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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Commedia dalle spiccate intenzioni farsesche affidate principalmente all'estro di Ghigo Masino, comico fiorentino dal calcato accento locale qui nel ruolo di Aristide, maggiordomo del raffinato Conte Cellini (Becherelli), cui restano giusto i titoli nobiliari perché pure il palazzo di famiglia se l'è venduto e gli son rimaste solo due camere. I due vivono a Firenze di espedienti, piccole truffe improvvisate per tirare a campare fino a quando un giorno, sulla strada, incontrano Ara (Fani), misteriosa ragazza che parla in una lingua incomprensibile ed è in fuga dagli sgherri di Vincent (Ross), un criminale che cerca di sequestrarla non si sa per quale motivo. I due la portano...Leggi tutto a casa, la ripuliscono (intanto la Fani si spoglia abbondantemente) e la tengono a dormire nelle loro stanze portandola con sé al tennis, a pranzo e prudentemente nascosta mentre attuano le loro truffe.

Perché questo in fondo il film è: truffe con l'aggiunta della componente favolistica data dalla bella ragazza da crescere, che ci conduce a una seconda parte nella quale i nostri dovranno procurarsi ben 500 milioni di lire per farle avere la dote che le permetta - sfruttando anche i titoli nobiliari del Conte - di sposarla al rampollo di una ricca famiglia. Per ottenere il denaro necessario la strana coppia si ingegna più del solito e studia come gabbare proprio il redivivo Vincent, appassionato d'arte. Lo sa questi che il Conte e Aristide proteggono la ragazza sfuggita ai suoi tirapiedi? Non è dato sapere: una delle tante incongruenze figlie di una sceneggiatura raffazzonata (opera, come la regia, di Oscar Brazzi, fratello di Rossano) che, a livello umoristico, non va da nessuna parte e costringe il povero Masino a improvvisare qualche faccia buffa o battuta di second'ordine nel tentativo di vivacizzare dialoghi assai scadenti. Non ci riesce, e la sua comicità sguaiata, accompagnata dalla caratteristica voce stridula, mal si adatta a un film che dal punto di vista della costruzione delle truffe avrebbe invece una sua dignità.

Nella seconda parte il riesce persino a rendersi quasi interessante. Almeno più che nella prima, in cui la storia girava a fatica e si impantanava in un finto concorso di Miss Mondo organizzato per fregare una facoltosa signora ansiosa di farvi partecipare la figlia racchia via raccomandazione. Masino – unico tra i protagonisti a parlare in toscano - anche qui folleggia, ma con scarso esito; meglio allora Becherelli, che con maggiore grazia e spirito costruttivo ridona parzialmente serietà al tutto quando non si sdilinque per la splendida Fani, che pure capisce di non poter sedurre (è troppo giovane, per lui).

Una commedia caciarona e strampalata, con un epilogo malinconico decisamente fuori posto che tenta una chiusa poetica davanti alla Chiesa di Santa Croce (Firenze, naturalmente). E il criptico titolo? Lo spiega il narratore quando si sente Masino salire in carrozza accompagnato da un rumoroso peto: “In fondo che c'è di male? L'è l'anima di un fagiolo che sale al cielo. In Toscana i fagioli sono importanti, come lo champagne a Parigi...”.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/05/12 DAL BENEMERITO DUSSO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 22/06/23
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Dusso 10/05/12 17:56 - 1566 commenti

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Ok, è cinema di serie C probabilmente, ma alla fine non cosi abominevole. La Fani è straordinariamente brava pure qui (e non è poco...), Masino è simpatico e Becherelli non è malvagio. Piuttosto incredibile il lungo pre finale sentimentale e malinconico, in un film che parte quasi come un Pierino. Da notare la scena che anticipa il finale de L'allenatore nel pallone.

Panza 15/06/15 17:24 - 1842 commenti

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Onesto filmettino fiorentino che ha dalla sua la spontaneità e il simpatico accento toscano dei due protagonisti, un conte scapestrato e il suo maggiordomo, che si guadagnano la giornata con escamotage di vario genere. Niente per cui strapparsi i capelli, ma il film si lascia seguire anche grazie a una spassosa scena in cui fingono un servizio fotografico a un ragazza non proprio bella. Graziosa la Fani. Strana la scelta di virare la seconda parte con toni più sentimentali fino a un finale quasi malinconico.

