Segue la struttura della Maschera di Frankenstein, aumentando il cinismo del dottore interpretato da Ralph Bates (rispetto a Cushing) tanto da risultare inverosimile, ma ciò funziona per via di un vago umorismo macabro. Ci sono ottime scenografie gotiche e l'atmosfera dei migliori Hammer che nobilitano questa pellicola del 1970. Tipici dell'ultimo periodo sono i velati ammiccamenti sessuali, sopratutto indirizzati alla governate Alys interpretata dalla brunetta Kate O'Mara. L'aspetto del mostro è ben inserito nel contesto generale.
MEMORABILE: La bambina nel laboratorio, nel finale.
Non male questa pellicola Hammer dedicata al celebre barone, interpretato da Ralph Bates che riesce (giustamente) a risultare odioso fin dalla prima scena. Risulta veramente difficile credere che i personaggi (tutti sulla trentina o quasi) nella prima parte del film siano studenti liceali, molto più credibili nella prosecuzione della storia che si svolge sei anni dopo. La trama è ben orchestrata ed è sorretta da un buon umorismo macabro, molto british. Buone sia le scenografie che la fotografia, e Sangster è regista adeguato. ***
Dopo aver scritto memorabili sceneggiature per la Hammer, Jimmy Sangster passa dietro la macchina da presa e dirige una sua personale rilettura del mito di Frankenstein calcando molto la mano sull'ironia e l'umorismo nero. Ralph Bates è un convincente, odioso e spietato barone Victor e si cominciano a intravedere alcuni sprazzi sexy che caratterizzeranno i prodotti Hammer nei '70. La creatura mostruosa è interpretata dal gigantesco David Prowse, futuro Darth Vader della saga di Guerre stellari. Molto buono.
MEMORABILE: La caduta del cervello in vitro; La creatura che avanza nel bosco; "Ormai ho la formula... lo farò perfetto!"
Ralph Bates interpreta un giovane barone Frankenstein irritante e presuntuoso ma al tempo stesso "rassicurante", a fronte dei suoi esperimenti. Del film si apprezza la cameriera (non all'altezza della Teri Garr scritturata da Mel Brooks, regista che spesso si rimpiange nonostante gli intenti qui siano prettamente horrorifici). Jimmy Sangster alla regia confeziona un film con (quasi) giusti tempi, forse con eccessiva naturalezza visto che di tensione da horror ce n'è ben poca e che l'umorismo nero è involontario soprattutto all'apparire del desiderato "mostro".
MEMORABILE: "Non le porterò niente che non sia conforme alle leggi governative sulle carni fresche".
Lo sprezzante cinismo di Ralph Bates tiene in piedi il film sino alla goffa apparizione del mostro, un culturista dalle pessime maniere. Inutile cercare gotiche profondità o allusive simbologie: non ve ne sono. A dir la verità deficita pure la paccottiglia horror: alambicchi, generatori, ragnatele... forse la Hammer era in ristrettezze. Che altro? Ah, la O'Mara mostra generosamente il bocciodromo.
Versione cinematografica Hammer che si discosta per diversi aspetti dai canoni del classico di Mary Shelley. Protagonista assoluto il barone pazzo e cinico, che questa volta senza rimorsi né domande esistenziali si butta anima e corpo nel suo progetto uccidendo deliberatamente e in maniera compiaciuta chiunque gli sbarri la strada. Discrete dosi di black humor e un finale beffardo, che resta nella memoria.
Produzione Hammer ma estranea alla serie canonica dei film con Peter Cushing diretti da Terence Fisher, è praticamente un remake del classico La maschera di Frankenstein in chiave exploitation: amorale, perverso e flemmatico, il giovane barone bullizza padre, professori e amici come l'Alex di Arancia meccanica ma in più ha il pallino dell'anatomia che sappiamo. L'atmosfera del gotico classico cede il passo a un clima fumettistico (dialoghi anacronistici e sfx poverissimi) ma dall'umorismo deliziosamente nero.
Sangster dirige una sorta di remake de La maschera di Frankenstein (di cui era sceneggiatore) svalutando il cast: Cushing viene rimpiazzato da Bates e Christopher Lee da David "Darth Vader" Prowse (con un look e un portamento che paiono un mix fra Tor Johnson e Michael Barryman). Pur trattandosi dell'episodio più debole e meno significativo della saga, il contesto studentesco e certi atteggiamenti del giovane barone fanno simpaticamente pensare a un Re-animator ante-litteram. La scollatura della O'Mara sembra a tratti più rilevante dei protagonisti stessi. Pessimo il brusco finale.
MEMORABILE: La resurrezione della tartaruga; Gli inchini insistiti della O'Mara (e dove cade l'occhio?); Il fulminante omicidio dell'assistente; Il mostro finito.
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Appartiene al ciclo del Frankenstein della Hammer ma, è una semi-parodia nonché remake dell'originale e del primo della serie ("La maschera di Frankenstein"). Seguirà "Frankenstein e il mostro dell'inferno".