Il lato umanistico e intimista del pessimo rapporto uomo/intelligenza artificiale del
Mondo dei robot e di
Android, con tocchi spielberghiani e peterdelmontiani, passando per gli omaggi all'amato George Lucas (la messa a punto dei robot in mezzo alla neve, fuori dall'istituto di ricerca, versione miniaturizzata degli AT-AT dell'
Impero colpisce ancora), con accenni da fantathriller (il bellissimo incipit con Eva che corre nella neve, la madre aggrappata al precipizio, Eva disattivata con gli occhi bianchi, la celere operazione alla schiena con taglio della membrana in pelle sintetica) e chiusa un pò troppo da "lacrima movie" (
Le mille e una notte)
Di mezzo attimi di pura poesia (alla pista da pattinaggio, ballando il lento sulle note di "Space oddity", il panorama della cittadina visto da lontano) , una piccola svolta sulla ribellione di robot (la violenta reazione del prototipo durante la lezione) un momento equivoco che gioca con i dettami della commedia (Eva scambia Alex per un pedofilo fuori dalla scuola) e personaggi empatici di grande affetto (il maggiordomo/robot a cui si può modificare il livello emotivo). .
A Maillo l'ardire di confrontarsi con lo strapotere della SF hollywoodiana, di aver ben gestito i gustosi effetti speciali (il gattino/robot, il cavallino androide che muore durante la "corsa", il bambino droide non ancora completato con il braccio in via di costruzione) evitando di strafare con la CG e di aver lasciato spazio ai sentimenti (e ai tormenti) che affliggono gli esseri umani (Eva compresa).
La ragazzina non è un mostro di simpatia (soprattutto all'inizio), ma poi ci si affeziona al suo status, fino alla drammatica conclusione.
Location invernali ben rese e cronenberghianamente suggestive, un futuro prossimo venturo non dissimile dal passato e una diversa rappresentazione del mondo dei robot che, per una volta (come Spielberg insegna) lascia più spazio al cuore e meno alla freddezza del microchip.
Cosa vedi quando chiudi gli occhi?