Markus 21/02/17 18:15 - 3687 commenti

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Micidiale commedia fiorentina con un ritmo fiacchissimo e una vicenda che inizia come una pochade scollacciata anni Settanta per virare poi in una sorta di spionistico di grana molto grossa. Le geniali assurdità di Oscar Brazzi e il suo Giro, girotondo... (1975) sembrano già lontanissime. Nonostante lo sforzo degli attori che "fanno" i brillanti e la presenza "cult" della Fani (un paio di stagioni di celebrità e poi l'oblio), c'è poco da stare allegri. Un prodotto evidentemente pensato per una distribuzione regionale nei cinema di periferia.
MEMORABILE: Momento musicale in macchina, in cui viene fatto ascoltare al povero spettatore un agghiacciante brano dall'inizio alla fine.

Cotola 22/02/17 22:38 - 9044 commenti

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Terribile commediola di fattura ed ambientazione fiorentina che sconta un fiato cortissimo e delle gag che erano quasi tutte pietose già a quel tempo. Si ride francamente pochissimo e certe sono troppo lunghe e sembrano non finire davvero mai. Curioso il finale triste per un film che non risparmia un po' di becerume e volgarità. Qualcosina da salvare c'è o forse nemmeno quella.

Renato 26/07/20 12:29 - 1648 commenti

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Tremenda commediaccia toscana messa in piedi in modo semidilettantesco da Oscar Brazzi. Pochissimo da salvare, se non la simpatia di Ghigo Masino e la indiscutibile venustà di Leonora Fani, costretta da un copione delirante a farneticare per mezzo film in un idioma incomprensibile. Come spesso succedeva in queste produzioni a basso costo, appaiono ristoranti, negozi di scarpe e così via con nomi e insegne in bella vista. Finale stranamente malinconico, che stona non poco con quanto visto fino ad allora.

B. Legnani 26/07/20 15:32 - 5532 commenti

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Terrificante filmetto d'ambiente fiorentino, recitato malissimo, con enfasi fuori luogo e lentezze esasperanti, nonché nessun concetto di tempo comico. Serie di ridicole truffette, sorprendenti errori spazio-temporali, nessi causali che saltano, chiaro desiderio di "buona la prima", montaggio con soluzioni incredibili (auto che procede sul lungomare, ma nel controcampo si vedono palazzi della vecchia Firenze). In questo grigiore spicca la Fani, che è l'unica ad avere qualche espressione azzeccata ed è di spettacolare bellezza, non più lolitesca, nel finale col suo ritorno a Firenze.
MEMORABILE: Il passaggio, lungo le scale del museo, per evitare i laser invisibili dell'allarme: si tratta palesemente di palline colorate appiccicate ai muri.

Reeves 29/05/23 11:16 - 2216 commenti

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Commedia toscana che non riesce mai a far ridere e che vede i protagonisti (un nobile decaduto e il suo maggiordomo) combinarne un po' di tutte oscillando tra i doppi sensi più volgari (come nella scena del set fotografico) e momenti quasi di malinconia. Insomma, un gran guazzabuglio che è difficile salvare, nonostante Leonora Fani (che dimostra di saper recitare).

Oscar Brazzi HA DIRETTO ANCHE...

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  • Homevideo Buiomega71 • 21/11/23 11:33
    Consigliere - 25999 interventi
    In dvd per Eagle Pictures/Mustang Entertainment, disponibile dal 17/01/2024
    Ultima modifica: 24/11/23 13:17 da Buiomega71
  • Curiosità Huck finn • 3/03/24 19:24
    Galoppino - 554 interventi
    Durante una scena notturna, il conte (Becherelli) e Aristide (Masino) si dileguano rapidamente da un agente salendo al volo sul sedile posteriore dell'auto. Nella concitazione, il primo afferra il secondo sotto la cintura...

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images67/chamip1.jpg[/img]

    ...scatenandone la reazione:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images67/chamip2.jpg[/img]

    …”La m’ha preso per un coglione”
    “Ma non dire fesserie! Scherzavo, Aristide”
    “Ahhh… La m’ha preso per un coglione!”
    “Non essere permaloso, ti ho detto che scherzavo”
    “Sì, la scherzava ma la m’ha preso per un coglione”
    “T’ho detto che scherzavo”
    “E sarà che la scherzava, ma se non me lo lascia…”.


    Lo scambio di battute ricorda molto quello del finale di un celebre film che uscirà quattro anni più tardi.