Per me l'originalità è tutto, o quasi. E se per Avatar avevo chiuso un occhio sugli "indiani" dello spazio minacciati dai "bianchi" terrestri, beandomi degli effetti e dell'incredibile ricostruzione della fauna aliena, qui non posso non sottolineare la pochezza dell'insieme, dove ci viene nuovamente riproposta una tribù, questa volta su Marte (basta!), ovviamente perseguitata. Capisco che sia tratto da un fumetto, ma due ore di guerriglia e problemi interni degli indigeni, nonostante gli effetti siano discreti, non possono non far storcere il naso. Senza guizzi e rapidamente dimenticabile.
MEMORABILE: La reazione del terreno ai piedi del protagonista; Il combattimento nell'arena (nulla di nuovo, ma almeno ci sono due bestioni incarogniti).
Discreto film d'intrattenimento basato su un personaggio di Edgard Rice Burroughs, creatore di Tarzan. Prodotto dalla Disney (gonfiato con un 3D, anche qui, quasi inutile) che si lascia vedere, come uno dei tanti sotto-prodotti di Avatar. Fantascienza del passato, certamente superiore all'ultimo film di Conan il barbaro, con un attore belloccio ed in parte e la (non) star femminile di X-men le origini: Wolverine, Lynn Collins, che fa la sua bella figura. Non certo indimenticabile. Da sbirciatina e stop. Due palline.
Il racconto è senza sussulti, l'epica è inesistente, perfino l'amore è ammantato di superficialità, a danno di una carnalità neppure accennata. Gli interpreti possono poco, figure che assenti o presenti in scena, non lasciano alcun segno, forse per colpe loro, forse oppresse dal peso degli effetti, forse per caratteri appena accennati e per nulla sfaccettati. Resta il divertimento per "l'atterraggio" su Marte e i primi tentativi alla ricerca di un precario equilibrio.
Non mi è dispiaciuto questo film, che è molto più "adulto" di quello che ci si potrebbe aspettare dal marchio Disney e da un regista che ha dato il meglio di sè nell'animazione per ragazzi. Tratto dalla celebre saga fantasy di E.R. Burroughs, si giova di uno script ben distillato dal modello letterario, e di effetti speciali piacevoli e mai invadenti. Certo, con attori più carismatici sarebbe stato un'altra cosa, ma - visto il livello non certo eccelso delle recenti produzioni di genere - mi sono ritenuto soddisfatto di oltre 2 ore senza noia.
Regista di straordinari film d'animazione, Stanton si cimenta dal vivo con il racconto delle avventure di un fratello di Tarzan, che invece di svolazzare nella foresta appeso ad una liana salterella sul suolo marziano grazie alla minor forza di gravità... Spettacolo ben fatto dal punto di vista tecnico, con effetti speciali adeguati e ambientazioni marziani fascinose, ma assai poco coinvolgente sul piano del racconto, soprattutto per la scarsa definizione dei personaggi, a partire dal protagonista, figurina di scarso peso per quanto Kitsch sia assai bellino. Spettacolo non brutto ma banale.
MEMORABILE: Il cagnolone marziano, bruttarolo ma affettuosissimo
Pasticciato sci-fi, inutilmente lunghissimo, con una sceneggiatura caotica. Nonostante la semplicità risulterà difficile, in molti punti, riuscire a seguire la storia, visto anche il montaggio scarso. Cast e regia dimenticabilissimi contribuiscono a creare uno dei più grandi flop di tutta la storia del cinema. La Disney, alla fine della giostra, lamenterà perdite per 200 milioni di dollari. Stanton, alle prese con attori veri e non con animazioni, è pesce fuor d'acqua. Effetti buoni, ma è davvero troppo poco. Dafoe sprecato.
Dalle praterie americane si ritrova su Marte in una guerra che vede coinvolti mostri verdi quadrumani, simil-gladiatori, entità soprannaturali... La versione filmica della saga di Burroughs è un guazzabuglio di cose che si risolve in un chiassoso luna park di effetti speciali e mirabolanti scene d'azione, ma in cui è difficile districarsi e perfino lasciarsi coinvolgere: insomma, il troppo stroppia. Il passaggio di Stanton dall’animazione (dove eccelle) al fantasy (pur fumettoso) si risolve in un fallimento per manifesto errore di valutazione.
Massacrato dalla critica e poco apprezzato anche dal pubblico, John Carter è arrivato probabilmente nel momento sbagliato, in era post-Avatar al quale visivamente si ispira. In realtà il film, lontano dal capolavoro, non è malvagio. La storia è intrigante anche se il regista tende a mettere troppa carne al fuoco. Gli effetti speciali sono ben fatti, e la caratterizzazione ambientale riuscita. Il protagonista non è il massimo dell'espressività ma nel complesso il film è godibile.
Avatar docet. Questo polpettone zeppo di integrazione e buoni sentimenti sembra proprio muovere i passi dal "capolavoro" di qualche anno prima. La location qui è Marte, alla quale si accede con un medaglione, lasciando però il corpo sulla terra, proprio come nel sopracitato film. Onestamente sono pochi i punti forti di questa pellicola: manca il ritmo, i personaggi sono solo abbozzati e si indugia su buonismi disneyani quali il "cane", ad esempio. Il finale è abbastanza telefonato e lo si raggiunge un po' annoiati.
Stanton si era cimentato con buoni risultati nel campo dell'animazione: il passaggio a un film "vero" si rivela un fallimento su tutta la linea (non a caso risulta uno dei più grandi flop della storia del cinema). La storia è al contempo abbastanza banale e difficile da seguire nei suoi snodi narrativi (complice la noia che si prova, che non fa concentrare a dovere su ciò che accade) e solo gli effetti speciali (oltre alla bellezza della Collins) forniscono motivo d'interesse. Non basta un po' d'ironia per risollevare il risultato finale.
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Noto che nei primi commenti arrivati si cita Avatar, come se John Carter si fosse ispirato a questo e non viceversa.
John Carter arriva solo adesso al cinema, ma in realtà è una delle prime saghe di fantascienza-fantasy (all'epoca era una distinzione che non esisteva) della storia della letteratura, è del 1912, quindi con tutte le ingenuità e i manierismi di 100 anni fa.
Diciamo che lo stile Disney-Hollywood si addice bene allo spirito del John Carter originale, letterario, quindi per una volta la tipologia di film è ben in linea con lo spirito del romanzo originale. E, ovviamente, a noi spettatori di oggi può sembrare stucchevole e ingenuo, com'è giusto che sia.
Non dimentichiamo che opere successive come Flash Gordon, Guerre Stellari e buona parte della fantascienza anni 50-60 deve moltissimo a John Carter.
Nel mio caso non parlo di Avatar come fonte d'ispirazione, ma solo per far capire che l'idea in sè, buoni e cattivi, che siano indiani, o aborigeni, o chissà chi altro, seppur non certo originale, visto che sfruttata da sempre, se accompagnata da idee e ottimi effetti può essere comunque giustificata. In questo caso no, visto che non vedo particolari spremiture di meningi anche per la ricostruzione stessa dell'ambiente. Questo vale sia per le storie del presente, che del passato.
Ah, i nostri doppiatori!
Quando il nipote Ed, venuto a conoscenza del decesso dello zio entra nello studio si sofferma a guardare una foto del defunto. E rivolgendosi all'avvocato parla del proprio zio chiamandolo Jack e non John.
DiscussioneZender • 1/12/13 20:14 Capo scrivano - 47729 interventi