Ali Barbouyou et Ali Bouf à l'huile - Corto (1907)

Valutazione non facile, dal momento che di questo cortometraggio è molto probabile esserci giunta solo l’ultima parte (45 secondi circa) insieme a una didascalia con il riassunto della precedente; dell’autore si ritrovano comunque il gusto del macabro (la testa mozzata e il morto che ritorna a spaventare il suo carnefice) e l’effetto dello stop-motion nell’ultima inquadratura in cui il pittore si smaterializza entrando nel quadro. Notevole l’impatto prospettico degli sfondi, specie quello del dipinto.

Di questo frammento di cortometraggio rimangono impresse alcune scene molto macabre come la testa mozzata da una scimitarra, nonché il ritorno in vita del morto con tanto di testa in mano. Anche gli efetti visivi (relativi al quadro) non solo male. E' davvero un peccato non averlo potuto vedere nella versione integrale.

La valutazione (**!) è piuttosto formale, dato che ne è visibile solamente una parte (ne ho reperito poco meno di un minuto e mezzo). In ogni caso resta impresso un tono abbastanza macabro, dato che vediamo una decapitazione (al volo...) ed un cadavere che emerge da un baule, reggendo, appunto, il proprio capo...

Protagonisti di questo frammento di cortometraggio sono un pittore, il suo assistente e una modella che diventa ben presto un dipinto. A parte i trucchi a cui il regista ci ha abituato, colpiscono la cura per la scenografia, l'atelier del pittore ricostruito con cura per i dettagli, e i movimenti di due dei protagonisti. Simpatico e macabro il finale, con il colpo di genio di Melies: per fuggire al suo asssitente, trasformato in uno zombie con tanto di testa in mano, il pittore scompare letteralmente nel suo dipinto. Simpatico.

Parte finale di un film arrivato incompleto, in cui un pittore mette la modella nel dipinto e poi decapita un assistente irrequieto. A parte la difficile decodifica della storia raccontata nella sequenza superstite, il godimento è comunque al minimo. Gli effetti speciali tipicamente meliesiani sono ridotti all’osso, e tutto lo sforzo sembra concentrarsi maggiormente sulla sontuosa elaborazione scenografica arabeggiante, che mette in secondo piano il fil rouge grandguignolesco che trionfa nel macabro finale. Trascurabile.