Moonlighting - Cittadini di nessuno - Film (1982)

Semplice ma lucida ed efficace commedia nera diretta da uno Skolimowski capace di illustrare con grande sobrietà e capacità certi meccanismi di un mondo per nulla, forse, passato. Lo stile minimale e la ripetizione di certe situazioni non intaccano minimamente l'interesse verso ciò che succede e la fluidità della "storia". Diversi bei momenti, Jeremy Irons in buona forma e risultato finale completamente soddisfacente.

Grande film, strutturato a "episodi" sino al finale amarissimo, stilizzato, senza scenario. Irons è un topo costretto in più gabbie: quella padronale, quella dei sottoposti, del vicino e quella, immobile nella foto, della triste fidanzata. Ed è grandissimo nel recitare con le espressioni. A tratti rivedo immagini kubrickiane, come nell'ispezione della valigia e voce off dell'inizio. Le condizioni di lavoro in nero (moonlightin significa questo) ieri come oggi sono aberranti e il film (una commedia per il rotto della cuffia) le illustra perfettamente.

Basta farsi un giro in un qualsiasi cantiere belga per avere un'idea di quanto sia attuale il film e di quanto ancora sia esteso l'utilizzo di manodopera a basso costo. Skolimowski è un regista sempre originale e capace di dare un tocco personale ai suoi lavori: non fa eccezione questa simil-commedia dall'ironia molto amara interpretata da un giovane Irons (non è il mio preferito ma qui è bravino). Lo straniamento dei quattro polacchi in trasferta londinese è ben reso così come il difficile ruolo di chi è controllato ma anche controllore. Buono.

Quattro operai polacchi a Londra per ristrutturare la casa di un ricco connazionale. Bellissima (e terribile) la Londra sullo sfondo, quella thatcheriana dei primi anni '80 fredda, consumista e diffidente. Sullo sfondo si alterna la storia politica con gli echi del golpe in Polonia (deriva autoritaria ripresa anche all interno del quartetto di operai) e il dramma psicologico di questi "cittadini di nessuno". Finale secco e dolente per un film imperdibile.

Da Varsavia a Londra per ristrutturare un appartamento in disuso di proprietà di un misterioso uomo d'affari polacco. Tre operai piuttosto sprovveduti si mettono all'opera sotto la ferrea guida di un loro concittadino più emancipato che li isola dall'ambiente e dalla patria lontana. Commedia amara dalla sceneggiatura minimale che punta sulla routine di lavoro, sulla modestia dei personaggi e sul barcamenarsi del protagonista (ben interpretato da Irons), tra l'impegno preso e la dura realtà dentro e fuori dall'appartamento. Tra Loach e Guédiguian.

Accorato instant movie che racconta in modo intelligente e originale lo smarrimento di fronte al golpe di Jaruzelski del 1981, attraverso la storia di quattro muratori polacchi a Londra. La concretezza narrativa del lavoro clandestino coniuga l’aspetto politico con quello pre-politico (pre-sindacale) e umano. L’appartamento da ristrutturare è tanto concreto e reale quanto allegorico di una Polonia in disfacimento da dover ricostruire, e gli operai apolitici danno (non)voce al disorientamento popolare. Un film sofferto ed emozionante.

Il capolavoro di Skolimovski. Nel gruppo di operai polacchi che clandestinamente si recano a Londra per ristrutturare la casa di un misterioso riccastro mentre in patria c'è il golpe filosovietico si riproduce tutto il sistema di potere e di autoritarismo che accomuna la Polonia golpizzata alla Gran Bretagna della Thatcher. Sul nulla, il regista crea una suspense veramente fortissima.

Quattro operai polacchi vanno a Londra per ristrutturare la casa del benestante capo. Film prettamente politico nel quale si illustra la povertà di Varsavia agli inizi degli anni Ottanta per denunciare il colpo di stato militare e per dimostrare che il popolo polacco è “alieno” fuori dai confini nazionali. Skolimowski illustra la magra situazione anche con una lieve ironia, ma che in fondo sa di sconsolatezza. Irons regge il film passando da preoccupato a tormentato.