Io che speravo di vedere Eva Axen in un ruolo un po' più da protagonista... Film inconcludente, ed è un peccato perché gli elementi buoni per dare spunti non mancavano, ma sono tutti sconnessi, come a sè stanti. Alla fine il tutto cos'è? Un'autosuggestione? Una reincarnazione? Un luogo maledetto? Cosa significano la bambina e le telefonate? E la musica? Mistero...
Amelio non è interessato a ricreare quel minimo senso di mistero che permeava il racconto di Ewers; piuttosto pare procedere sullo spunto della frase di Cocteau per esercitarsi in uno sterile kammerspiel che gioca con finzione e realtà, senza riuscire ad affascinare e convincere molto nel rapporto attore - ruolo - recita. Non aiuta la messinscena da sceneggiato tv/teatrale che oltretutto inserisce elementi quando inverosimili, quando inutili e dal vago sospetto modaiolo thriller anni '70 (le telefonate, la bizzarra bimbetta). Oltremodo lungo.
Episodio particolare della filmografia di Gianni Amelio, non disprezzabile nonostante alcuni difetti e il parere negativo dello stesso regista. La breve e semplice storia non manca di fascino e di una certa aurea di morbosità e di mistero, aiutata anche da un'ambientazione claustrofobica, composta fondamentalmente da una stanza. Il che dà al film un impianto teatrale vagamente mescolato a vecchio sceneggiato. Il ritmo è lentissimo, particolare che a volte rappresenta un vantaggio ma più spesso è un limite. Anche la recitazione è così così. Ma l'atmosfera è buona e il film è curioso.
Gianni Amelio HA DIRETTO ANCHE...
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- Liberamente tratto dal breve racconto "Das spinne" di Hanns Heinz Ewers, a sua volta ispirato al breve racconto "L'oeil invisible ou l'auberge des trois-pendus" di Émile Erckmann e Alexandre Chatrian.
- Evidente l'influenza che ha esercitato questa breve storia sull'altrettanto nota novella "Le Locataire chimérique" di Roland Topor, da cui fu poi tratto "L'inquilino del terzo piano" (1976).
- Hanns Heinz Ewers curò lo script del film "Lo studente di Praga" (1913).