Tratto da un caso letterario (il film è ispirato da un libro di Luigi Preti), il film, dalle ambizioni indubbiamente di tutto rispetto, delude alquanto le aspettative: il ritmo è blando, ma quel che più penalizza la pellicola è la prevaricazione di vicende personali sull'analisi storico-politica del periodo (il Fascismo), il che appesantisce l'excursus del film. Il cast è molto buono: Ray Lovelock, Silvia Dionisio (sempre uno splendore), Martine Brochard e José Quaglio, ma il film è quello che è. Perdibile.
Ha dalla sua un discreto cast (Dionisio, Lovelock, Brochard...) e una regia di mestiere, ma sconta qualche scivolone nei dialoghi e troppa carne messa al fuoco che, inevitabilmente, lascia qualche momento abbozzato: almeno il (non) rapporto con il figlio malato e il personaggio della Bonaccorti meritavano un miglior sviluppo. Rimangono invece impressi i flashback abissini (dove appare una sensualissima Ines Pellegrini), i momenti con il padre e gli ultimi minuti. Discreto, ma meritava una marcia in più. Musiche discrete.
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