La corsa più pazza del mondo - Film (1976)

Ha il merito di aver inaugurato un autentico sottogenere, dominato soprattutto da un film negli spunti di partenza quasi gemello ma decisamente più divertente come LA CORSA PIU' PAZZA D'AMERICA; tuttavia, chi si aspetta di scoprire un antesignano che in quanto modello primario dovrebbe essere se non il migliore almeno un buon film, rischia di restare altamente deluso. L'idea in sé (dai connotati profondamente americani) è ottima, ma la qualità delle battute che dovrebbero costituire l'asse portante di quella che in fondo si presenta come una commedia dai tratti dichiaratamente comici...Leggi tutto è desolante.

Un ricco imprenditore (Sarrazin) che produce gomme da masticare tonde per distributori da bar ("gumball", da cui il nome della corsa e il titolo del film, GUMBALL RALLY) organizza ogni anno una gara clandestina che percorre gli Stati Uniti da costa a costa, da New York a Long Beach, in California. L'unica regola è... nessuna regola! Scelta una dozzina di partecipanti che corrono in buona parte accoppiati su scintillanti auto di marca prestigiosa (Ferrari, Mercedes, Porsche, Rolls Royce...), si parte quando già la polizia è in allerta: il tenente Roscoe (Burton) è pronto a dare la caccia ai nostri anche se tutti sappiamo che verrà costantemente menato per il naso fallendo più o meno ogni tentativo di frenarli. La trama di fatto, dopo una tediosa prima di parte di preparazione che già fa capire quanto regia e sceneggiatura abbiano ben poco da dire, si riduce alle riprese di auto che corrono sulle highway americane mostrando quanto siano veloci e quanto tutto suoni come un inno alla libertà.

I concorrenti dovrebbero essere spiritosi ma le gag quasi non esistono, a dire il vero. Ci si limita a gridare, a sparare qualche sciocchezza da fanfaroni al volante, a tentare di rendere brillanti i personaggi (si veda l'italoamericano di Raul Julia, donnaiolo e canterino come da stereotipo, si produce in albergo addirittura in una possente versione di "Santa Lucia"), a qualche bella donna (tre, di cui una è Susan Flannery, dieci anni dopo destinata a mummificarsi nel ruolo di Stephanie nella soap BEAUTIFUL), a incidenti e inseguimenti nemmeno troppo virtuosi e a una regia fracassona che diventerà - al di là degli scarsi risultati qui conseguiti - lo standard del genere. Pochi i volti davvero noti, con l'unico motociclista in gara (solitario) che incarna l'anima più slapstick e Gary Busey in versione mezzo scemo (però gli riesce almeno una gag, quando sceso dall'auto per cercare una moneta perduta al casello autostradale si chiede: "Dunque, se fossi una moneta dove mi metterei?").

Lascia stupefatti l'ingenuità con cui tutti affrontano la gara: dovrebbero lottare per vincere, battere record, ma poi c'è chi non si ferma nemmeno per fare pipì e chi sosta decine di minuti alla stazione di servizio, chi parte in Porsche (le due donne) e chi in furgone, senza che esista una logica e un minimo di sensatezza. D'altra parte tutti i film del filone riprenderanno lo stesso tipo di assurdità rendendo il tutto assai poco credibile. Ma almeno più spassoso, promuovendo Burt Reynolds (che l'anno dopo già si avvicinerà al genere con IL BANDITO E LA "MADAMA") a icona tutta americana di queste gare clandestine in cui si dovrebbe magari poter tifare per qualcuno dei concorrenti. Seminale e quindi per certi versi da premiare, ma ben poco invitante...

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