiunge poco rispetto a quanto già ribadito in prodotti analoghi, anche se il punto di vista inglese mette sotto la lente aspetti tecnici altrove trascurati. I filmati degli incidenti non sono certo tutti e per una cruda carrellata degli stessi il meglio rimane forse ancora il nostro FORMULA 1 FEBBRE DELLA VELOCITA', anche se la versione lunga, straziante, del crash mortale di Roger Williamson su cui si chiude il documentario dopo un'ora lascia ancora e sempre di sasso: forse, come rimarcato, la più grave macchia nella storia della Formula 1. Qualche buon pezzo rock di accompagnamento (Nick Drake, Creedence Clearwater Revival e persino Syd Barrett dal suo primo album solista, per pochi secondi!), tanta nostalgia per un lavoro un po' troppo dispersivo e frammentario ma di qualità.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/09/12 DAL BENEMERITO JANDILEIDA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 3/08/15
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Jandileida 3/09/12 19:35 - 1560 commenti

I gusti di Jandileida

Tra gli anni '60 e '70 salire su una macchina da corsa significava spesso ritrovarsi in un fosso: in vita o meno dipendeva dalla fortuna. Discreto documentario che sicuramente scalderà i cuori degli appassionati: per gli altri (come me) il tutto, tolta l'empatia umana con i poveri ragazzi morti in circostanze veramente atroci, potrebbe risultare un po' noioso, pieno com'è di specifiche tecniche di cui, francamente, ho capito molto poco. Da apprezzare comunque le belle immagini di repertorio e l'asciuttezza del racconto dei protagonisti dell'epoca.

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