L'aspetto di biopic sul ballerino di montagna pazzo Jesco White serve a nascondere un raffinato discorso sul binomio arte/follia interamente affrontato e vissuto dalla mente schizzata del protagonista (un grande edward hogg). Puro spaccato "white trash" americano: ci si droga, si soffre, si ama e forse si uccide pure. Quando la passione serve per tener lontano il diavolo dentro di noi, quando la rabbia e la vendetta non possono essere placate non resta che sprofondare in se stessi e lasciarsi andare. Magari saltellando sulle note country di "Cindy".
MEMORABILE: La festa biker con il primo incontro tra l'eroina e Jesco bambino; Il pazzesco finale.
Mappale delle fognature dell'anima e toponomastica del fatalismo gorgoneo, impietosa radiografia dell'equivalenza e dell'equidistanza tra arte e follia, genio e crimine, talento e dolore. Tossico, sudicio, sussultorio, festosamente superfetato, un raro squartamento a prova di rammendatura che si inzuppa un Bronson nel caffellatte, ma che al termine fa gemmare in pectore un secondo cuore che pulsa. Meriterebbe un obelisco in oro massiccio in ogni città del pianeta.
Apoteosi parossistica dell’abisso morale, fisico, esistenziale; Gesù che gioca col diavolo e viceversa; fulgida trasfigurazione di un malessere covato fin da piccolo, ed esternato in più soluzioni, dove nemmeno l’amore, oppure l’arte trasmessa dall’affettuoso padre può trarre in salvo quella che è un’elegia nero pece della follia più implacabile e dilaniante. Accompagnato da una fotografia sempre più livida e sgranata, Murphy mette in scena un'agghiacciante parabola di autodistruzione immersa nell'America degli stenti. Fulminante.
MEMORABILE: Il lucido (ma un po' lungo) finale catartico; Tutte le esplosioni di pazzia.
Dopo aver passato l'infanzia tra riformatorio e manicomio, Jesco prova a seguire le orme del padre ballerino folk, ucciso da due balordi... Molto liberamente ispirato alla figura di Jesco White, un incubo di miseria, degrado, violenza e follia, rappresentato senza appigli estetici o vezzi stilistici. Il film di M. colpisce duro, provocando un disagio a tratti insostenibile, come nell'allucinato finale mistico ed autodistruttivo. Eccezionali Hogg, che fisicamente somiglia a Casey Affleck, ed il ragazzino che interpreta il il protagonista nella prima parte della pellicola.
MEMORABILE: Tutte le esplosioni di pazzia e violenza, accompagnate da una musica martellante inframmezzata da risate da brividi
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CuriositàDaniela • 25/02/17 23:55 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Per quanto riguarda nomi e ambientazioni, il film si ispira alle figure di Jesco White e suo padre D.Ray White, ballerini folk degli Appalachi, una regione montana situata nella parte nord-orientale degli Stati Uniti.
Il vero Jesco White ha avuto una vita travagliata, anche se non così tragica come quella del protagonista del film che porta il suo nome.
Notizie su di lui si possono leggere su Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Jesco_White